Formidabili quei nonni - di Michele Lomonaco

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Decine di migliaia di pensionati a Roma, perché il governo cambi le politiche economiche e ci ascolti.

Se sei ore (treno, bus, metro) in un giorno vi sembran poche, provate voi a manifestare. La citazione, adattata alla situazione, spiega al meglio cosa voglia dire per un pensionato di 65-70 anni e oltre andare, come sostengono i nostri detrattori, “in gita” a Roma. Sacrificio. Ma per una giusta causa.

La gran parte dei partecipanti alla manifestazione può vantare una lunga militanza nel sindacato, quindi una sana (e giusta) propensione alle lotte per ottenere o riconquistare diritti e salario. Ma anche la parte meno “politicizzata”, che si è iscritta allo Spi Cgil perché ha avuto assistenza e soddisfazione rispetto all’ottenimento di servizi e diritti, ha partecipato alla protesta romana, perché consapevole che, a partire dalla non avvenuta perequazione delle pensioni, l’attenzione di questo governo per i pensionati non va oltre il fare cassa (bancomat), risparmiando sulle rivalutazioni delle pensioni per coprire altri provvedimenti economici.

La nostra lotta però non si limita alla protesta per lo scippo di 3,5 miliardi della rivalutazione. Ma è supportata da una solida e ben articolata piattaforma, che necessita assolutamente di un confronto con la controparte governativa: tutela del potere d’acquisto delle pensioni; riconoscimento del lavoro di cura per le donne; pensione di garanzia per i giovani che altrimenti avranno pensioni da fame; stanziamento di ulteriori quattro miliardi perché la sanità pubblica torni ad essere universale, gratuita e di qualità; legge sulla non autosufficienza, pena il disagio estremo per migliaia di famiglie.

Inoltre, sul fronte fiscale, avversione drastica alla introduzione della flat tax (termine inglese che tende a nascondere la reale intenzione), che beneficerebbe i più ricchi a danno di chi ha di meno. Salterebbe la progressività nel pagamento delle imposte, che è un sacrosanto caposaldo costituzionale. Chi oggi paga l’aliquota del 33/41/43% perché ha un reddito più alto, pagherebbe un’aliquota del 15/20%, con ampi benefici. La stragrande maggioranza di pensionati e lavoratori, con redditi sotto i 28.000 euro, avrebbe invece scarsissimi benefici, al punto che in alcuni casi sarebbe più vantaggiosa l’attuale tassazione. Infine, far pagare una tassa sui patrimoni più rilevanti (oltre un milione di euro) non è una bestemmia, è una necessità assoluta ed è certamente più equa che tagliare le pensioni.

Per tornare alla partecipata manifestazione di sabato primo giugno, bellissimo e coloratissimo il colpo d’occhio di una piazza San Giovanni gremita. Un solo disappunto per noi pensionati provenienti con i treni dal nord (ma supponiamo sia stato così anche per alcuni provenienti dal sud), legato al fatto che quando siamo arrivati in piazza, pronti a dispiegare striscioni e bandiere, l’intervento del segretario dello Spi Cgil, Ivan Pedretti, era quasi terminato.

Molto gradita la presenza di rappresentanti delle altre categorie e di molte Camere del Lavoro, ma soprattutto la presenza di una delegazione degli studenti medi romani, che testimonia della stupidità delle polemiche sulla presunta dicotomia tra istanze dei pensionati e sacrosante aspettative di migliaia e migliaia di giovani, votati loro malgrado al precariato. Ai giovani proviamo a ripetere quanto canta Roberto Vecchioni nella sua nuova canzone “Formidabili quegli anni”: “…e le libertà che avete mica c’erano ai nostri tempi, noi ci siamo fatti il culo, tocca a voi mostrare i denti”.

Naturalmente attendiamo risposte concrete da parte governativa, con l’apertura di una seria trattativa, e ci dichiariamo fin d’ora a fianco di tutte le lotte che altre categorie, e gli stessi giovani del Global Strike, hanno già proclamato.

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