Esistono ancora nel 2015 - dopo sette anni di crisi - realtà industriali che non hanno visto ridurre fatturato e investimenti? La domanda sembra retorica. Non lo è, almeno a giudicare dall’esempio di Haupt Pharma. Alle porte di Latina c’è un’azienda che assume. Laura Giachi conferma: “In settimana venti giovani addetti vedranno i loro contratti a termine trasformarsi in contratti a tempo indeterminato. Qui il lavoro, pur con le sue complessità, non manca”. Delegata Rsu per la Filctem Cgil, Giachi lavora in questa azienda da quasi un quarto di secolo. “C’era qualche preoccupazione nel passaggio dalla multinazionale Pfizer a Haupt Pharma. Alla prova dei fatti, l’azienda ha mantenuto buona parte dei cicli produttivi degli sterili umani Pfizer”.

Haupt Pharma Latina è uno dei siti industriali del gruppo Aenova, fra i principali terzisti in Europa nella produzione di prodotti farmaceutici e sanitari. Il sito laziale fornisce specialità per la salute umana e animale a più di ottanta mercati nel mondo, grazie ad elevati standard di automazione nella produzione, confezionamento e stoccaggio. Innovazioni di processo e di prodotto: quelle che la Cgil da molti anni chiede, inascoltata, agli industriali italiani. Il risultato è un grafico in controtendenza rispetto all’andamento del mercato del lavoro. “E in anni di vacche magre come quelli che stiamo vivendo - sottolinea Giachi - noi non possiamo che essere contenti. Anche perché la tendenza è quella di stabilizzare progressivamente i contratti precari”.

Nell’azienda farmaceutica che ha preso il posto di Pfizer lavorano quattrocento persone. Manna dal cielo per una realtà come quella di Latina, dove la crisi ha picchiato duro. Negozi che chiudono, aziende dismesse, disoccupazione alle stelle. Storica roccaforte di destra a una settantina di chilometri da Roma, Latina non ha mai brillato sulle cronache per l’attività sindacale. L’Haupt-Pharma è una felice eccezione. E comunque il primo sindacato in azienda non può che essere l’Ugl. “In piena sintonia con l’ambiente circostante”, osserva Giachi.

La specializzazione del lavoro in un’azienda farmaceutica porta con sé la ricerca di professionalità specifiche. Di qui il ricorso al lavoro interinale. “Gli interinali sono una buona percentuale degli addetti complessivi - conferma Giachi - purtroppo con il Jobs Act sono stati peggiorati molti istituti contrattuali. Ad esempio è diventato possibile non far scattare gli aumenti di stipendio per tre anni, e non versare le quattordicesime. Ma si assume e si stabilizza, questo per il sindacato è un segnale molto importante. A prescindere da qualche piccolo arretramento delle condizioni lavorative”.

Dopo ventitre anni di lavoro qui, Giachi ha il polso della situazione. “Non abbiamo conosciuto la crisi vera e propria - racconta - ma momenti di calo di produzione ce ne sono stati. Anche di tensione, nel passaggio da Pfizer ad Haupt Pharma. Allora settanta dipendenti, scelti su base volontaria, furono accompagnati alla pensione, o ebbero incentivi all’esodo. Tagli riassorbiti progressivamente nell’arco di questi sei anni”. Giachi non dimentica di guardare anche fuori dai cancelli della sua azienda. “Questa zona fa parte, insieme al mezzogiorno della penisola, di una macro area che negli anni settanta fu investita da una profonda, seppur disordinata, industrializzazione”. Quarant’anni dopo, le multinazionali dismettono i propri siti periferici e trasferiscono le produzioni nell’est Europa, dove il costo del lavoro e i diritti sono decisamente più bassi. Haupt Pharma invece ha puntato su quest’area. “Per l’intero comprensorio è un autentica boccata d’ossigeno. Sono entrati in azienda molti giovani appena laureati. Vengono a lavorare qui da altre province del Lazio e dalla Campania. Punta di produzione sono gli antibiotici come penicillina e cefalosparina, insieme a una specializzazione produttiva per la veterinaria”.

Nel mondo occidentale dei ricchi (ma in maggioranza sempre più poveri) la crisi ha avuto tanti effetti collaterali. Compreso quello di far impennare le vendite di farmaci. La paura del domani mette di cattivo umore, deprime, sbalestra. Forse non siamo più malati di una volta, sicuramente siamo più ansiosi. Anche questa è una chiave di lettura del successo industriale di Haupt Pharma.

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