Dall’emergenza a un nuovo modello di sviluppo. Prospettive e difficoltà in Veneto - di Paolo Righetti

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Nelle scorse settimane la Cgil del Veneto ha prodotto e diffuso un documento di analisi e proposta che declina i temi, gli obiettivi strategici e le priorità indicati nel documento della Cgil nazionale in rapporto alle specificità del territorio regionale. Da una parte ha risposto all’esigenza di dare voce e visibilità alla nostra elaborazione e alle nostre sollecitazioni nell’ambito del confronto politico sulle elezioni regionali del 20 e 21 Settembre. Elezioni che purtroppo, per tanti diversi fattori, sono ampiamente segnate nel risultato. Dall’altra rappresenta soprattutto un’attualizzazione della nostra analisi sulla situazione economica e sociale e dei nostri obiettivi prioritari, anche in riferimento alla straordinaria emergenza sanitaria che stiamo attraversando. Un riferimento organico e concreto per la nostra attività di contrattazione a tutti i livelli e per la nostra iniziativa sindacale, in particolare per il confronto e la vertenzialità con la prossima amministrazione regionale.

Tutela dell’ambiente e del territorio, sviluppo dell’economia circolare e rigenerazione urbana, sostenibilità e riconversione green delle fonti energetiche, delle attività produttive, dei sistemi logistici e di mobilità, ammodernamento e connettività delle infrastrutture e delle reti, lavoro di qualità e sicurezza sul lavoro, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, rafforzamento dei sistemi pubblici di istruzione e formazione, di tutela della salute, di previdenza e protezione sociale in un quadro di accesso universale, di garanzia dei livelli essenziali e di omogeneità delle prestazioni in tutto il territorio nazionale e regionale: sono questi in sintesi e per titoli gli ambiti prioritari di intervento che abbiamo proposto, indicando per ognuno necessità e azioni specifiche da attivare e realizzare.

Su questi temi chiediamo alle forze politiche-istituzionali della Regione, di maggioranza e di opposizione, di impegnarsi a orientare le risorse del bilancio regionale, a destinare le risorse economiche nazionali e europee che sono state o verranno attribuite al Veneto, e di costruire un cronoprogramma di interventi e incentivi coerenti con tali finalità.

Il confronto e l’iniziativa con l’amministrazione Zaia è particolarmente complicato, perché siamo di fronte a uno strapotere politico e mediatico e a un consenso elettorale difficile da scalfire e ridurre. Un consenso costruito negli anni facendo sponda politica alle pressioni lobbistiche di precise categorie economiche e sociali, facendo prevalere la logica della competizione territoriale sulla conflittualità e sulle contraddizioni sociali, facendo passare scelte iperliberiste e inique per scelte interclassiste e vantaggiose per tutti, su una straordinaria capacità mediatica di trasmettere l’idea di una presunta virtuosità del sistema Veneto, di minimizzare o di scaricare le colpe e le responsabilità delle tante situazioni negative sugli altri livelli istituzionali e di governo. Il tutto con la compiacenza o la diretta subalternità del sistema mediatico locale, un pericolo vero di vulnus democratico nel sistema dell’informazione, e nel libero confronto politico, culturale e anche sindacale.

Per questo nel nostro documento siamo partiti dal mettere in discussione la narrazione idilliaca che Zaia e la sua maggioranza fanno della condizione e del governo del Veneto, e dall’evidenziare il grande scarto che esiste tra questa rappresentazione e la situazione reale. Perché anche in Veneto le criticità e le situazioni negative sono tante e gravi sul piano ambientale, produttivo, economico e sociale, sul piano della legalità, della qualità e della sicurezza sul lavoro, per diversi aspetti importanti anche su quello dei servizi educativi, sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali.

C’è anche qui una regressione e un ritardo nel ridurre le crescenti diseguaglianze sociali, nel dare risposte compiute e di qualità ai bisogni vecchi e nuovi dei lavoratori, dei giovani, delle donne, degli anziani, e in particolare di chi è in condizioni di disagio economico o di fragilità. Anche qui stanno prevalendo le logiche del profitto, della privatizzazione dei servizi essenziali, della centralità assoluta dell’impresa.

La Cgil può e deve svolgere un ruolo importante di controinformazione e di condizionamento delle prossime scelte economiche e sociali in questo territorio. Ma dobbiamo farlo con intelligenza, documentando e argomentando gli elementi negativi e le critiche, evidenziando il grande scarto fra gli atti programmatori e la loro realizzazione effettiva, declinando con efficacia le nostre proposte alternative, convincendo la nostra rappresentanza e le comunità che sono quelle più utili a migliorare la loro condizione di vita e a tutelare il bene collettivo, sostenendole con un adeguato livello di iniziativa e mobilitazione.

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