Usa: atleti in lotta, lavoro in crisi, storia di due Convenzioni - di Peter Olney e Rand Wilson

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Nell’ultima settimana di agosto, la Convenzione nazionale repubblicana di Trump si è chiusa con una cerimonia simile ad una manifestazione di Mussolini a Roma. Luci intense, innumerevoli bandiere e lacchè adoranti che acclamavano ogni sua bugia. Trump è stato accompagnato da una squallida galleria di oratori di destra che acclamavano le virtù del duce. La Convention ha anche dato spazio a una coppia di sposi che aveva brandito le armi per proteggersi dai pacifici manifestanti di Black Lives Matter (Blm). Trump si sta incanalando nella campagna di Richard Nixon del 1972, quando il presidente in carica fece appello alla “maggioranza silenziosa” a sostenerlo nell’affrontare i mali del paese; nel caso di Trump, soprattutto mali da lui stesso creati.

Ma la Convenzione repubblicana non è stata la grande notizia. La notizia più importante è stata invece che gli atleti – bianchi, neri e bruni – hanno scioperato in protesta contro il trattamento dei neri da parte delle forze dell’ordine. L’ultimo oltraggioso crimine sono state le sette pallottole sparate dalla polizia alla schiena di un nero padre di quattro figli a Kenosha, Wisconsin. La squadra di basket Milwaukee Bucks, in una città a sole 40 miglia da Kenosha, si è rifiutata di giocare la partita in programma. Altre squadre della National Basketball Association (Nba) hanno seguito l’esempio; chiudendo le attività della lega, in cui l’81% dei giocatori è nera. La rivolta si è diffusa ad altri sport, inclusa la Major League Baseball, dove solo l’8% è nero. Ma ancora diverse squadre sono uscite dal campo rifiutando di giocare. Anche l’hockey su ghiaccio, sport quasi esclusivamente bianco, ha annullato diverse partite. Queste azioni di lotta – guidate da giocatori di prima grandezza e dai loro sindacati – hanno tolto la scena alle farneticazioni razziste del presidente.

Le proteste continueranno probabilmente all’inizio del campionato di football americano, la più profittevole di tutte le leghe, dove i padroni delle società sono tradizionalmente più allineati a Trump. Ma oltre il simbolismo delle magliette stampate con Blm e i nomi delle vittime delle sparatorie, i giocatori Nba hanno strappato un’importante concessione. In risposta allo sfacciato tentativo di Trump alla soppressione del voto per corrispondenza, i giocatori hanno costretto le società a concordare sul far diventare gli enormi stadi urbani dei seggi elettorali nelle elezioni presidenziali. Gli stadi possono diventare rifugi sicuri per neri e bruni per votare senza paura di attacchi armati.

I sindacati degli atleti – che organizzano il 100% della forza lavoro – sono ora all’avangardia del movimento dei lavoratori! Il movimento sindacale nel settore privato è molto più piccolo (rappresenta solo il 7% della forza lavoro) e quindi con minore forza. Ma i sindacati in specifici settori come trasporto, sanità e manifattura hanno ancora un peso considerevole. Ispirati dagli atleti neri, diversi sindacati hanno proclamato che questa è “stagione di scioperi dovunque per chiunque”. Sta andando avanti l’organizzazione per cercare di replicare le azioni degli atleti nel più largo mondo del lavoro.

Nel frattempo la Convenzione democratica, che ha nominato il neoliberista Joe Biden, è stata un appello al ritorno alla normalità, ai “bei vecchi giorni” di leader sani e stabili come Obama. Sono state offerte poche soluzioni per il terribile stato dell’economia sconvolta dalla pandemia. Il principale punto della piattaforma di Sanders “Medicare for All” è stato bocciato dal comitato del programma 126 a 34. Quattro dirigenti dei più grandi sindacati hanno votato contro, nonostante le loro federazioni (Nea, Aft e Seiu) fossero a favore.

La struttura “chi vince prende tutto” della politica elettorale Usa lascia il movimento sindacale e la sinistra senza altre opzioni se non il sostegno a un candidato filopadronale come Biden. La nostra speranza è che, sconfiggendo Trump, si aprano nuove opportunità per conquiste da parte dei lavoratori. La sfida è non solo di eleggere Biden ma di usare la campagna per rafforzare il lavoro in modo che dopo possiamo vincere su nostri contenuti. Sfortunatamente questo sforzo è minato dal presidente dell’Afl-Cio, Trumka, e da altri dirigenti che dichiarano “Joe ci conosce”, illudendo i lavoratori che Biden sia veramente loro favorevole. Però, guardando ai finanziamenti da parte di aziende antisindacali e ai consiglieri neoliberisti, si può prevedere la politica della futura amministrazione Biden.

Le azioni dirette come quelle degli atleti neri e del movimento Blm offrono un’opportunità di rafforzamento anche ai lavoratori. Un altro esempio viene dalla International Longshore e Warehouse Union (Ilwu), che ha bloccato i porti della west coast il 19 giugno in protesta contro gli omicidi di polizia e il razzismo strutturale. Azioni simili saranno necessarie se Trump rifiutasse di lasciare la carica dopo una chiara sconfitta elettorale. Sta già costruendo le basi di un simile colpo di Stato, e il movimento sindacale deve essere pronto a rispondere con mobilitazioni di massa e azioni militanti.

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