Logistica. Velocità di consegna contro i diritti dei lavoratori - di Livia Bruscaglioni e Andrea Cagioni

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Il progetto “Logistica e sfruttamento lavorativo. Un’indagine nell’aerea metropolitana fiorentina” (a cura di Cat cooperativa sociale onlus per Cgil e Filt Cgil Toscana e Cdlm di Firenze) ha ricostruito i processi e le dinamiche dello sfruttamento lavorativo nel settore della logistica sul territorio fiorentino, attraverso la raccolta di esperienze dirette di lavoratori e lavoratrici. Interviste qualitative anonime sono state effettuate con lavoratori e delegati Filt Cgil di tre comparti: autisti di trasporti a lunga percorrenza, corrieri, magazzinieri.

La ricerca mostra come alcune dinamiche di sfruttamento si manifestino non solo in contesti nazionali noti (sud dell’Italia, area padana) ma anche in Toscana e nell’area metropolitana fiorentina. E non solo in comparti del settore agricolo, sui quali le indagini hanno recentemente gettato luce, ma anche in un settore come la logistica, una delle frontiere più avanzate dello sviluppo capitalistico europeo.

Il tempo imposto nel trattare e trasportare la merce è uno degli elementi centrali per comprendere le dinamiche di sfruttamento del settore. Un esempio è la richiesta da parte delle aziende di corrierato di effettuare, nella giornata, un numero di consegne non sostenibile se si rispettano l’orario e i riposi del contratto nazionale. Ne conseguono in molti casi ritmi di lavoro che violano le norme. Un altro esempio sono le pressioni da parte dei datori di lavoro sugli autisti a lunga percorrenza, per usare sistemi di manomissione degli strumenti di rilevazione del tempo di guida.

Nel settore del magazzino le interviste evidenziano come la diffusione dell’e-commerce abbia un forte impatto sui processi lavorativi e sull’organizzazione degli orari, tanto da far affermare a una lavoratrice intervistata: “E’ veramente schiavitù lì, perché vogliono tutto subito!” Sono inequivocabili le voci di alcuni intervistati: “Lavoravi 13-14 ore al giorno. Lo stipendio era di 55 euro al giorno. Se eri malato niente, se eri in ferie niente. La mattina presto si entrava: dalla mattina alle sei fino alla sera alle otto. Pause: dipendeva dalle cose che c’era da consegnare. Era veramente un gran massacro”. “Se prendi un autovelox, o se schiacci qualcuno per la strada, sono affari tuoi… in caso di incidente, uguale, se hai torto paghi la franchigia del furgone, paghi i danni eventualmente”.

“Un altro problema che abbiamo all’interno di queste cooperative, che lavorano con questi ritmi di lavoro massacranti, è che tante persone fanno anche uso di stupefacenti per poter reggere, per poter reggere la tensione. Gente, che fuma, e gente anche che sniffa cocaina, per poter reggere. Mantenere il ritmo”. “Se non ti va bene, la porta è quella. Quando ero all’azienda l’hanno fatto anche a me. I ricatti più frequenti sono legati all’orario di lavoro, ai ritmi di lavoro, e ripeto se qualcuno alza la testa o dice qualche cosa, nove volte su dieci trovavano - ora sembra si è un po’ fermata la cosa - il sistema per mandarlo via”. “Specialmente con questo job act come viene detto perché io l’inglese non lo so, è ‘o bere o affogare’. Se non ci sei te c’è un altro. C’è la minaccia dei licenziamenti!”.

Dalle interviste insomma emergono elementi di criticità che, pur tenendo conto delle specificità dei comparti, coinvolgono trasversalmente i settori del corrierato, dei trasporti a lunga percorrenza e del magazzino. Con l’uso di minacce, ricatti e, in alcuni casi, sistemi di controllo degradanti, sono imposte condizioni e ritmi di lavoro che in molti casi non rispettano i contratti nazionali, su orario di lavoro, straordinari, riposo e condizioni di igiene e sicurezza.

Le dinamiche di sfruttamento sono inserite in un contesto generale del comparto in cui la gestione dei ritmi di lavoro e degli spostamenti delle merci è attribuita all’esterno attraverso un sistema diffuso di appalti a cooperative, in larga parte spurie o false. Le condizioni di lavoro, quindi, sono in parte legate alle specificità del sistema degli appalti e all’opacità gestionale, organizzativa e normativa del settore.

La Filt Cgil in questi anni ha cercato di migliorare la situazione dei lavoratori mettendo in pista il contratto di filiera, unico nel suo genere, che copre tutto il settore delle merci e della logistica con lo stesso contratto di lavoro, lavoratori diretti e indiretti, superando una difficoltà comune, quella della rappresentanza universale nel mondo del lavoro. L’obiettivo finale di questa operazione è la parità assoluta di condizioni tra il lavoratore in appalto e il lavoratore dipendente, con la piena applicazione dello stesso Ccnl.

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