“Il tempo nuovo del sindacato” a Civitavecchia - di Mara D’Ercole

Il protagonismo della Camera del Lavoro nella lotta per andare oltre il fossile.  

Da qualche tempo abbiamo avviato, sulle pagine di questo giornale e in luoghi di confronto politico e sindacale, una riflessione sullo stato di salute del nostro sindacato, sulla sua relazione con il contesto economico neoliberista a partire dagli anni ‘90, sul rapporto con la politica, sul percorso fatto dal congresso di Bari ad oggi, sugli snodi della conferenza organizzativa, sulla rivitalizzazione dell’organizzazione e della confederalità.

In un dibattito organizzato dalla Casa della Sinistra a Roma, un paio di mesi fa, abbiamo iniziato la nostra riflessione prendendo le mosse dal colloquio tra Castellina e Landini pubblicato dal manifesto nell’aprile 2021 e intitolato “Il tempo nuovo del sindacato” (https://ilmanifesto.it/il-tempo-nuovo-del-sindacato-dialogo-tra-luciana-castellina-e-maurizio-landini/). In quel dialogo i due parlavano della possibilità di restituire centralità al ruolo politico del sindacato. La necessità di cambiare il modello di sviluppo non è più rinviabile, dicevano, e questo significa cambiare il modo di produrre ed anche il modo di consumare. Questi cambiamenti non possono essere calati dall’alto, o sono partecipati o sono impossibili, e ora le Camere del Lavoro potrebbero tornare ad essere collettori della mobilitazione sociale per il cambiamento, luoghi che aprono al confronto con e tra i soggetti con cui si possono costruire progetti di trasformazione della realtà.

Ora non vorrei usare toni trionfalistici, ma il convegno del 10 gennaio scorso “Civitavecchia oltre il fossile”, coordinato dalla tenace segretaria generale della Camera del Lavoro territoriale di Civitavecchia-Roma Nord- Viterbo, Stefania Pomante, sembra proprio la dimostrazione che una Camera del Lavoro può diventare luogo di confronto, di tessitura, di progettazione, di cambiamento partecipato del modello di sviluppo.

Il convegno arriva dopo anni di lavoro paziente, in un territorio su cui si concentrano un alto traffico marittimo e portuale, tre centrali elettriche a poche decine di chilometri l’una dall’altra, e un importante tasso di inquinamento e di malattie legate alle condizioni ambientali.

La decisione di Enel di attivare uno step intermedio prima dell’abbandono delle fonti fossili e di convertire la centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord in centrale turbogas, di passare quindi da una fonte fossile a un’altra, con una importante riduzione, tra l’altro, dei posti di lavoro necessari alla gestione dell’impianto, ha causato una decisa opposizione da parte della cittadinanza. Si è creato un vero e proprio movimento d’opinione, le associazioni e i comitati del territorio, lavoratori, esperti del settore e studi di progettazione, l’amministrazione comunale, l’Autorità portuale e anche le associazioni datoriali locali hanno avviato un fitto dialogo, che ha gravitato sempre intorno alla Camera del Lavoro.

Non è stato e non è semplice, e non mancano le contraddizioni, anche al nostro interno. Enel non rinuncia alla propria posizione: le centrali a turbogas saranno indispensabili ad assicurare la stabilità della rete finché il mix di rinnovabili e lo ‘storage’ di energia non avranno raggiunto un livello sufficiente, e l’eolico offshore è una tecnologia non ancora matura. Lo scenario geopolitico legato all’approvvigionamento di gas è torbido. Sole e vento non sono di proprietà di nessuno, sono beni comuni, e rispetto alle fonti fossili questa è una differenza di paradigma.

Nel convegno di Civitavecchia si è proposto un modello di sviluppo virtuoso, compatibile con l’ambiente, con riflessi positivi su tutte le attività economiche del territorio, dallo shipping alla pesca, e che implicherebbe un importante indotto innovativo legato alla costruzione delle turbine eoliche offshore.

 

Nell’equilibro delicato tra categorie e confederazione, che a partire dai difficili anni ’90 del secolo scorso ha reso sempre più attrattiva e pericolosamente percorribile quella che Luigi Agostini (anch’egli ampiamente citato nel dibattito della Casa della Sinistra) ha chiamato in un suo articolo, pubblicato sempre dal manifesto, “la via dei Fondi” (https://ilmanifesto.it/sindacato-confederale-e-sinistra-politica-i-gemelli-siamesi/), il convegno di Civitavecchia sembra una scintilla da cui si può partire per rivitalizzare la più grande invenzione del sindacato italiano, la confederalità. È nelle Camere del Lavoro, nella confederalità che compone interessi diversi, li mette insieme, va oltre e diventa politica – dice Agostini - che il lavoro diviene soggetto politico autonomo che si confronta con il capitale.

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