Parigi: Manifestazioni contro la “loi Sécurité globale” - di Ilaria Bettarelli

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In queste settimane la Francia è protagonista del mainstream europeo. Reduce da un anno assai travagliato che non l’ha risparmiata da incendi, esondazioni, attentati, casi numerosissimi di Covid, vive momenti di grande mobilitazione civile. Evidentemente i francesi nei momenti di difficoltà non dimenticano il diritto alla mobilitazione.

Tutto comincia il 24 novembre scorso, quando, nonostante le molte polemiche suscitate, l’Assemblea Nazionale vota il “Texte de loi sécurité globale”, un testo di legge sulla sicurezza che, in particolare, contiene un molto discusso articolo 24, che limita la possibilità di effettuare riprese video degli agenti di polizia. Approvato ampiamente prima del suo esame in Senato: 388 i favorevoli, 104 i contrari, 66 gli astenuti. Decisione che cade proprio la mattina successiva allo sgombero, definito “brutale” dagli stessi giornalisti francesi, di un nuovo campo profughi, istallato alla République il giorno prima e rimosso forzatamente in serata.

Il Senato, che deve esaminare il disegno di legge inventato dai deputati Jean-Michel Fauvergue e Alice Thourot, in risposta alle prime polemiche e tensioni si propone già di “correggere” il testo di legge al momento della sua presa in esame. Il primo ministro stesso, Jean Casteux, pur difendendo un “testo eccellente”, fa sapere che il Consiglio costituzionale dovrà rivederlo, soprattutto sull’articolo incriminato. Già il ministro dell’Interno, Gérard Darmanin aveva messo le mani avanti anche sull’ipotesi di armamento obbligatorio degli agenti di polizia municipale, contenuta in un rapporto dei medesimi deputati, ma poi non compreso nel testo di legge.

A buttare benzina sul fuoco qualche giorno dopo (ma il fatto avviene il 21 novembre 2020), spopola per tutto il web il video ripreso dalle telecamere di sorveglianza di una piccola attività. Si tratta di Michel Zecler, un produttore di musica di Parigi, mentre viene trattenuto, picchiato da quattro agenti di polizia ed investito con un fumogeno in uno studio di registrazione del XVII arrondissement, perché “senza mascherina”. Gli agenti si difendono: pare che il ragazzo abbia provato a sottrarre le loro armi per aggredirli, ma la violenza delle riprese supera qualsiasi dichiarazione a posteriori. Le immagini mostrano un ragazzo di colore che viene malmenato da quattro persone in divisa armate di manganello. Inutile dire come questo richiami gli incidenti avvenuti negli Stati Uniti.

Il 28 novembre, un collettivo di sindacati, gruppi umanitari e giornalisti indicono una manifestazione di protesta in tutta la Francia. Le manifestazioni andranno avanti per tutta la settimana, con 133mila scesi in piazza secondo il ministero dell’Intérieur, 500mila secondo gli organizzatori. A Parigi la manifestazione del 28 novembre inizia a Place de la Republique, un fiume di 46mila persone secondo l’Intérieur, 200mila secondo gli organizzatori, che raggiunge alla fine Place de la Bastille. Le proteste continuano anche durante la notte e le tensioni salgono tra i manifestanti più radicali e gli agenti di polizia. Incendi, atti di vandalismo e fumogeni lanciati contro gli agenti. Agenti che rispondono e si registra più di un caso di aggressione “per sbaglio” come quello di Ameer al-Halbi, un giovane fotografo indipendente, trascinato e picchiato.

Il presidente Macron a questo punto chiede immediatamente un provvedimento per “ripristinare la fiducia tra i cittadini e chi li protegge”, ma i manifestanti tornano in piazza il 5 dicembre con una seconda mobilitazione, iniziata a Porte des Lilas, parte orientale di Parigi, verso la Place de la Republique. Questa volta molti Jilet Gialli, molti volti coperti, se non dalle mascherine dai passamontagna, che distruggono le telecamere di sorveglianza cittadina, incendiano un camion, erigono contro gli agenti delle barricate, distruggono vetrine e bancomat, lanciano molotov. Parigi turbolenta. Sessantasette agenti coinvolti negli scontri di cui 48 feriti. Novantacinque persone fermate in arresto, dichiara il ministro dell’Interno.

Un episodio che “fa vergogna alla Francia” commenta Macron che però, parlando qualche giorno fa al portale di informazione “Brut”, ha anche fatto sapere che sarà possibile riprendere gli agenti di polizia durante le manifestazioni, senza sbilanciarsi troppo sulla possibilità di diffondere poi quelle riprese, ed ha definito “molte sciocchezze” le notizie che girano su questo testo di legge. È evidente au contraire che per i francesi non si tratti di sciocchezze, Covid o non Covid.

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