Per l’Italia è un momento difficile. Ai danni strutturali causati dalla crisi e da politiche sbagliate, si è aggiunto il devastante terremoto che ha messo a nudo le storture e la mancanza di politiche preventive, distruggendo vite, case, opere d’arte e un tessuto produttivo fatto di piccole imprese e artigianato. Sono oltre 10mila le aziende coinvolte, con 40mila dipendenti e imprenditori, e la ripresa non può che passare dalla ricostruzione dell’attività economica, commerciale e culturale per impedire la desertificazione. Anche stavolta la Cgil c’è stata e c’è, con la sua storica solidarietà, raccogliendo fondi nei luoghi di lavoro per aiutare la popolazione e costruire una prospettiva di vita e di lavoro.

Mentre sul piano internazionale cresce l’incertezza sull’esito delle elezioni americane, resta l’incognita sul futuro dell’Europa sociale e solidale, imbrigliata nelle politiche liberiste e incapace di indicare politiche alternative e di contrasto a xenofobia e razzismo. L’incertezza cresce anche nel governo, alle prese con una finanziaria che non crea prospettive di ripresa e deve fare i conti con risorse economiche scarse.

Il paese rimane in deflazione per una domanda interna che non cresce; con pochi aiuti comunitari, deve affrontare problemi drammatici legati all’accoglienza di chi fugge dai conflitti e dalla miseria, mentre aumentano precarietà e disagio nelle fasce più deboli e tra i giovani.

Incertezza anche sul fronte dei rinnovi dei contratti di lavoro: intere categorie sono in lotta perché vengano riconosciute le giuste rivendicazioni, la dignità del lavoro e i diritti di tutti, sia nel settore pubblico che in quello privato, e i lavoratori di Poste Italiane sono in lotta contro la privatizzazione decisa dal Consiglio dei ministri per fare cassa.

Di particolare interesse, banco di prova di uno scontro sul sistema contrattuale, rimangono i rinnovi contrattuali dei metalmeccanici e del pubblico impiego. Federmeccanica, sorretta da Confindustria e dallo stesso governo, che a sua volta non mette a disposizione risorse adeguate per il lavoro pubblico, vorrebbe scardinare il valore e la funzione del Ccnl, mettendone in discussione la stessa esistenza. Siamo dentro uno scontro generale che riguarda tutte le categorie e la stessa Confederazione.

Molte sono le emergenze nel nostro paese. Tante da far riflettere sull’utilità di una lunga e distorcente campagna referendaria su una riforma costituzionale sbagliata della quale non si sentiva il bisogno. Ma lo scontro c’è e la Cgil non si sottrae. Diremo “No” con autonomia e determinazione in difesa dei valori della Costituzione, e saremo contemporaneamente in campo per conquistare la nostra Carta dei diritti, con i tre referendum di sostegno. 

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