Gerardo Marotta: l’ultimo giacobino - di Enza Sanseverino

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Il 25 gennaio scorso, a ottantanove anni, è morto uno degli ultimi allievi di Benedetto Croce. 

Avvocato di professione, Gerardo Marotta era uno degli ultimi allievi di Benedetto Croce, ma soprattutto il cofondatore del 1975, insieme alla figlia di Croce, dell’Istituto italiano per gli studi filosofici. Per comprendere la portata del centro culturale, basta ricordare le figure che ha ospitato: dal premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini e quello per la fisica Steven Weinberg, da Jacques Derrida a Karl Popper e Hans-Georg Gadamer. Se la cultura potesse essere quantificata, quella a capo dell’Istituto raggiungerebbe un valore numerico molto alto, con le sue 300mila opere acquistate da Gerardo Marotta, nell’arco della sua vita, oggi smistate tra capannoni e locali vari.

E’ una delle più vaste e ricche biblioteche, che comprende edizioni originali di Benedetto Croce e Giordano Bruno, che resta ancora senza casa, nonostante dichiarazioni di impegno di svariate figure istituzionali, come il presidente della Regione Campania. E’ una beffa, e ora non ci resta che chiederci cosa accadrà di questa preziosa biblioteca, nella speranza che torni al suo antico splendore quella struttura che, con oltre quaranta anni di storia alle spalle, è stata il luogo di comunione culturale per svariate generazioni. La sede è nel palazzo che fu di Gennaro Serra, uno dei riferimenti della rivoluzione napoletana, e non si tratta di una coincidenza perché quel periodo storico, ricco di idee libertarie e illuministe, ha sempre animato gli studi e il pensiero di Marotta, “ultimo giacobino”, come spesso era chiamato.

Schiere di studenti universitari si sono ritrovate nel suo istituto, acquisendo consapevolezza che la vera cultura non forma ghetti, ma si apre sempre al nuovo e al diverso. L’Istituto non si limitò ad ospitare solo uomini di cultura, Marotta volle aprire le sale al popolo dei quartieri. Una delle esperienze più significative che ha condiviso è stata quella dell’associazione culturale “ Plebiscito e dintorni”. La sua grande passione civile e l’amore per Napoli, il sogno di una crescita culturale e civile della popolazione, l’hanno visto partecipe in prima persona alle tante iniziative, come la battaglia per la pulizia nei vicoli, quella per le regole certe e condivise, e la lotta alla camorra.

L’esperienza di Gerardo Marotta ha varcato i confini italiani e ha trovato credito in tutte le nazioni, tanto che l’Unesco l’ha definita un’esperienza senza uguali. Con la sua scomparsa, non solo Napoli ma tutto il mondo della cultura italiana ed europea ha perso un punto di riferimento, sempre dalla parte della libertà e dei diritti. Un modo per onorare la sua memoria sarebbe creare la Cittadella della cultura a Monte di Dio, il suo ultimo sogno.

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