La città sembra un laboratorio di pratiche per ricacciarci indietro. Il tema della libertà della donna attiene alla stessa idea di società, e riguarda tutte e tutti. 

Le donne presenti alla presidenza del congresso cittadino si sono alzate in piedi esibendo una maglietta con la scritta “La Cgil a difesa della legge 194”, mentre in fondo alla sala altre compagne srotolavano uno striscione che diceva “Libere di scegliere”. Così le donne della Cgil di Verona, al termine dell’intervento del sindaco Sboarina al congresso della Camera del Lavoro territoriale, hanno voluto manifestare la loro contrarietà alla mozione votata lo scorso 5 ottobre dalla maggioranza del consiglio comunale. Una mozione ignobile, con la quale si dichiara Verona “Città a favore della vita”.

Citando dati provenienti da fonti discutibili (www.sussidiario.net), nella mozione approvata si afferma che la legge 194 avrebbe incentivato il ricorso all’aborto, piuttosto che contrastare quello clandestino. Sulla base di premesse assolutamente antiscientifiche si decide che il Comune debba “adoperarsi per la diffusione di una cultura di accoglienza della vita”, destinando un “congruo” finanziamento ad associazioni cattoliche veronesi.

Così, in un periodo in cui la restrizione delle risorse pubbliche porta a continui tagli ai servizi sociali, e i consultori previsti dalla legge 194 soffrono carenza di risorse umane e strumentali, a Verona si finanziano associazioni private amiche, e si utilizza l’alibi della difesa della vita per limitare scelte e diritti.

Secondo gli estensori e i sostenitori della mozione, la donna è evidentemente una persona superficiale che ricorre all’aborto per mancanza di informazioni, per pigrizia, per dispregio della vita, quando basterebbe “un piccolo aiuto economico” per evitarlo. Affermazioni che rivelano una concezione oscurantista e dispregiativa della donna.

La nostra città sembra un vero e proprio laboratorio di pratiche per ricacciarci al medioevo. Qui, lo scorso febbraio, si tenne un convegno organizzato dall’associazione “Pro-vita”, con la partecipazione del sindaco Sboarina e dell’allora vicesindaco Lorenzo Fontana, ora ministro della Famiglia e aderente al Comitato No194, che si propone di far abrogare la legge 194/1978.

Il 23 ottobre, sempre a Verona, si è tenuto il convegno “Aborto: le ragioni di una mozione per la vita”, con relatore Alberto Zelger promotore della mozione (noto per le sue affermazioni contro gli omosessuali), e presieduto da Andrea Bacciga, il consigliere che lo scorso luglio fece il saluto romano alle attiviste di NonUnaDiMeno presenti nell’aula consiliare. Infine il prossimo 24 novembre in città si terrà un convegno internazionale di Forza Nuova, per celebrare “il vento del cambiamento” portato dall’approvazione della mozione antiaborto.

Da Verona sembra essere partita una vera e propria offensiva contro la legge 194, che si sta estendendo in altre parti d’Italia: la stessa mozione è stata proposta a Roma e a Ferrara. L’attacco ad una legge che ha rappresentato e rappresenta un baluardo non solo a difesa della vita e della salute della donna, ma soprattutto a difesa della sua libertà e autodeterminazione non è casuale e non è da sottovalutare.

Verona è patria di movimenti cattolici tradizionalisti. Da anni nella chiesa di Santa Toscana a Veronetta si tiene ogni domenica la messa in rito preconciliare. Qui si sono tenute messe di riparazione per il gay pride e per il ramadan, e la cerimonia di commemorazione in occasione della morte di Erik Priebke. Lo stretto collegamento fra questi movimenti e l’estrema destra è assodato da tempo. Così come risultano strettamente legati all’estrema destra i movimenti cosiddetti pro-life, quali Pro-vita fortemente connessa a Forza Nuova e il Comitato No194, il cui presidente afferma: “Il giorno in cui l’aborto volontario sarà di nuovo reato in Italia, avremo compiuto un passo importante verso la decomunistizzazione sostanziale del nostro paese”.

A Verona la reazione delle donne, e non solo, è stata immediata, forte e visibile. La manifestazione promossa da NonUnaDiMeno il 13 ottobre ha visto la partecipazione, oltre che della Cgil, di associazioni e movimenti con oltre cinquemila persone, tra cui tantissime giovani, una presenza assolutamente strabiliante per la nostra sonnacchiosa città, e questo consola. Sarebbe però un gravissimo errore trattare la mozione veronese come atto folkloristico, eccesso di qualche personaggio locale. Verona dimostra che il tema della libertà della donna attiene alla stessa idea di società che vogliamo, ed è un tema che riguarda tutte e tutti. Affrontarlo è urgente.

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