Ttip: un trattato virale - Monica Di Sisto

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“Già a settembre tenevamo d’occhio con ansia l’orizzonte alla ricerca di possibili shock, date le fragilità finanziarie mai affrontate dalla crisi del 2008 e la persistente debolezza della domanda. E’ arrivato all’improvviso, ma la storia più importante da raccontare è quella di un decennio di debiti, illusioni e deriva politica”. Parola di Richard Kozul-Wright, direttore del dipartimento di Strategie di globalizzazione e sviluppo dell’agenzia Onu Unctad, fornendo i primi dati sull’impatto devastante del Covid-19 sull’economia globale. Gli esperti del settore confermano che la deregulation commerciale assicurata anche dalle politiche europee è tra le cause strutturali della volatilità del mercato globale, oltre che dei tagli alle tutele sociali e sanitarie permesse dagli Stati membri per rendere merci, servizi e imprese più competitive. Eppure la Commissione europea non vuole rinunciare all’operazione simbolo di questa strategia sbagliata.

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha infatti annunciato che “spera che entro il mese” si chiuda un nuovo “mini-accordo” per liberalizzare il commercio tra Usa e Ue. Non toccherà i dazi americani sulle merci Ue, addirittura aumentati nelle ultime settimane, ma si concentrerà sul contenere il Principio di precauzione, limitando i meccanismi di sicurezza alimentare e sanitaria europei per facilitare l’ingresso delle merci statunitensi. Più Ogm e meno controlli nei nostri paesi, hanno spiegato i negoziatori alla stampa, proprio come stanno chiedendo nelle stesse ore all’Organizzazione mondiale del commercio gli Stati Uniti, il Canada e il Brasile.

Per denunciare questa manovra, spiegare nel dettaglio i rischi che comporta e come uscirne, la Campagna Stop Ttip Italia ha pubblicato il nuovo report “Trattati virali: i legami fra nuovo Ttip, salute e precauzione ai tempi del Coronavirus” (https://stop-ttip-italia.net/2020/03/12/trattati-virali-i-legami-fra-nuovo-ttip-salute-e-precauzione-ai-tempi-del-coronavirus/#more-6583).

Il report ricorda come il ministro alla Salute Roberto Speranza, fin dalla dichiarazione dello stato d’emergenza da Covid-19, abbia citato l’immediata reazione nazionale di stop a viaggi e scambi, ispirata dal Principio di precauzione, come essenziale per la limitazione del contagio.

Gli Stati Uniti, invece, per affrontare il deficit commerciale con l’Ue e garantire un accesso più ampio possibile al grande mercato europeo per i loro prodotti, puntano, tra l’altro, all’indebolimento del Principio di precauzione e al riconoscimento degli organismi di valutazione della conformità (Cab) statunitensi come competenti per l’autorizzazione dei prodotti sul territorio europeo. Con l’eliminazione di una serie di restrizioni all’importazione per alcuni prodotti agroalimentari ‘Made in Usa’ come gli Ogm, quelli che presentino livelli massimi di residui di pesticidi superiori ai limiti posti dalla legislazione europea o carni trattate con cloro o acido perossiacetico.

La formula magica per attaccare i nostri standard di sicurezza sarebbe la “valutazione della conformità”: non una dicitura innocua e tecnica, ma una modalità di svolgimento della cosiddetta “cooperazione normativa”. Un meccanismo indicato dai suoi sostenitori come efficace nel rimuovere le “barriere commerciali non tariffarie” e la “burocrazia superflua” delle attuali procedure di immissione in commercio per prodotti così diversi come quelli europei e statunitensi.

I pro-Ttip omettono di dire che la cooperazione normativa costituisce una seria minaccia al processo decisionale democratico, introdotto in Europa per difendere salute, diritti e ambiente.

Come si evince anche dalle prime bozze del Ri-Ttip, si subordina qualsiasi regolamentazione esistente al potenziale impatto sugli scambi e la si sottopone, con questa lente, a revisione in comitati opachi, istituiti in base agli accordi commerciali, da parte di funzionari che ascoltano i suggerimenti delle grandi imprese e dei loro consulenti, non certo quelli di sindacati, ambientalisti o altre associazioni e movimenti.

Alla luce di quanto scoperto, chiediamo che l’Italia ottenga una moratoria di tutti i trattati commerciali in corso da parte Ue fino a che non si sia fatta una approfondita valutazione dei loro impatti su salute, ambiente, diritti dei lavoratori e sul mercato interno. Chiediamo ancora che il Ttip venga respinto al mittente, a Donald Trump, negazionista dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Che non sta facendo la sua parte per arginare il Coronavirus, mentre l’Italia paga a caro prezzo la sue scelte di contenimento e rischia di trovarsi a competere in condizioni di svantaggio con le merci statunitensi sia in Italia che nel mercato europeo e in quello Usa.

L’auspicio è che la lezione del Coronavirus venga assorbita fino in fondo, e che questo, come indicano autorevoli agenzie delle Nazioni Unite, si traduca in più investimenti in sanità, redditi, coesione sociale e tutela dell’ambiente, e non nell’ennesima occasione di speculazione e svendita del Principio di precauzione e degli standard Ue, come nei peggiori paradigmi di shock economy.

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