Dopo quattro anni e dieci mesi dalla scadenza, la firma del nuovo contratto del Turismo, che mantiene sostanzialmente intatti i diritti del Ccnl 2010-2013, non può che essere giudicata positivamente. Di fronte alle pretese delle associazioni datoriali (Fipe e Angem/Aci prima divise e poi riunite), aver mantenuto intatte le norme che regolano il cambio appalto e la malattia, migliorato le garanzie per i lavoratori in caso di subentri nelle concessioni autostradali e anche per i rapporti di concessione/subconcessione e locazione nei centri commerciali, impedito la cancellazione degli scatti di anzianità e la drastica riduzione dei ‘Rol’, non è un risultato da poco.

L’importante di questa tornata contrattuale era preservare i diritti. Questo non significa che l’ipotesi di accordo e le modalità con le quali ci siamo arrivati siano esenti da criticità. L’aumento sembra più elevato di quello ottenuto da altre categorie, ma i 100 euro di cui si parla arriveranno nelle tasche dei lavoratori a fine del 2021, nove anni dopo la scadenza dell’ultimo aumento. Per il periodo dall’aprile del 2013 al dicembre 2017 non viene riconosciuto alcunché. La stragrande maggioranza dei lavoratori del settore opera in aziende dove non esiste contrattazione integrativa, e quindi in questi anni di vacanza contrattuale non ha visto alcun aumento fuori dalla maturazione degli scatti di anzianità.

La criticità non è tanto nella quantità dell’aumento, ma nella sperequazione prodotta dal combinato disposto tra gli aumenti definiti, e la sterilizzazione dell’incidenza degli scatti su alcune voci. A seguito della sterilizzazione per tutta la durata del contratto sul trattamento di fine rapporto, e per sempre sulla 14ma, gli aumenti saranno reali solo per i lavoratori che non hanno maturato scatti di anzianità. Per tutti gli altri, la stragrande maggioranza, una parte dell’incremento salariale previsto nei quattro anni viene in pratica pagato dagli stessi lavoratori in modo direttamente proporzionale al numero degli scatti maturati da ciascun lavoratore.

Le aziende, grazie a questo, recupereranno l’8-9% degli aumenti contrattuali erogati ai lavoratori che hanno maturato uno scatto di anzianità, fino al 49-55% degli aumenti erogati ai lavoratori che hanno maturato sei scatti di anzianità. Siamo quindi in presenza di una sperequazione nell’erogazione degli aumenti, che colpisce in modo maggiore i lavoratori più anziani, e quelli inquadrati nelle categorie più basse. Lavoratori che svolgono lo stesso lavoro e che magari hanno lottato insieme per il rinnovo del Ccnl si trovano a beneficiare in modo diverso degli aumenti ottenuti.

Si parla tanto di welfare aziendale, ma aver subito l’aumento di 0,80 euro del costo pasto non va assolutamente in tal senso. A fine 2021 una lavoratrice 6s part time 15 ore (senza scatti) avrà un aumento di 31,92 euro lordi (85,14 x 0,375) a fronte di una maggior trattenuta mensa netta mensile di 17,60 euro (0,80 x 22). Sappiamo bene che negli appalti di ristorazione la categoria di massa è la 6s e difficilmente le ore di part-time superano le 15-20 ore. Anche per un 4° livello full time (senza scatti) l’aumento del costo pasto rappresenterà nel 2021 quasi il 20% dell’aumento definito dal contratto. All’ultimo minuto siamo riusciti ad introdurre la possibilità dei lavoratori di rinunciare al pasto e quindi alla relativa trattenuta, ma si tratta di una semplice limitazione del danno.

Potevamo in questa situazione ottenere di più per i lavoratori del settore? Alla luce dei rapporti di forza e soprattutto delle divisioni al tavolo della trattativa, la risposta è negativa. Qualche settimana prima Fisascat e Uiltucs hanno firmato separatamente il contratto delle Terme, un mese dopo l’accordo del turismo le stesse organizzazioni sindacali hanno firmato separatamente il contratto integrativo aziendale di Lidl.

E’ sempre più necessario, sulla rappresentanza, stabilire regole condivise che vincolino tutte le organizzazioni sindacali al rispetto del mandato e alla verifica dei risultati. Senza questo sappiamo già che la pellicola potrà essere riavvolta, e svolta nella stessa direzione, ogni volta che alle controparti tornerà utile per piegare la Filcams.

Ricostruire rapporti di fiducia prima e di forza poi non è semplice. Condizione indispensabile è essere onesti e chiari con i lavoratori. Non ci aiuta il fatto che, mentre andiamo a presentare l’ipotesi del contratto nelle assemblee chiedendo il voto dei lavoratori, diverse aziende abbiano già inviato ai dipendenti comunicazioni che danno per già applicativo a partire dal primo gennaio 2018 il contratto siglato l’8 febbraio.

Serve un’approfondita discussione sul percorso che ci ha portato alla firma di questo contratto, per valutare se non ci siano stati anche incertezze/attendismi/errori. In tal caso, attrezzarci per evitare in futuro di ripeterli. La discussione congressuale è una ottima occasione.

 

(La versione completa di questo articolo è stata pubblicata su Reds – foglio di collegamento di Lavoro Società della Filcams n. 3 – aprile 2018)


 

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