Una volta c’erano le Province, sono rimasti solo i dipendenti. E sono in bilico, visto che il governo Renzi - nel solco tracciato dal governo Monti - ha deciso di dimezzare il loro numero. Metà budget per i nuovi enti di area vasta, metà lavoratori. Caos in tutta Italia, confusione anche nei palazzi pubblici di Verona. Fa una certa impressione, perché le sedi istituzionali scaligere sono tradizionalmente fra le più operose e con un rapporto cittadino/costo servizi provinciali (compreso il costo del personale) tra i più bassi d’Italia.

Rosa Mancuso è arrivata alla Provincia di Verona nel 2009. Sindacalista doc, sempre impegnata in vertenze e trattative, trova comunque il tempo per risponderci e tirare le somme di quanto sta accadendo: “Il primo scossone l’abbiamo avvertito con il governo Monti, che con il decreto ‘Salva Italia’ del dicembre 2011 abolì per legge le Province”. E nel luglio 2012 viene approvata la spending review, che conferma il divieto di assunzioni a tempo indeterminato fino alla definizione del loro riordino. “A quel punto - ricorda Mancuso - capiamo di essere finiti in un imbuto. A conferma l’8 aprile dello scorso anno, viene approvata la legge Delrio, che chiude il cerchio e trasforma le Province in ente di area vasta”.

La nuova configurazione prevede una decina di città metropolitane, e in parallelo gli enti di area vasta sui confini delle vecchie Province. Per quest’ultimi c’è solo, nel provvedimento, l’ipotesi delle funzioni fondamentali da gestire e la previsione che tutto ciò che non è fondamentale sia sostituito da Stato e Regioni. “Entro il 31 dicembre 2014 le Regioni avrebbero dovuto stabilire il riassetto delle funzioni non fondamentali, decidere come ripartirsi le competenze e soprattutto le modalità di trasferimento del personale provinciale che se ne occupa - sottolinea Mancuso - ma questo non è avvenuto”.

Accade invece che nel dicembre 2014 il governo entra a gamba tesa nel processo di riordino delle autonomie locali sancito dalla legge Delrio, e dispone che dal primo gennaio 2015 la spesa del personale sia ridotta del 50%. “Le Province hanno due anni di tempo per dimezzare il personale e la relativa spesa, termine ultimo il 31 dicembre 2016. Ad oggi la Regione Veneto non ha deciso nulla su funzioni come turismo, formazione professionale, caccia e pesca, agricoltura. Che fine faranno tutti i lavoratori che si occupavano di questi settori nella macchina provinciale? E i colleghi del mercato del lavoro destinati, a quanto pare, ad una fumosa ricollocazione nell’agenzia nazionale per il lavoro prevista nel jobs act? E i colleghi della polizia provinciale confluiranno nel disegno di accorpamento delle forze armate?”.

Le domande, restano nel vento, come cantava Bob Dylan: al tappeto restano invece i 225 dipendenti provinciali - su 450 - destinati a non si sa quale nuovo incarico. “Per due anni dovrebbero usufruire della cassa integrazione, riscuotendo l’80% del loro stipendio, poi in teoria dovrebbe arrivare il licenziamento - osserva ancora Mancuso - Allo stato dell’arte solo la Regione Toscana ha preso qualche decisione per reinserire i dipendenti provinciali”. Va da sé che, come sempre accade in casi del genere, ci saranno dei servizi che non saranno più erogati: dall’assistenza ai disabili al sostegno ai sordomuti attraverso il linguaggio dei segni. “Un obolo pagato all’antipolitica. Anche se le ministre Boschi e Madia sostengono il contrario”.

A Rosa Mancuso non manca certo l’esperienza del lavoro nel settore pubblico, è stata anche assessore alla politiche sociali nel Comune di Nogara. “Ho girato la pubblica amministrazione in lungo e in largo, anche da sindacalista”. Le Province sono un pezzo di storia italiana, hanno erogato servizi al territorio fin dall’epoca napoleonica. Mancuso non ha peli sulla lingua: “Renzi usa metodi fascisti. Disprezza la storia e la cultura, da Roma non guarda ai territori”. Il governo politico di Renzi, non ha certo fatto meglio di quello tecnico di Monti, anche se sono stati accomunati dall’idea di fare cassa a spese dei soliti noti. Rosa Mancuso, Rsu delle Fp Cgil, e gli altri compagni di lavoro non accettano questo limbo e da settimane sono in stato di agitazione. “Vorremmo sapere come e quando la Regione Veneto organizzerà i servizi ereditati dalle Province. Ma Zaia si è svegliato un mese fa, quando è cominciata la campagna elettorale. E della renziana Alessandra Moretti, con tutto il rispetto, mi fido il giusto”.

Per certo a giugno, passato il voto, la Regione dovrà far sapere che intenzioni ha. “Per ora viviamo nella più completa incertezza”, conclude Mancuso che con amarezza rivela come il taglio delle Province possa essere considerato “la più grande dispersione di energie nel pubblico impiego degli ultimi anni”. Al gioco dell’oca delle Province perde solo il lavoratore. 

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