Entra in vigore il trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari - di Franco Uda

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“Ce la faremo perché l’arco dell’universo morale è lungo ma tende alla giustizia”, 
Martin Luther King, 1968. 

Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw – Treaty on the prohibition of nuclear weapons) segna un punto di svolta nella lunga storia degli sforzi per ridurre i rischi nucleari, e per eliminare le 13mila armi nucleari che rimangono oggi, il 90% delle detenute da Usa e Russia.

Il 24 ottobre l’Honduras è diventato il 50° paese a ratificare il Trattato, attivandone l’entrata in vigore 90 giorni dopo, il 22 gennaio 2021. Quella data segnerà - per la prima volta dall’invenzione della bomba atomica – un punto di inversione dell’attuale tendenza, per cui lo sviluppo, la produzione, il possesso, l’uso, la minaccia di utilizzo e lo stazionamento di armi nucleari saranno espressamente vietati in un trattato globale.

L’entrata in vigore del Tpnw arriverà esattamente 75 anni dopo l’adozione da parte dell’Assemblea generale dell’Onu, il 24 gennaio 1946, della sua prima risoluzione, stabilendo, per la prima volta in un trattato nucleare, obblighi di assistenza alle vittime di test, e utilizzo di armi nucleari e di bonifica ambientale delle aree interessate da test e utilizzo.

Il Tpwn arriva in un momento in cui i rischi di una guerra nucleare stanno aumentando, e mentre i principali stati armati nucleari del mondo stanno sviluppando le loro capacità di armi nucleari. Entra in vigore nello stesso momento in cui altri accordi chiave che limitano le armi nucleari vengono scartati o minacciati, e mentre i principali Stati dotati di armi nucleari non riescono a rispettare i loro obblighi di disarmo nucleare del Tnp.

Lo sforzo del Tpnw è stato progettato per colmare una “lacuna legale” nel regime globale di non proliferazione nucleare per quanto riguarda il divieto delle armi nucleari. Il Trattato di non proliferazione (Tnp) del 1968 non ha espressamente messo al bando le armi nucleari, anche se il loro uso sarebbe contrario alle norme del diritto internazionale applicabili nei conflitti armati.

Gli autori del Tpnw sostengono che, poiché l’uso di armi nucleari violerebbe il diritto umanitario internazionale, il loro possesso e il loro uso devono essere vietati. Fin dall’inizio, le maggiori potenze nucleari, in particolare Stati Uniti, Russia, Francia e Regno Unito, hanno cercato di rallentare lo slancio verso il Tpnw, affermando che i loro interessi di sicurezza giustificano la perpetuazione delle loro dottrine di deterrenza nucleare, che prevedono il potenziale uso di armi nucleari su vasta scala.

Questa pietra miliare è il culmine di un’iniziativa decennale guidata da un gruppo di Stati chiave non nucleari, e da una coalizione globale di attivisti della società civile che lavorano attraverso la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican), destinataria del Premio Nobel per la pace nel 2017 per i suoi instancabili sforzi. E’ un nuovo capitolo per il disarmo nucleare, decenni di attivismo hanno raggiunto ciò che molti dicevano impossibile: vietare le armi nucleari.

Con l’entrata in vigore del Trattato cambierà molto anche per gli Stati che non hanno aderito. Possiamo aspettarci che le aziende smettano di produrre armi nucleari, e le istituzioni finanziarie smettano di investire in società produttrici di armi nucleari? Certamente sappiamo che oltre 600 organizzazioni partner in oltre 100 Paesi continueranno a essere impegnate nella promozione di questo trattato e della norma contro le armi nucleari. Tutti sapranno che quest’arma è stata proibita, e che ora è il momento per loro di stare dalla parte giusta della storia.

L’Italia non è tra i Paesi che hanno ratificato il Trattato, anche se dal 2017 è attiva una campagna - “Italia, ripensaci”, promossa da Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica - che punta a far cambiare idea a governo e politica italiani, finora rimasti fuori, per scelta, da questo percorso di disarmo nucleare.

Le stesse organizzazioni promotrici della campagna – aderenti a Ican – salutano con soddisfazione il risultato ottenuto, anche grazie allo sforzo della società civile italiana e internazionale, impegnandosi ulteriormente per la firma del nostro Paese, che dovrebbe liberarsi dalle pressioni e indicazioni provenienti dalla Nato e dagli Stati Uniti, che mirano a tenerla sotto il loro ombrello nucleare con le circa 50 testate nucleari statunitensi presenti sul nostro territorio, nelle basi di Ghedi ed Aviano.

 

Ovviamente il nuovo Trattato sulla proibizione delle armi nucleari non ridurrà il pericolo nucleare dall’oggi al domani, ma cambierà il verso della narrazione pubblica. La storia non si piega alla giustizia da sola, e non abbastanza rapidamente, il Tpnw piegherà la storia nella direzione che tutti i Paesi dicono di volere, l’eliminazione delle armi nucleari e del rischio di una catastrofe atomica. 

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