Nel libro “Stronzo Nero”, di Caterina Amodio e Mor Amar (SE.F.A.P), l’incontro fra un rifugiato politico e alcuni giovani italiani. Insieme danno vita a una cooperativa di lavoro.

“Stronzo Nero” è il titolo provocatorio del libro scritto da Mor Amar, giovane rifugiato politico che racconta la sua storia e insieme quella del suo paese, la Mauritania. Una storia drammatica, come quella di tanti giovani migranti che incontrerà lungo il percorso di un viaggio, fatto non solo di solitudine, ma anche di tanti incontri. Relazioni che lo porteranno a fondare, insieme ad altri giovani italiani, una cooperativa di lavoro. Ribaltando così l’idea del profugo politico e dell’immigrato inteso solo come vittima e peso per la società che lo accoglie.

Attraverso il ‘raccontare’, si snodano la sua storia tragica, l’uccisione dei genitori durante il colpo di stato in Mauritania nel 2011, ma anche quel ‘viaggio’, cioè il suo dover emigrare, fuggire, per cercare una speranza altrove per sé e per la sua famiglia. Dal Senegal, rifugio più familiare, approderà prima in Francia, il suo sogno di sempre, dove verrà riconosciuto il suo status di rifugiato politico ma non il permesso di soggiorno e il lavoro. Ripartirà perciò per l’Italia. Dove, dopo varie vicissitudini, approderà al Cara di Castel di Porto, vicino Roma.

Mor Amar descrive un periodo denso, caratterizzato da relazioni positive, ma anche la ricerca di un lavoro difficile, all’inizio clandestino e mal pagato, fino ad approdare alla fondazione di una cooperativa di lavoro con altri giovani italiani di cui Mor oggi è socio. La comunità di riferimento è stata in prevalenza quella cattolica, tanto che Mor Amar avrà anche l’onore di incontrare Papa Francesco, proprio per quello che rappresenta la sua storia, per la sua determinazione ad uscire dal “profondo nero” in cui era precipitato.

Quello che sembra significativo è che quella di Mor è una storia positiva, che ribalta l’idea dell’immigrato e del rifugiato politico visto solo come vittima da assistere, e non come risorsa e arricchimento sociale e culturale. Il libro mette inoltre in evidenza l’importanza dell’incontro tra tante persone che hanno contribuito a mettere a frutto questa esperienza straordinaria, la centralità della relazione e della consapevolezza di sé. Mor ha saputo trasformare i suoi limiti in risorse, un monito per la società italiana che non può permettersi di emarginare le parti più nere e più “stronze”.

Il libro è stato presentato nel corso di un incontro promosso dallo Spi e dalla Cgil di Roma e del Lazio, raccogliendo la volontà del protagonista di fare della sua storia un’occasione di testimonianza e di riflessione, non solo sul suo percorso personale, quanto sul tema dell’incontro tra persone, culture, fedi diverse. Mor sta portando il suo libro e la sua storia nelle scuole, fra ragazze e ragazzi che si confrontano quotidianamente con lo scambio interculturale di scolaresche sempre più multiculturali e inclusive.

Diventa sempre più importante, e decisamente utile, che i migranti raccontino di se stessi, della loro storia, del loro paese, delle loro speranze e delle loro immani difficoltà, amplificate da istituzioni e società nei paesi di transito e di “accoglienza”, che troppo spesso li considerano problemi, emergenze, “altri”, invece di cogliere l’unicità e la ricchezza di ogni persona. Una storia personale e un libro pieni di speranze. E forse troppo generosi verso il nostro paese, che per i tanti Mor a cui, nonostante tutto, consente delle opportunità, continua a negarle ancora a troppi altri esseri umani, portatori anch’essi di una propria storia e di una propria cultura.

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