L’immane carneficina in corso da quasi otto anni in Siria rischia una escalation incontrollata. E’ ora di alzare forte la nostra voce contro la politica e le dichiarazioni irresponsabili del presidente degli Stati Uniti che corrono il rischio di precipitare il mondo in un conflitto con portata ed esiti inimmaginabili.

La Siria è diventata il campo di battaglia di uno scontro geo-strategico per il controllo dell’area e delle ancora importanti risorse petrolifere. Non sono bastati oltre 400mila morti, la totale distruzione del paese, con milioni di profughi, perché vi fosse finalmente un’iniziativa internazionale di pace, che facesse tacere le armi e mettesse le forze che si oppongono al fondamentalismo islamista intorno ad un tavolo per difendere l’unità della Siria come paese multietnico, multiculturale e democratico.

Dopo la sconfitta dell’Isis – con il grande sacrificio dei combattenti Curdi, a cui ora tutti gli ex alleati voltano le spalle – si continua a gettare benzina sul fuoco, si continuano a sostenere le bande islamiste nella loro guerra, in una spirale dagli esiti catastrofici per tutta l’area, e mettendo a rischio il mondo intero.

I martoriati popoli del Medio Oriente – e non possiamo non ricordare quello palestinese - hanno già versato troppo sangue e troppi lutti per diventare pretesto di altri lutti e altro sangue. Essi meritano solo una pace giusta, basata sul dialogo e la convivenza pacifica.

Siamo consapevoli che l’opinione pubblica e un movimento internazionale non possono arginare da soli la tendenza alla guerra, ma possono impedire una singola guerra e suscitare una mobilitazione tale da scoraggiare i guerrafondai.

Il movimento dei lavoratori in Italia è sempre stato in prima fila nella lotta per la pace e per il disarmo. Anche oggi siamo qui a testimoniare questa volontà di pace, e a chiedere a tutte e tutti una presa di posizione. Una iniziativa.

Il governo italiano si dissoci dalle politiche di guerra, e faccia svolgere all’Italia un ruolo di mediazione e di incontro nelle sedi internazionali.

La Cgil continui a far sentire alta e forte la propria voce contro gli interventi armati, riprendendo la nostra Carta costituzionale che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali: quando gli elefanti si scontrano, chi ci va di mezzo sono sempre i fili d’erba.

Il governo Gentiloni non conceda alcun uso delle basi sul nostro territorio, nemmeno per scopi logistici che comunque sarebbero direttamente funzionali alle azioni belliche, ma si adoperi coinvolgendo il Parlamento appena eletto per una soluzione diplomatica della crisi.

Rilanciamo nel nostro paese una campagna di massa per la cultura della pace e della convivenza, che abbia come concreto e tangibile impegno la riduzione delle spese militari. 

GIACINTO BOTTI, Cd nazionale Cgil, MAURIZIO BROTINI, Cd nazionale Cgil, MASSIMO BALZARINI, segreteria Cgil Lombardia, ALBERTO BELTRANI, segreteria Fp-Cgil Marche, LORELLA BRUSA, Fp Cgil Nazionale, CESARE CAIAZZA, Cgil nazionale, CECILIA CASULA, Cd nazionale Cgil, TATIANA FAZI, segreteria nazionale Filt-Cgil, GABRIELE GIANNINI, segreteria nazionale Flc-Cgil, DONATA INGRILLI’, Cgil Messina, SELLY KANE, presidenza Cd nazionale Cgil, GIANLUCA LACOPPOLA segreteria Cdlm Firenze, MERIDA MADEO, Cd nazionale Cgil, CORRADO MANDREOLI, segreteria Cdlm Milano, GIAMPAOLO MASTROGIUSEPPE, segretario generale Fp-Cgil Trentino, ANDREA MONTAGNI, Filcams-Cgil nazionale, GIOVANNI MININNI, segreteria nazionale Flai-Cgil, ELENA PALUMBO, segreteria nazionale Filctem-Cgil, ELENA PETROSINO, segreteria Cdlm Torino, PAOLO RIGHETTI, segreteria Cgil Veneto, ROSSANO ROSSI, segretario generale Cdlt Lucca, ENZA SANSEVERINO, presidenza Collegio statutario nazionale, LEOPOLDO TARTAGLIA, Spi-Cgil nazionale.

13 aprile 2018

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