Spagna: la montagna ha partorito un topolino - di Nuria Lozano Montoya

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Solo nove mesi fa, i compagni mi hanno invitato a condividere una riflessione sul cambio di governo nello Stato spagnolo, che ho intitolato #AdiósRajoy #AdiósPp. E questo periodo, nove mesi, è ciò che è bastato perché si aprisse una nuova crisi di governo, in realtà un nuovo esercizio di irresponsabilità politica in capo alla socialdemocrazia del Psoe e dei partiti favorevoli all’indipendenza della Catalogna, che aumenta ancora di più il rischio di un’involuzione democratica nel paese.

Sull’orlo di una nuova possibile recessione, la maggior parte della popolazione vive in una situazione di emergenza sociale causata da un decennio di tagli al salario diretto e indiretto. Privatizzazioni, esternalizzazioni e tagli a sanità, istruzione, non autosufficienza e pensioni; le riforme del lavoro; tassi esorbitanti di disoccupazione e disuguaglianza; povertà lavorativa ed esclusione sociale; discriminazione di genere: sono solo una parte del bilancio della gestione dei successivi governi di Psoe e Pp.

Consapevole della durezza della situazione per milioni di persone, il gruppo parlamentare di Unidos Podemos ha costretto il governo a un patto che avrebbe garantito l’approvazione di un bilancio dello Stato che, senza essere una manovra “socialista”, avrebbe consentito per la prima volta in un decennio il superamento dei tagli alle spese sociali con misure quali i sussidi di disoccupazione per le persone oltre i 52 anni; l’aumento delle pensioni; l’aumento del salario minimo; la perequazione del congedo di maternità e paternità; l’aumento dell’indennità di non autosufficienza; l’ultra-attività dei contratti collettivi; la regolamentazione del mercato degli affitti e la riforma fiscale, tra le altre questioni.

Un accordo al quale il Psoe giunge suo malgrado (una buona parte del partito cerca di prevenirlo, senza successo) e che non difende in nessun momento, affidando il compito quasi esclusivamente a un gruppo dell’opposizione che, per senso di responsabilità, assume la sfida ponendo al centro dell’agenda politica le persone e i loro bisogni.

Ma in questo periodo la politica è attraversata, a tutti i livelli, dagli impatti legati alla situazione politica in Catalogna, e dall’evoluzione del processo giudiziario ai capi del “percorso” verso l’indipendenza. Quando il governo di Pedro Sánchez accetta di aprire un tavolo di dialogo fra il governo spagnolo e il governo della Generalitat, con il coinvolgimento di gruppi parlamentari rappresentati al Congresso catalano e un relatore che aiuti a spiegare il contenuto delle proposte di indipendenza, Pp, Ciudadanos e Vox (partito di estrema destra di recente irruzione nel panorama elettorale) convocano una manifestazione contro i colloqui, accusando il governo Sanchez di alto tradimento, e finendo per provocare una tempesta politica ben al di là di ciò che avrebbero voluto.

Quando il governo Sanchez fa marcia indietro rispetto alla sua proposta di dialogo, il destino della legge di bilancio è segnato. I partiti indipendentisti, in una nuova dimostrazione che per loro il concetto di paese è solo una nozione astratta che può essere perfettamente costruita sulla sofferenza di centinaia di migliaia di catalani che sono sull’orlo dell’esclusione sociale, decidono di votare contro il progetto di bilancio, vanificando così ogni possibilità di rovesciamento dei tagli sociali, e costringendo il governo a indire elezioni o andare ad una fase di agonia, alla ricerca di una maggioranza votazione per votazione, fino alla fine della legislatura. Una rottura che alla fine si risolve con la convocazione di elezioni anticipate.

La convocazione di nuove elezioni non risolve il problema di fondo: la ripulsa sociale alla corruzione, la necessità di affrontare, da parte della politica, la crisi del modello territoriale di Stato, l’urgenza di un cambiamento nella politica sociale, la risposta alla mobilitazione femminista e alla “marea” dei pensionati.

È necessario pensare collettivamente, condividere problemi, decidere soluzioni e costruire insieme un paese con un futuro per la sua gente, basato su uguaglianza, libertà e giustizia. Solo con un’alleanza solidale delle classi popolari in uno Stato plurinazionale lo renderemo possibile.

Questo è un compito che solo la sinistra di cambiamento può affrontare, solo Unidos Podemos e le convergenze come En Comú Podem in Catalogna possono rendere possibile un Paese in cui le libertà nazionali, i diritti sociali e le garanzie democratiche consentano alla maggioranza della popolazione di vivere in pace e uguaglianza, mettendo le persone e le loro esigenze al centro dell’azione politica. Speriamo di renderlo possibile, perché non possiamo farlo da soli, ma insieme siamo di più e più forti.

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