Oltre 25mila persone il 30 settembre in piazza a Milano. 

Alla fine dell’estate, dopo la presa di posizione contro l’incontro Salvini-Orban del 28 agosto e il loro modello di Europa, i Sentinelli di Milano, comunità attiva sui temi laici e antifascisti, lanciavano un grande evento di piazza, non solo contro l’aumento dei casi di razzismo e di omofobia, ma anche contro la tolleranza di questi fenomeni.

Il 30 settembre oltre 25mila persone si sono radunate in Piazza del Duomo per la manifestazione “Intolleranza zero”, promossa e organizzata da Sentinelli, Anpi e Aned, con la partecipazione di molte associazioni. Cgil Lombardia e Camera del Lavoro Metropolitana di Milano non hanno mancato l’appuntamento, assicurando una forte partecipazione.

E’ stata l’occasione per ricordare che la Costituzione italiana non è solo a-fascista ma antifascista, con quel prefisso che sta ad indicare che il popolo italiano e le istituzioni che lo rappresentano non solo debbono evitare comportamenti di stampo fascista ma li devono contrastare, e devono attivarsi perché non vengano riproposti mai più, a nessun livello del vivere politico e civile. Il contrario di quanto accade con il motto leghista “Prima gli italiani” che deriva da Casa Pound, cioè da un’organizzazione dichiaratamente ispirata al fascismo.

Ha inviato un importante messaggio Liliana Segre, la senatrice che ha vissuto sulla sua pelle l’orrore dei lager nazisti, affermando che “ci sono diffusi segnali di rinascita di correnti razziste e xenofobe, quando non apertamente naziste e neofasciste, per me motivo di sconforto”. E il presidente dell’Anpi provinciale di Milano, Roberto Cenati, ha ricordato che “in questo riaffacciarsi di pulsioni razziste e xenofobe il ministro Salvini si vanta di avere ridotto le domande per il diritto d’asilo previsto nella nostra Costituzione. Mentre nel decreto sicurezza il governo, a trazione salviniana, pone ulteriori restrizioni sulla protezione umanitaria”. Da ministro dell’interno “dovrebbe preoccuparsi di combattere chi minaccia veramente la nostra sicurezza, come le mafie”.

Ci sono state molte testimonianze di vittime di aggressioni e di minacce a chi svolge attività di accoglienza: uno studente appena diciottenne vittima di bullismo di matrice omofoba a scuola; la coppia gay minacciata e aggredita recentemente a Verona; e molti altri ed altre che hanno raccontato non solo episodi intimidatori ma anche rinascite, manifestazioni di solidarietà, azioni positive di inclusione. Nessuno è stato dimenticato: non i Rom e i Sinti, etnie particolarmente odiate anche dal “sentire comune”; non le persone più fragili, malate, spesso vittime di stigma sociale.

Nel corso degli interventi si è ricordato come il governo sia forte con i deboli e debole con i forti, quindi vigliacco e ipocrita, perché c’è chi si riempie la bocca di sicurezza, ma con la sua propaganda di odio quotidiano, scegliendo un nemico al giorno, sta legittimando la violenza, rendendo di fatto le nostre città meno sicure. Poi si attaccano sempre i migranti irregolari, mai gli italianissimi sfruttatori che li impiegano come schiavi nei nostri campi e nelle nostre aziende.

Non sono stati trascurati i temi di genere, bersaglio della stessa matrice culturale retrograda e oscurantista che rischia di far regredire lo stato dei diritti nel nostro paese. Il primo che ha parlato di legge 194 e ddl Pillon è stato Luca Paladini, portavoce dei Sentinelli, preannunciando l’assemblea di costituzione del Comitato contro il disegno di legge Pillon che si è poi svolta il 2 ottobre alla Camera del Lavoro. Con un avvertimento: non ci provino neanche, la 194 e le unioni civili non si toccano! Su questo tema sarà anche necessario un successivo approfondimento, visti gli attacchi ai diritti in corso in questi giorni.

La manifestazione di Milano è stata una grande e bella occasione per mostrare al paese che esiste ancora tanta gente che ha ancora voglia di mobilitarsi e di lavorare per una società pluralista, inclusiva, in cui le differenze sono un valore. Perché oggi tutte le differenze sono sotto attacco. E la Cgil, ancora una volta, è presente e combattiva in questa battaglia civile.

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