Diritti fra eguali: abbattiamo muri, costruiamo ponti - di Massimo Balzarini

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Il 20 maggio a Milano oltre centomila persone per l’accoglienza e la solidarietà.

Cgil nazionale e Cgil Lombardia hanno aderito e partecipato in massa alla manifestazione del 20 maggio scorso a Milano, indetta da numerose associazioni laiche e religiose impegnate nella tutela e nella difesa dei diritti dei cittadini migranti e dei rifugiati.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati stima in 1.344 i morti e i dispersi nel Mediterraneo, dal primo gennaio al 12 maggio 2017. Nello stesso periodo i migranti sbarcati in Italia sono, secondo i dati del Viminale, 45.118 (+ 44,34% rispetto al 2016). Sono prevalentemente africani, uomini, ma ci sono tanti minorenni non accompagnati, 5.602 per la precisione. Questi sono i numeri dell’emergenza. Un’emergenza che ci parla di persone in fuga dalle guerre e dalla povertà dei paesi d’origine, di gommoni e di viaggi disperati, che troppe volte trovano la morte nell’indifferenza generale, talvolta anche delle istituzioni.

Solo due giorni prima della manifestazione, i vertici di Regione Lombardia invitavano ad annullarla per questioni di “ordine pubblico”. Al contrario, in tema di accoglienza, né l’Italia né l’Europa forniscono risposte sufficienti, come ribadito anche da Susanna Camusso dal palco di piazza San Giovanni Bosco a Roma, il 6 maggio.

La Cgil ha sempre sostenuto la necessità di una riforma del Testo Unico sull’immigrazione e, con essa, di istituti normativi obsoleti come l’attuale legge sulla cittadinanza, la cui revisione è ormai urgente e improrogabile. Altrettanto stringenti sono i temi inerenti l’accoglienza e l’inclusione, che vanno garantite in maniera dignitosa e diffusa. Altrettanto chiaramente la Cgil ha espresso contrarietà alle leggi Minniti-Orlando in materia di immigrazione e sicurezza, approvate recentemente dal Parlamento. Come già denunciato in più occasioni, questi provvedimenti rappresentano un passo indietro sul piano dei diritti civili, in quanto ledono il diritto alla difesa individuale e nascondono dietro il tema della sicurezza la criminalizzazione della povertà, aggravando la marginalità sociale che oggi colpisce milioni di persone nel nostro paese. Questo per noi è inaccettabile.

Per la Cgil, sempre in prima linea nella difesa dei diritti e della dignità, questi provvedimenti lesivi dei diritti e vessatori devono essere abrogati, riaffermando i grandi valori della nostra Carta costituzionale, basata su diritti universali di cittadinanza, contro ogni forma di discriminazione diretta o indiretta, e per una maggiore coesione sociale.
Siamo fermamente contrari ai Cpr, centri di permanenza per i rimpatri, istituiti dalla legge Minniti-Orlando, che “sostituiscono” i vecchi Cie, ma altro non sono che luoghi di detenzione che non garantiscono i diritti delle persone presenti e che sono occasione di infiltrazione dell’illegalità e della speculazione sulla pelle di persone già in difficoltà. E’ evidente che sono ben altri gli strumenti da mettere in campo, a partire da norme che consentano l’accesso regolare dei migranti.

Altro tema di dignità è il diritto d’asilo tutelato dalla Costituzione. Con le novità legislative introdotte, sarà l’unica questione giuridica, rientrante nel diritto costituzionale, a non prevedere il ricorso in corte d’appello qualora il tribunale rigettasse la richiesta. Come se fosse un “diritto speciale”.

L’Europa dei sussulti razzisti, che chiude le frontiere, che stringe in un angolo l’Italia e i rifugiati, non prevede un sistema di ricollocazione reale. Anche in questo caso parlano i numeri: a fronte di circa 225mila sbarchi in Italia nell’ultimo anno e mezzo, solo 5.475 richiedenti protezione internazionale sono stati effettivamente ricollocati in altri paesi dell’Unione europea. Non solo non si dovrebbe lavorare per la disgregazione dell’Europa, ma servirebbe una politica di integrazione reale, che garantisca la libera circolazione dei cittadini.

Basta erigere muri nel silenzio assordante delle istituzioni europee. La manifestazione di Milano, indetta su queste premesse, ha visto una partecipazione molto superiore alle aspettative, con un corteo di oltre centomila persone a ribadire il tema generale dei diritti senza distinzione di etnia provenienza, genere o sesso. Ancora una volta per abbattere i muri. E ancora una volta la Cgil era in prima linea per difendere i diritti.

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