Difesa delle retribuzioni ed estensione dei diritti a tutte e tutti. Un contratto veramente civile.

“Contratto subito” è lo slogan che in questi giorni Cgil Cisl Uil stanno utilizzando per sbloccare le trattative, e restituire la dignità ai lavoratori occupando le piazze di tutto il paese.

In un quadro piuttosto omogeneo di immobilismo costituiscono una rara eccezione i quasi 10mila lavoratori di Federculture, che il 12 maggio scorso hanno ottenuto il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro per il triennio 2016/18. Dopo oltre quattro anni di trattative più volte riprese e sistematicamente interrotte, con convocazioni del tavolo in cui la parte datoriale aveva come unico fine l’abolizione della retribuzione in caso di malattia (ipotesi vigorosamente respinta dalle organizzazioni sindacali), finalmente si è arrivati ad un punto di svolta. Federculture ha incontrato lo scorso dicembre le rappresentanze sindacali per convenire su una nuova regolamentazione in materia di collaborazioni, coerentemente alla nuova normativa, sancendo così di fatto la riapertura di un confronto rivelatosi risolutivo per il rinnovo del contratto.

In questi ultimi cinque mesi non sono mancati i momenti di tensione. La Fp Cgil ha rifiutato con intransigenza i tentativi delle aziende di limitare, quando non di annullare, i diritti sindacali dei lavoratori. La nostra organizzazione ha vigorosamente espresso il netto rifiuto al tentativo di peggioramento delle forme di apprendistato, o part-time, motivato dall’esigenza di una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, e dal desiderio di rendere più appetibile una tipologia di contratto che, dopo quasi vent’anni di vita, stenta ancora a decollare.

Al tavolo non sono mancati i momenti di tensione: la delegazione di Federculture più volte ha evidenziato i suoi difficili rapporti interni. Il neo presidente Cancellato, arrivato dalla Triennale di Milano, ha portato avanti un confronto con le organizzazioni sindacali che le stesse sziende della Federazione hanno faticosamente accettato, e non sempre recepito. Ma proprio questo atteggiamento di rottura, in controtendenza con l’immobilismo romano che fino ad ora aveva prevalso, ha probabilmente contribuito alla risoluzione della trattativa. Ne sanno qualcosa i lavoratori di Laziocrea, 1.500 dipendenti dell’azienda legata alla Regione Lazio, che hanno dovuto aprire una vertenza legale perché l’azienda, che pure aveva sottoscritto la pre-intesa sull’una tantum per il periodo di vacanza contrattuale, non predisponeva i pagamenti in busta paga.

Le assemblee di consultazione che hanno coinvolto i lavoratori di tutta Italia, appena concluse, hanno trovato la piena soddisfazione dei dipendenti, consapevoli che un rinnovo economico di 75 euro sul livello di riferimento, pari al 4,5% a regime, e l’istituzione di una commissione per la discussione dei profili insieme alla rivisitazione delle professionalità, costituiscono un buon risultato, in un quadro nazionale che, allo stato attuale, offre veramente ben poco. Se questi aspetti si legano poi alla costituzione di un fondo specifico e definito, destinato alle progressioni di carriera, la soddisfazione non può che aumentare.

Complessivamente, le positive innovazioni normative e i riconoscimenti economici lo rendono un buon contratto. Forse però il maggior motivo di orgoglio, oltre alle modifiche e agli adeguamenti degli articoli contrattuali e delle retribuzioni, è sul terreno dei nuovi diritti. La recentissima legge sulle unioni civili, arrivata alle fasi finali dell’iter legislativo nei giorni precedenti la stipula del contratto, ha trovato spazio proprio nel testo di Federculture, che ne ha recepito i principi fondamentali estendendo diritti, fino ad oggi non riconosciuti, anche ai lavoratori lgbt.

Toccherà senz’altro alle trattative aziendali normare nel dettaglio i singoli aspetti delle nuove normative, e adattare alle singole aziende le esigenze e le modalità di fruizione dei vari istituti. Una grande conquista di civiltà per tutti, che non poteva non trovare sede più appropriata all’interno di un contratto che regola i lavoratori della cultura.

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