I baci si danno a chi li merita. Li merita la città di Perugia, che si é stretta intorno al migliaio di lavoratori che i Baci, quelli con la ‘B’ maiuscola, li fanno. Solo carbone invece per i padroni. E che padroni: la multinazionale dell’agroalimentare Nestlè. Una potenza, non solo del settore, che però in questo caso è stata davvero poco saggia. Non si tolgono i Baci all’Italia degli innamorati, che vengono da ogni parte del mondo per passare un fine settimana o qualche giorno di vacanza fra le città d’arte e le dolci colline dell’Umbria e della Toscana.

Per fortuna qualche manager Nestlè ha avuto un salutare ripensamento, così la pazza idea di togliere i Baci alla città di Perugia, con ben 364 esuberi in una fabbrica simbolo al pari del Grifo, è stata messa nel congelatore. Chi vivrà vedrà. Ma la reazione, non solo operaia, di fronte all’iniziale diktat della multinazionale svizzera, dovrebbe portare a più miti consigli.

Il venerdì 13, in questo mese di ottobre, a Perugia non è stato un film dell’orrore. Anzi. Lo chiediamo a un testimone diretto come Luca Turcheria, che alla Perugina lavora dal 1996. Più di vent’anni di Baci, e di altre delikatessen che fanno della Perugina un brand globale. “Vuoi ridere? Quando eravamo giovani, al mare, convincevamo le ragazze ad uscire con noi dicendo che i nostri baci sono i più dolci del mondo...”. Perugino doc, Turcheria è anche un delegato sindacale per la Flai Cgil. Racconta: “I licenziamenti sono stati bloccati. Non era credibile che 364 lavoratori potessero essere ricollocati su un territorio come il nostro, che ha già sofferto la crisi tantissimo”.

La Rsu Perugina, insieme ai sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, è tornata a sedersi al tavolo di Confindustria a Perugia di fronte ai manager della Nestlé, per sgombrare il campo da quelle centinaia di licenziamenti che la multinazionale svizzera avrebbe voluto imporre allo stabilimento di San Sisto. Dopo una grande manifestazione, due scioperi, presidi e mesi di muro contro muro, è ripreso il dialogo. “Sabato 7 ottobre, una settimana prima dell’incontro in Confindustria - sottolinea Turcheria - è stata una giornata importante per Perugia e per la Perugina. La Rsu aveva chiamato la città a stringersi intorno alla fabbrica. E la città ha risposto”. Prima virtualmente, rendendo virale l’hashtag #IoDifendoLaPerugina, anche grazie all’aiuto di personaggi famosi come il campione del mondo Marco Materazzi e ‘penna bianca’ Fabrizio Ravanelli. Poi, in piazza, a diventare protagoniste sono state le famiglie, padri e madri, nonne e nonni, figli e nipoti.

Nestlé voleva tagliare 364 posti di lavoro su un totale di 850, più del 40% dei dipendenti dello storico stabilimento di San Sisto. Ma i combattivi operai Perugina non si sono arresi. La loro è una protesta al bacio: sono riusciti a coinvolgere perfino Sergio Mattarella. Approfittando della visita ad Assisi per i vent’anni dal sisma del ‘97, hanno regalato al capo dello Stato una confezione di Baci ‘speciale’, che conteneva la richiesta d’aiuto anziché il classico messaggino con la frase d’amore. Luca Turcheria riassume la vertenza: “Il contratto di solidarietà del 2014, nel quale si annunciavano 180 esuberi temporanei, si sarebbe dovuto trasformare in un piano di investimenti nel 2016, da noi preteso, per riassorbirli, per fare di Perugia la capitale del cioccolato e fabbrica di riferimento in Europa. Sapevamo che altrimenti gli esuberi sarebbero diventati altri esuberi e poi licenziamenti”.

Quanto ad eventuali ricollocazioni, Turcheria è dubbioso: “Ricollocazione? Bisognerebbe parlare di giovani da assumere, non di cinquantenni da ricollocare. Troviamo una soluzioni industriale che rimetta il lavoro al centro”. Intanto Nestlè ha continuato a fare affari, crisi o non crisi. E se la produzione medio alta, quella di nicchia come la Perugina, può aver avuto qualche rallentamento, questo non vuol dire che si debba buttare al mare un simbolo del settore agroalimentare italiano.

Tutti hanno comprato Baci Perugina, a partire dalla preadolescenza, per la compagna di classe che faceva battere il cuore, per il compleanno dei genitori, per la festa dell’amico. Anche senza scomodare San Valentino, se porti Baci caschi sempre bene. Per l’immediato futuro, Turcheria ne è convinto: “Nestlè deve cambiare direzione di marcia. Deve muoversi e investire, anche e soprattutto all’estero, su uno dei suoi marchi più scintillanti”. Il Bacio resta nel cuore degli italiani e delle italiane: il museo Perugina è secondo per visite solo al museo Ferrari. Un patrimonio culturale, oltre che gastronomico. E poi il bambino che è dentro di noi non dimentica la bontà di quel primo magico morso alla nocciola.

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