“Guerra è sempre”, dice Mordo Nahum, ebreo greco di Salonicco, al compagno di avventura Primo Levi, mentre cercano di tornare a casa dopo l’inferno di Auschwitz. Tornano alla mente queste parole, mentre si legge che la magistratura italiana ha sequestrato la nave della ong spagnola ProActiva Open Arms, dopo lo sbarco di 218 migranti che l’equipaggio aveva salvato e rifiutato di consegnare alla Libia. Associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, è il reato ipotizzato. “Ma noi non abbiamo nulla di cui pentirci – risponde il capitano italiano della nave - abbiamo firmato il codice di condotta voluto dal ministro dell’interno italiano, e collaborato con la Guardia costiera, anche in quest’ultima missione. Ma ridare ai libici le persone che salviamo in mare significa farle tornare in luoghi di violenza e tortura. Lo dicono, da tempo, anche le Nazioni unite”.

Guerra è sempre, penserà Benoit Ducos, falegname e guardia alpina volontaria, che vive a Briancon e pattuglia il confine tra Francia e Italia, alla ricerca di uomini e donne che si perdono nella neve. Per aver salvato una famiglia nigeriana con due bimbi piccolissimi, e con la donna incinta all’ottavo mese, recuperati a quasi duemila metri di quota e con dieci gradi sotto zero, Benoit Ducos è stato arrestato e incriminato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Rischia fino a cinque anni per traffico di esseri umani.

Da questa parte del confine, a Bardonecchia, c’è l’associazione Rainbow4 Africa che dall’inizio dell’inverno ha assistito almeno un migliaio di migranti, intercettati e fermati dalla gendarmeria francese, e subito riportati in Italia. Fra loro una donna nigeriana, malata, che con il marito cercava di raggiungere in Francia una sorella. Dopo un mese in ospedale la donna è morta, dopo aver dato alla luce la figlia.

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