Da appuntamento accademico a maggiore incontro della sinistra radicale Usa, l’edizione del 2015 ha ‘riscoperto’ la classe operaia e l’alternativa politica, in America come in Europa.

Dal 29 al 31 maggio si è tenuta al John Jay College della City University di New York la 34/a conferenza annuale del Left Forum. La prima Socialist scholars conference (SSC), come si è chiamato il Forum dal 1981 al 2004, fu la rifondazione, da parte di Bogdan Denitch, Stanley Aronowitz e della Democratic Socialists of America, della SSC degli anni ’60: una sede per presentare ricerca storica e lavoro teorico, prevalentemente in una forma scientifica, però con un pubblico che andava ben oltre i circoli accademici.

La rifondazione poteva contare sul sostegno del preside socialista della CUNY, Joseph A. Murphy, che le consentì di usufruire di uno spazio quasi illimitato e di molti altri servizi. In quel periodo, durante l’offensiva reaganiana, la conferenza crebbe significativamente con una media di pubblico di 1.500, 2.000 persone, con centinaia di relatori e molti espositori (case editrici, riviste, organizzazioni). La SSC perse così il suo carattere esclusivamente accademico, assumendo la funzione, mantenuta fino ad oggi, di maggior assemblea della sinistra nordamericana, con la partecipazione, in una edizione o nell’altra, di praticamente tutti gli intellettuali socialisti del mondo.

Anche se i panel più importanti riflettevano la posizione socialdemocratica di sinistra della DSA (con l’interessante vantaggio della partecipazione di diversi eletti a cariche istituzionali), Denitch osservò un rigoroso pluralismo nell’ insieme della conferenza, promossa con un ampio spettro di riviste di sinistra, tra cui la Monthly Review.

Dopo la morte del preside Murphy e con la razionalizzazione neoliberale del budget di CUNY, gli organizzatori cercarono di rendere la conferenza economicamente autosufficiente, e la SSC ha potuto stabilizzarsi con meno panel e con la co-sponsorizzazione di riviste e altri istituti, come la Fondazione Luxemburg (legata alla Linke tedesca). Nel 2008, il Left Forum fu costretto a spostarsi alla Pace Univeristy, per tornare nuovamente al John Jay College (CUNY) nel 2014. Il Left Forum è cresciuto fino ad assumere la maggiore dimensione finora conosciuta, con un pubblico di 4.000 persone, 1.300 relatori e 400 panel.

Una peculiarità della sinistra radicale statunitense dagli anni ‘60 è il suo terzomondismo, la prevalenza di politiche d’identità e la mancanza di focalizzazione sulla classe operaia indigena. Tuttavia il ritorno della questione sociale dopo il 2008, come è evidente nel movimento Occupy (“siamo il 99%”), nonché la sfida di Syriza contro le politiche di austerità, hanno spostato una parte della sinistra radicale dall’attenzione ai settori marginali della società verso un focus sull’insieme della classe operaia, e verso una riflessione sulla transizione.

Un esempio è il panel nel 2015 “Occupy Alternative Banking”, da parte di un gruppo di economisti radicali che stanno concependo rivendicazioni sulla regolazione e socializzazione delle banche. E, alla sessione plenaria d’apertura, intorno a Syriza, Podemos, Bloco de Esquerda (la prima plenaria che il Left Forum ha mai dedicato a un tema europeo!), Leo Panitch (Socialist Register) ha sintetizzato brillantemente il significato storico della vittoria di Syriza, avvertendo la sinistra radicale statunitense che le proteste e le rivendicazioni dei diritti umani non condurranno da nessuna parte se non c’è un pensiero sulla politica e sul potere, per quanto lontano esso possa essere.

Numerosi panel hanno messo in luce le conoscenze degli accademici della sinistra radicale statunitense per quanto riguarda la geopolitica, la politica estera Usa, la politica del petrolio, ecc. C’era parecchio materiale sulla conversione ecologica, la democrazia ecologica e sul movimento operaio. L’annuario canadese Socialist Register, come di consueto, ha offerto panel di alta qualità, questa volta sulla crisi della classe media statunitense e sul lavoro e la sinistra negli Usa. Nei panel di maggior spicco sono intervenuti diversi rappresentanti di Syriza, di Podemos e Izquierda Unida. C’è stato inoltre, un dialogo con due rappresentanti del governo venezuelano. La candidatura del senatore Bernie Sanders alle primarie del partito Democratico ha provocato un interessante e ampio dibattito. l

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