8 marzo, giornata di lotta - di Alessandra Ghirotti

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L’8 marzo è una giornata di lotta, per tutte le donne che lavorano, e per la nostra organizzazione. Serve ancora oggi lottare per mantenere le conquiste sociali, economiche e politiche, e per contrastare le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo. Sono ancora all’ordine del giorno gli attacchi alle conquiste del passato che diventano oggi ancora più attuali, perché messe in discussione da politiche maschiliste e retrograde. Contro questi attacchi serve una posizione di condanna e di contrasto chiara e ferma da parte dell’organizzazione.

È necessario un confronto interno all’organizzazione su tematiche femministe. Le donne della Cgil vogliono un dibattito vero, nei direttivi, nei coordinamenti e nelle assemblee, in cui sia chiaro l’obiettivo finale: un cambiamento culturale radicale all’interno della nostra organizzazione. Serve un confronto indipendente dalle logiche della rappresentanza e vicino alle rivendicazioni femminili da cui è necessario ripartire. Non bastano i proclami e le iniziative di sensibilizzazione, bisogna denunciare e contrastare qualsiasi forma di violenza fisica e psicologica, garantendo alle donne adeguata protezione, bisogna difendere la parità di salario e tutele sul posto di lavoro, e cambiare l’approccio culturale e familiare rispetto al ruolo della donna.

Abbiamo il dovere di intraprendere un percorso di reale definizione del ruolo delle donne all’interno ed all’esterno dell’organizzazione. Il progredire di politiche e modelli culturali maschilisti e patriarcali deve renderci più forti e maggiormente incisive e incisivi nelle rivendicazioni. Serve quindi un cambio di prospettiva politica, in cui la discussione sulle tematiche femministe sia centro del dibattito anche all’interno dell’organizzazione, con il valore aggiunto della molteplicità e varietà di posizioni e senza prevaricazioni.

Il cambio di prospettiva deve passare anche dalla riaffermazione del principio di eguaglianza e condivisione del lavoro di cura, che non può essere esclusiva responsabilità delle donne. L’assistenza e la cura devono diventare responsabilità condivise.

Infine occorre ricordare che molte donne della Cgil sono attive anche in associazioni e organizzazioni che stanno difendendo le conquiste raggiunte, che rivendicano con la pratica quotidiana maggiori tutele, diritti ed indipendenza, e che l’8 marzo partecipano allo sciopero internazionale femminista. Nel rispetto di posizioni differenti, la discussione ed il confronto interno e con soggetti esterni all’organizzazione ha il valore aggiunto di porre attenzione a queste tematiche. Ancora oggi moltissime donne non partecipano perché impossibilitate a farlo, a causa del peso familiare e sociale e dell’impostazione culturale che le circonda. Molte donne inoltre non conoscono i propri diritti, e non sono consapevoli degli attacchi fascisti emersi negli ultimi tempi.

Come Cgil dovremmo ascoltare le voci dei movimenti transfemministi e il silenzio delle donne “nascoste”, e farci portavoce del riscatto del mondo femminile sia con un percorso di coinvolgimento capillare sia con l’adesione allo sciopero internazionale dell’8 marzo, anche con il coinvolgimento di Cisl e Uil e del sindacato internazionale.

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