Rwanda: a 22 anni dal genocidio - di Angela Ronga

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Una partecipata iniziativa, rivolta al sindacato e alle scuole, con la testimonianza di una donna straordinaria, sopravvissuta al genocidio e diventata instancabile testimone di giustizia, riconciliazione e pace.

“Memoria Condivisa, Rwanda 22 anni” è il titolo che lo Spi Roma e Lazio, insieme alla Fillea e alla Cgil Roma e Lazio, alla Rete degli Studenti e con l’associazione Bene Rwanda, hanno scelto per ricordare l’anniversario del genocidio in Rwanda. In un non lontano 1994, in una settimana, furono trucidati un milione di Tutsi e una parte degli Hutu moderati. Apparentemente sembrò una folle e inspiegabile guerra tra etnie diverse (Tutsi e Hutu). In realtà il regime di allora trovò nell’Europa, e in particolare nella Francia con la complicità dell’Onu, i principali ispiratori e mandanti di quell’orrore. Le cause vanno ricercate in quelle politiche di stampo coloniale che tuttora vengono perpetrate in quell’area del mondo, e non solo, per motivi esclusivamente economici e di dominio.

All’evento, che è stato rivolto in particolare alle scuole e ai giovani, proprio per trasmettere e condividere la memoria che è “sempre a rischio”, come ci ricorda Primo Levi, hanno partecipato due personaggi straordinari: Yolande Mukagasana e Moni Ovadia. Yolande Mukagasana, scrittrice e sopravvissuta al genocidio, nel quale ha perso tutta la sua famiglia, ha fatto della sua vita una testimonianza vivente. Donna coraggiosa e consapevole, non si è mai sentita vittima ma ha lottato affinché la sua storia, insieme alle altre, fosse la base da cui partire per ricostruire una società più giusta, più umana, per la dignità e l’identità del popolo rwandese.
Yolande Mukagasana gira il mondo per portare la sua testimonianza, ed ha avuto riconoscimenti importanti come il premio Unesco per la pace. Ha inoltre accettato di iscriversi allo Spi Cgil, e per questo le siamo grati ed onorati; con lei intenderemmo lavorare nelle scuole sul tema della memoria.

Moni Ovadia, artista e scrittore, ebreo, testimone spesso scomodo e dissacrante, nel ricordare l’importanza del tenere viva la memoria di tutti i genocidi, a partire da quello operato dal nazifascismo, ci ha parlato della memoria come strumento e grimaldello per conoscere e affrontare la nostra contemporaneità. Una contemporaneità che ci parla di un’Europa profondamente in crisi, quasi in decomposizione, perché in decomposizione è la democrazia occidentale che risponde, con la chiusura delle frontiere e con l’innalzamento dei muri, alla moltitudine dei profughi che fuggono dalle guerre e dalla miseria.

Un’Europa che sembra abbia perso memoria della Shoah, e che pensa di essere al riparo dopo la sconfitta del nazifascismo. Così non è: migliaia di profughi e migranti, di donne, giovani e bambini, muoiono per raggiungere la nostra terra, e ci dicono che noi europei stiamo gettando le basi per un altro sterminio di massa. Per concludere, “Memoria Condivisa” è stata un’iniziativa importante, che può dare un contributo sia dal punto di vista culturale che della contrattazione sociale.

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