Continua la battaglia contro la privatizzazione dell’acqua - di Corrado Oddi

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Il 20 novembre scorso si è tenuta un’importante iniziativa nazionale a Napoli, con un corteo e poi un’assemblea, promossa dal Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua, per contrastare la nuova spinta ai processi di privatizzazione del servizio idrico e dei servizi pubblici locali.

Non c’è dubbio sul fatto che siamo in presenza di una nuova fase di privatizzazioni nei suddetti settori: aveva iniziato già il Pnrr a porre le basi di questa strategia, poi il Mite e Arera, con le loro posizioni, hanno ulteriormente rafforzato questa scelta. Ora il ddl concorrenza, in particolare con l’articolo 6, intende dare il definitivo colpo di grazia in proposito, arrivando alla totale cancellazione dell’esito referendario del 2011.

Infatti il ddl concorrenza compie tre passi decisivi in questa direzione: limita fortemente la possibilità delle gestioni in house dei servizi pubblici locali, prevedendo che esse siano subordinate ad una relazione con cui giustificare tale scelta come più vantaggiosa rispetto al ricorso al mercato, e lo fa non solo per le gestioni future, ma anche per quelle in essere; viene avanzata la scelta di rivedere le normative di settore del servizio idrico e dei rifiuti, chiaramente in direzione di favorire il ricorso alle gare e ai soggetti privati; si prevedono incentivi per favorire le grandi aggregazioni, con l’intento di favorire ulteriormente il modello delle grandi multiutilities quotate in Borsa, che già oggi dominano il mercato, in particolare nel centro-nord.

Il disegno di fondo che si delinea è quello di consegnare sostanzialmente il servizio idrico (e quello degli altri principali servizi pubblici locali) alle grandi multiutilities Iren, A2a, Hera e Acea, creando un vero e proprio oligopolio (alla faccia della concorrenza!), puntando ad una loro espansione anche nel Mezzogiorno, utilizzando il pretesto che lì ci sarebbero troppe gestioni inefficienti, non conformi alle regole sull’affidamento del servizio, e un divario territoriale significativo delle prestazioni del servizio stesso rispetto al centro-nord.

Che questo sia l’obiettivo di fondo è dimostrato anche dalla legge della Regione Emilia-Romagna, approvata circa un mese fa, con la quale si dispone la proroga degli affidamenti del servizio idrico in tutti i territori, ad eccezione di quelli interessati a procedure di gara in corso, fino alla fine del 2027.

E’ una legge che presenta diversi aspetti di illegittimità - come confermato dal ministro Cingolani a seguito di un’interpellanza parlamentare avanzata dall’onorevole Fassina – ed è stata approvata proprio quando stavano per arrivare a scadenza, a Bologna alla fine di quest’anno, a Ravenna e Forlì alla fine del 2023, a Ferrara e Modena alla fine del 2024, importanti concessioni appannaggio di Hera. Determinando così l’impossibilità pratica di discutere della ripubblicizzazione del servizio idrico, quando essa arrivava all’ordine del giorno.

Si propone un modello, peraltro, tutt’altro che efficiente e “moderno”. A meno che con questo non si intenda e si prenda come indicatore di ciò la redditività aziendale, la capacità di produrre profitti e dividendi da distribuire ai soci pubblici e privati. Questa è la loro “vocazione”, non quella di offrire servizi utili e a costi adeguati alla cittadinanza.

Lo dimostra lo studio che abbiamo condotto, a varie riprese, come Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua, sui bilanci di Iren, A2a, Hera e Acea. Da lì si evince in modo palmare quanto detto a proposito degli obiettivi che intendono realizzare: basta riflettere sul fatto che, dal 2010 al 2019, in dieci anni, esse hanno realizzato, complessivamente e in termini cumulati, utili per 5 miliardi e 294 milioni di euro, e distribuito dividendi per più di 3 miliardi, pari a circa il 58% dei primi.

Per parte nostra, come Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua, continueremo l’iniziativa e la mobilitazione in varie forme, per chiedere che venga stralciato l’articolo 6 dal ddl concorrenza, anche con pronunciamenti che possano venire dai Consigli comunali in questa direzione, e perché venga rispettata la volontà popolare sancita con i referendum, procedendo alla ripubblicizzazione del servizio idrico.

Lo vogliamo fare con tutte le forze e i soggetti che intendono difendere il ruolo dei servizi pubblici nel Paese, e impedire che essi vengano puramente assoggettati alla logica del mercato. Confidiamo di incontrare su questa strada la stessa Cgil, un soggetto che può coniugare difesa del lavoro e dei suoi diritti con un progetto generale di rilancio del ruolo dell’intervento pubblico e delle sue finalità.

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