Migranti bloccati alla frontiera francese, i loro quadri no! - di Mathilde Anquetil

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Il 18 dicembre, Giornata internazionale dei Migranti, tra Ventimiglia e Menton i migranti sono bloccati mentre passano le loro opere artistiche.

La sinistra francese non dà lezioni agli altri europei sui diritti umani, ma tenta di farli rispettare in casa propria. Il collettivo “Antiracisme & Solidarité” (https://antiracisme-solidarite.org/) ha lanciato un appello raccolto da 218 organizzazioni del settore e sostenuto da sindacati e partiti di sinistra: decine di iniziative sono state organizzate su tutto il territorio per la Giornata internazionale dei Migranti, il 18 dicembre 2022.

La mobilitazione si è diffusa in tutta la Francia, contro una nuova ondata repressiva per i diritti dei migranti contenuta in una bozza di legge che sarà a breve discussa in parlamento a Parigi: misure previste dal ministro dell’Interno Gérald Darmanin che farebbero invidia al governo Meloni. La regolarizzazione dei “Sans papiers”, migranti a volte inseriti da anni nel lavoro seppur precario, con bambini ormai nati o scolarizzati in Francia, sarà ancora più difficile perché il titolo di soggiorno dovrà essere collegato a determinati settori di impiego cosiddetti “in tensione”, cioè nei quali manca la manodopera.

Per i migranti alle frontiere ormai c’è un dispiegamento impressionante delle forze dell’ordine, dopo una prima circolare ai prefetti del 17 novembre scorso. La Oqtf (obbligazione a lasciare il territorio) potrà essere rilasciata sin dal primo rigetto delle domande di asilo politico, senza aspettare la procedura di appello; la corte collegiale sarà sostituita da un giudice unico, per “sveltire le pratiche”. Chi riceverà il foglio di via sarà sistematicamente schedato come “persona ricercata” (dalla polizia), con una paradossale criminalizzazione della loro situazione.

Da Nizza un’associazione culturale, “Les Don Quichotte de la Riviera”, partecipa da qualche mese alla solidarietà da parte del mondo associativo francese a favore dei migranti bloccati a Ventimiglia. Oltre ai pasti serali, ogni sabato animano un atelier creativo nei locali del collettivo italiano Progetto20K, per favorire l’espressione artistica dei migranti bloccati in attesa di trovare l’occasione di un passaggio o rimandati dopo l’ennesimo tentativo. Un’occasione per esprimersi, per fare emergere la loro dignità, per raccontare in un linguaggio universale la frustrazione dell’attesa e l’inarrestabile desiderio di emancipazione. “Se non passano loro, portiamo simbolicamente le loro opere oltre la frontiera”, questa lo slogan e l’idea dell’iniziativa locale tra Ventimiglia e Mentone.

Il collettivo Somico 06 (Collettivo di sostegno ai migranti che federa vari comitati nel dipartimento di Nizza) con l’associazione “Roya Citoyenne”, ma anche con un sindacato di avvocati (Saf) che svolge un lavoro legale attivo, e interviene quando i gruppi di vigilanza presso i presidi della Paf (Polizia di frontiera) segnalano casi di violazione evidente dei diritti dei migranti, hanno organizzato un evento che si è svolto da una stazione ferroviaria all’altra sulla frontiera italo-francese.

Al mattino, una colazione solidale con il gruppo di migranti accampati sotto un ponte che porta al confine. Emergono da tende e giacigli di fortuna, unica soluzione dopo la chiusura del centro di accoglienza della Croce Rossa; tanti migranti africani provengono da paesi francofoni, il colore della pelle equivale ad un controllo sistematico sui treni. Il dialogo si instaura facilmente ma c’è prudenza nell’atteggiamento, ci viene richiesto di non fotografare: tre giorni prima, il 15 dicembre, le forze dell’ordine italiane hanno sgomberato un campo di fortuna nei pressi di un altro cavalcavia ferroviario “per contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina”.

Poi gli attivisti tirano fuori dal locale di Progetto20K una ventina di tele, belle, alcune cupe, alcune colorate, dove il sole sulle imbarcazioni contrasta con squarci neri, numeri, bandiere, visi tesi. Le artiste che hanno guidato gli ateliers sanno la storia che si cela dietro ciascun dipinto, ma le tele sono volontariamente prive di firma. Arriva una classe di liceali di Nizza a ringiovanire il gruppo di attivisti canuti, con alle spalle tanti anni di lotte. Nel treno partono i primi cori, passiamo comodamente in meno di quindici minuti la serie di tunnel che per i migranti, che spesso tentano il passaggio a piedi, rappresentano un rischio mortale. All’arrivo a Menton Garavan, un folto gruppo di forze dell’ordine vigila all’uscita. A nessun attivista viene chiesto un documento di identità: sembra una normale frontiera Schengen per chi ha un profilo etnico che non desta sospetto.

Davanti alla stazione viene allestita una mostra provvisoria; dopo una performance teatrale e musicale si susseguono dichiarazioni e testimonianze; amara quella di “Roya Citoyenne”, l’associazione che ha particolarmente sostenuto Cédric Herrou nella battaglia giuridica per l’abolizione del “delitto di solidarietà”.

Sulla Riviera il clima è relativamente clemente ma per i migranti che tentano la via delle montagne le temperature sono impietose. “Non c’è più nessun centro di accoglienza sul lato francese – raccontano gli attivisti - siamo solo noi come associazione a tentare di trovare un alloggio presso gli abitanti della valle. Qualche giorno fa è arrivato di notte un gruppo con una donna e alcuni bambini, non c’era più posto disponibile presso i nostri volontari. Al numero di emergenza dicevano di farli proseguire in treno, che però di notte non circola. Alla fine le tre ambulanze disponibili della valle sono venute in soccorso. Ma se si riproducesse tale evenienza, non ci sarebbe più soccorso sanitario per gli abitanti; il che non è sostenibile. Le associazioni di volontariato della valle sono stremate, anche a causa degli ingenti danni dell’ultima alluvione”.

Si condividono torte salate, pizze e bevande. Chi viene dalla Roya torna in macchina verso le valli alpine; il treno riporta gli attivisti francesi verso Nizza, si discute se guardare o boicottare la finale Francia-Argentina. I volontari italiani sono per lo più rimasti accanto all’accampamento di Ventimiglia: “Mica li lasciamo soli!”. Rimane da rafforzare localmente un coordinamento anche politico tra i partiti della gauche e quelli italiani su queste tematiche. Anche piccole iniziative individuali hanno una loro importanza. Sono ad esempio riusciti a fare riammettere una ragazza minorenne la cui domanda di asilo era stata rifiutata, a causa di una stima di maggior età palesemente non fondata.

Sul piano associativo, a Roma si è tenuto il 17 dicembre al caffè europeo SantiNumi un incontro tra i francesi residenti nella capitale dell’associazione di orientamento democratico “Français du Monde”, e Andrea Costa di Baobab experience. Lo conoscono bene a Ventimiglia e a Menton, stesse battaglie legali, stessa politica di repressione e sgomberi che impediscono di portare avanti progetti stabili di accoglienza dei migranti in transito. I francesi di Roma si sono impegnati ad aiutare come interpreti, e a raccogliere fondi per Baobab con un evento musicale.

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