Come ho raccontato in un precedente articolo, la straordinaria campagna dei diritti della Cgil è stata segnata - insieme a tantissime iniziative nei luoghi di lavoro e nei territori - anche dal lungo “tour” del pullman dei diritti conclusosi il 23 settembre, dopo aver attraversato più volte l’intera penisola. Il tour era a sostegno della legge di iniziativa popolare, che definisce un più avanzato, universale ed inclusivo “Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori - la Carta dei diritti universali del lavoro”, e dei tre referendum per la cancellazione del lavoro accessorio (voucher), la reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti, la nuova tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo per tutte le aziende al di sopra dei cinque dipendenti.

Il 6 dicembre scorso, dopo la positiva verifica operata dall’Ufficio centrale per il referendum sui tre milioni e trecentomila firme depositate, la Cassazione ha decretato la “conformità alla legge” dei quesiti referendari avanzati dalla Cgil. Ora, se anche la Consulta, come è presumibile, si pronuncerà in maniera analoga, il governo avrà sei mesi di tempo per fissare la data della consultazione, che dovrà svolgersi non oltre il prossimo mese di luglio.

Nel mentre, dopo la schiacciante affermazione del No nel referendum costituzionale, la segreteria nazionale ha emesso un comunicato nel quale dichiara che “la Cgil continuerà con fermezza la propria battaglia per la piena attuazione della Carta costituzionale” e “in particolare, impegna tutte le proprie strutture e i propri delegati e militanti a sviluppare una ancora più forte iniziativa a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare ‘Carta dei diritti fondamentali del lavoro’… che rappresenta essa stessa l’occasione per attuare una parte fondamentale della Costituzione, con particolare riferimento ai temi del lavoro, della rappresentanza sociale e del diritto di cittadinanza.” Inoltre, “la Cgil è da subito mobilitata a sostenere i tre referendum che accompagnano la Carta dei diritti fondamentali del lavoro e che riguardano tre nodi fondamentali per un lavoro più dignitoso...”.

Dopo la sconfitta di una riforma della Costituzione, pasticciata, sbagliata e tesa a menomare la democrazia e gli spazi di partecipazione, la politica nel suo complesso, anche nei giorni concitati e convulsi della formazione di un nuovo governo, continua a dare prova di lontananza ed estraneità rispetto ai temi ed ai problemi che interessano il paese reale e in particolare il mondo del lavoro, i pensionati e i ceti sociali deboli. Spetta tanto più alla Cgil sostenere una nuova straordinaria campagna tesa a rimettere al centro i valori fondanti della nostra repubblica: il lavoro, la democrazia, la sovranità popolare. Imponendo una nuova agenda al sistema istituzionale e politico, determinando le condizioni per la ricostruzione di una prospettiva progressista e di sinistra nel nostro paese.

Sarà possibile raggiungere questo risultato solo a condizione che, come anticipato dalla segreteria Cgil, tutte le strutture, i dirigenti, delegati e militanti dell’organizzazione si mobilitino – già dai prossimi giorni –nella impegnativa e difficile campagna a sostegno dei referendum promossi, come già abbiamo fatto nel lungo periodo della raccolta delle firme.

Non sarà un’impresa semplice. Ancora una volta, come per tutti i referendum abrogativi, occorrerà fare i conti con l’ostico problema del quorum. Possiamo però farcela se ripartiremo con lo spirito e la convinzione che hanno segnato la “campagna dei diritti”, nelle fasi delle assemblee di consultazione e in quelle di raccolta delle firme. Come testimonia anche la mia personale esperienza, nel tour del pullman della Cgil, in tutti i luoghi dove abbiamo sostato ho riscontrato interesse e partecipazione di lavoratori, pensionati, cittadini che ripongono ancora speranza e fiducia per cambiare in meglio le cose.

Un’esperienza che, nell’ultima tappa del tour in Sardegna, mi ha commosso ed emozionato particolarmente, è avvenuta quando abbiamo incontrato gli operai dell’Alcoa, che negli anni passati avevo accolto nel Porto di Civitavecchia come segretario generale territoriale, in occasione di incontri e manifestazioni davanti i ministeri a Roma. A Portovesme in Sardegna ho visto gli spazi del presidio animato ininterrottamente da maggio 2014, e le torri dove i lavoratori sono saliti a sostegno di una dura lotta iniziata nel 2009. Ho ascoltato i racconti di compagni che hanno subito processi e condanne per essersi battuti in difesa del diritto costituzionale al lavoro.
Ho registrato davvero quella grande volontà necessaria per non rassegnarsi, per continuare nella lotta coltivando l’aspirazione per un futuro migliore.

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