Dopo circa 30 anni si è scioperato il 18 e 21 novembre, con adesioni fino all’80% in regioni importanti per il settore. Verso la manifestazione nazionale a Milano il 21 dicembre. 

Il settore tessile è stato negli ultimi anni tra quelli più colpiti dalla crisi e dalle delocalizzazioni delle imprese alla ricerca di un costo della manodopera più basso, con una perdita di circa 100mila posti di lavoro soltanto negli ultimi cinque anni. E’ un settore dove il 90% dei posti di lavoro è occupato da donne, gli stipendi sono mediamente più bassi rispetto agli altri settori, e la contrattazione aziendale riesce a prendere piede soltanto in circa il 20% delle aziende.

Si investe poco in innovazione e ricerca. E lì dove si registrano i profitti - come del resto accade per la generalità del tessuto imprenditoriale del paese - questi non vengono quasi mai reinvestiti in azienda. Gli imprenditori del Sistema Moda Italia (Smi), l’associazione che all’interno della Confindustria rappresenta gli imprenditori tessili, hanno beneficiato degli interventi che il governo ha varato (volti a ridurre il costo del lavoro), e stanno usufruendo di una riforma del mercato del lavoro cucita a misura sulle rivendicazioni padronali.

Ma evidentemente, e viste le richieste presentate da Smi al tavolo di trattativa del Ccnl, questo non basta. Si vuole modificare il modello contrattuale, intervenire sui tre giorni di carenza per malattia, già retribuiti da molti anni al 50%, recepire totalmente il jobs act, intervenire sulla Legge 104, ridurre le ferie degli impiegati. Tutto questo accompagnato dal disimpegno sulla costruzione del nuovo sistema classificatorio, dopo anni di lavoro già avviato.

Quello che abbiamo visto finora è, banalmente, una controparte che non aveva la volontà di arrivare al rinnovo del Ccnl. Così, a distanza di sei mesi dalla scadenza del contratto, la trattativa si è interrotta, e le lavoratrici e i lavoratori del tessile hanno scioperato per il rinnovo del loro contratto, dopo circa trent’anni.

Si è scioperato nelle giornate del 18 e del 21 novembre, con adesioni che hanno raggiunto l’80% in importanti regioni italiane dal punto di vista del settore: Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo e soprattutto, Lombardia, dove si trova un terzo del settore a livello nazionale. Per quanto riguarda Roma, da segnalare il 70% di adesione allo sciopero nella sartoria dell’alta moda di Valentino.

Le lavoratrici e i lavoratori del settore hanno dimostrato l’importanza che per loro ha il contratto nazionale. Ci aspetteremmo dalla nostra controparte una risposta all’altezza della situazione e non, come hanno dimostrato finora, un atteggiamento di mero accanimento sui diritti dei lavoratori, compresi quelli salariali. Sentire Claudio Marenzi, presidente di Smi, che in riferimento alla trattativa dichiara “ci stiamo comportando come il buon padre di famiglia che ogni tanto deve dire dei no”, risulta quanto meno sconcertante nel 2016.

Il 26 novembre è stata firmata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Ccnl dei metalmeccanici. Viste le posizioni assunte finora da Smi, molto vicine a quelle di Federmeccanica, c’è da chiedersi quali saranno i riflessi sul rinnovo del tessile. Intanto la mobilitazione del settore continua con la manifestazione nazionale prevista a Milano per mercoledì 21 dicembre.

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