Riuscito lo sciopero generale delle lavoratrici e lavoratori pubblici di Cgil Cisl Uil della Lombardia. In piazza a Milano oltre 10mila persone.

Con lo sciopero generale del 7 aprile, le lavoratrici e i lavoratori dei servizi pubblici della Lombardia hanno mandato un messaggio chiaro al governo: i contratti di lavoro vanno rinnovati, e con risorse adeguate per riconoscere le tante professionalità – dalla sanità e dal socio sanitario assistenziale agli enti locali, dalle funzioni centrali ai vigili del fuoco, dal comparto sicurezza al comparto dell’igiene ambientale pubblica e privata – che erogano servizi pubblici ai cittadini.

Con l’accordo all’Aran del 4 aprile sulla riduzione dei comparti di contrattazione, non ci sono più scuse: il governo deve dare avvio alle trattative per il contratto, bloccato da sette anni. Per migliorare i servizi ai cittadini, tenendo insieme i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, bisogna negoziare sulle condizioni e l’organizzazione del lavoro. Contratto nazionale e contrattazione decentrata danno modo ai lavoratori, anche attraverso le loro rappresentanze, di avere voce in capitolo. In piazza anche molti lavoratori dei comparti privati, tutti con i contratti da rinnovare con in testa la sanità privata, con il Ccnl scaduto ormai da nove anni.
Lo sciopero è stato proclamato anche per le tante vertenze aperte con la Regione Lombardia, vertenze che vanno affrontate e risolte attraverso il confronto. Tanto più dopo i nuovi assetti istituzionali della legge Madia, con tutte le loro ricadute sul territorio. Tanto più dopo la riforma regionale del welfare, e la norma europea sul giusto orario di lavoro.

Da qui l’importanza della contrattazione anche a livello regionale, per il presidio dei processi di mobilità, di riorganizzazioni e di ristrutturazioni aziendali, per monitorare e prevenire le situazioni di crisi aziendale e per difendere i livelli occupazionali. Da qui l’importanza di un piano assunzioni per sanare le forti carenze d’organico di tanti enti e strutture, a partire dalla sanità. E di stabilizzare le lavoratrici e i lavoratori precari.

I lavoratori, che si sono fermati per l’intera giornata, chiedono alla Regione di attivare un tavolo di confronto sugli effetti della riforma del sistema socio sanitario, che è stata approvata lo scorso anno e ha visto dal primo gennaio 2016 la trasformazione delle vecchie aziende ospedaliere e delle Asl in nuove aziende territoriali della salute e aziende socio sanitarie territoriali. Una trasformazione che rischia di ridurre i servizi sul territorio, e mortificare le professionalità acquisite dai lavoratori della sanità lombarda.

Un altro tema della mobilitazione riguarda l’entrata in vigore, dal 25 novembre scorso, delle normative europee in materia di orario di lavoro. Per rispettare la normativa europea, che prevede turni di riposo giornaliero di 11 ore fra un turno e l’altro, il non superamento delle 48 ore settimanali di lavoro effettivamente effettuato, comprensivo degli straordinari, e il rispetto dei 52 riposi settimanali su base annua, e mantenere gli stessi servizi, i direttori generali delle aziende pubbliche hanno specificato che occorrerebbe assumere 3mila nuovi lavoratori. La Regione non ha intenzione di fare assunzioni, con il rischio di esternalizzazione e privatizzazione di servizi, o peggio di sopprimerne alcuni.

La terza questione riguarda gli assetti istituzionali. Non soltanto perché la legge Madia prevede la riduzione di molti uffici delle amministrazioni centrali sul territorio lombardo, ma anche perché, di recente, il presidente Maroni ha diramato un documento con il quale trasforma le attuali 12 province in 8 cantoni, mutuando dal modello elvietico la riorganizzazione del sistema delle autonomie in Lombardia. Tutto questo, ovviamente, produrrà dei contraccolpi sia negli assetti, sia nei servizi garantiti ai cittadini, col rischio di duri colpi ai livelli occupazionali, e di mobilità forzosa dei lavoratori pubblici.

In preparazione dello sciopero, oltre alle assemblee dei lavoratori, sono state organizzate anche tante iniziative nelle città, con volantinaggi nei mercati e nei luoghi di aggregazione, anche per sfidare la campagna mediatica denigratoria nei confronti dei lavoratori pubblici, che ha raggiunto livelli di insopportabilità tali per cui il clima fra i lavoratori è veramente esasperato. Per questo è importante la mobilitazione “a scacchiera” decisa dalle categorie nazionali di Cgil, Cisl e Uil. Mobilitazione che, iniziando dalla Lombardia, si concluderà il 25 maggio con lo sciopero regionale del Lazio. E, se non ci saranno risposte concrete, con lo sciopero generale nazionale. 

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search