Auguri al nuovo presidente di Confindustria, dott. Vincenzo Boccia, da tempo con precedenti responsabilità di apparato. Riunire l’associazione dopo una campagna elettorale all’ultimo voto è necessario. Definita “la quinta carica dello Stato”, Confindustria vuol dire “motore economico del paese”: 150.000 associate, tra cui partecipate, municipalizzate e Onlus, che versano ogni anno un totale di mezzo miliardo di euro; 20 Confindustrie regionali, 84 provinciali, 130 federazioni di settore, sede nazionale a Roma. Imprenditoria definita produttiva, che risente delle inefficienze dello Stato e le combatte: come la burocrazia ottusa, la mancanza di merito, la trasparenza. La priorità è identificare una squadra forte con un programma ampio: rilancio industriale del Paese, competere puntando su tecnologia e innovazione; riforma delle relazioni industriali, facoltà di derogare al contratto nazionale, sviluppo dei contratti aziendali scambiando salario e produttività; politica del credito per investimenti.

Il rientro di Fca in Confindustria, con i sindacati si dice pronto a discutere su tutto: l’obiettivo è recuperare produttività. In particolare, l’economia italiana caratterizzata dalla bassa crescita secondo programma deve ripartire dalla soluzione di tre problematiche: a) l’inefficienza del settore pubblico e la cattiva allocazione delle risorse; b) il grave peggioramento nel corso degli anni della qualità delle istituzioni dalle quali dipende la crescita: leggi, giustizia, macchina amministrativa; c) la bassa produttività, derivante principalmente da un sistema disfunzionale dei salari.

Questa impostazione trova elementi di forte critica tra l’altro, in alcune riflessioni che riguardano ad esempio Laudato si di Papa Francesco con il suo richiamo all’Etica per tutti, imprenditori compresi, la necessità di avere al centro le persone, esseri umani, i lavoratori. Inoltre, la cattiva allocazione delle risorse attiene all’intero sistema produttivo: cosa farà Confindustria per migliorarla? La qualità delle istituzioni, certo il tema dell’Etica, del conflitto tra interessi ritorna in questi giorni: scoppia intorno al petrolio. La bassa produttività dei molti manager che passano da un settore all’altro come sarà affrontata? Delle tante imprese che avevano trovato l’arcobaleno della produttività trasferendosi in quel di Aleppo possiamo discutere? Delle giovani startup che non trovano ascolto vogliamo dimenticarci? Invece, lavoratori e salario, ancora loro, storia antica.

Non risolta al tempo del sindacato grande nemico ma anche in questo tempo di dilanianti divisioni, difficili mediazioni, eppure per Confindustria sono salario e lavoratori, i noccioli. Un modello produttivo non lineare come da tempo chiede l’Europa è possibile? Un modello produttivo che sia ancorato alla politica industriale, la grande assente, è possibile? Modello produttivo non lineare: Janez Potocˇnik, presentando gli obiettivi UE ha spiegato: «Nel Ventunesimo secolo, caratterizzato da economie emergenti, milioni di consumatori appartenenti alla nuova classe media e mercati interconnessi utilizzano ancora sistemi economici lineari ereditati dal diciannovesimo secolo.

Se vogliamo essere competitivi dobbiamo trarre il massimo dalle nostre risorse, reimmettendole nel ciclo produttivo invece di collocarle in discarica come rifiuti». In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. L’economia circolare è dunque un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino in legalità, risorse per qualcun’altro. Politica industriale possibile, per una crescita non solo economica. Nell’economia lineare, invece, terminato il consumo termina anche il ciclo del prodotto che diventa rifiuto, costringendo la catena economica a riprendere continuamente lo stesso schema: estrazione, produzione, consumo, smaltimento.

Ho cercato nel programma, non ho trovato. Riprovo, siamo alla disperata ricerca di queste riflessioni e azioni, per crescere, tutti, anche gli imprenditori devono. Auguri dott. Boccia.

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