Acqua, quanti tradimenti del referendum - di Riccardo Chiari

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Contattato dal manifesto sui continui tentativi di privatizzare il servizio idrico in Campania, Alex Zanotelli ha tirato amaramente le somme su quanto sta accadendo in Italia: “I principali attacchi arrivano dagli ultimi governi, che fanno del mercato la via per svendere servizi e diritti già pesantemente sotto attacco. Prima quello guidato da Mario Draghi, che nel decreto Aiuti bis ha posto scadenze molto ristrette ai sindaci che potrebbero sostenere una gestione pubblica. Poi Meloni, che addirittura peggiora il testo del ddl Concorrenza, mettendo in pericolo anche quanto realizzato a Napoli con la ripubblicizzazione del servizio con l’Abc, Acqua bene comune”.

In Toscana le cose vanno anche peggio. Nella regione dove a inizio secolo sono state costuite le Spa pubblico-private del servizio idrico, con il meccanismo del 51%-49% ma con una gestione privatistica che assicurava per giunta l'aggio del 7% ai soci privati, ora la parola magica è “multiutility”.

Si tratta della creazione di un'azienda dei servizi pubblici, attiva nei settori dei rifiuti, dell'energia (oggi in mani private una volta caduta la foglia di fico del 51%-49%), e anche dell'acqua. Dopo un primo, velocissimo passaggio nei 66 consigli comunali, concentrati nell'area centrale della Toscana, che hanno dato il via libera, dai movimenti per l'acqua pubblica e dai consiglieri comunali delle sinistra di alternativa è arrivata la richiesta di ridiscutere l'operazione. Ma i sindaci di Firenze, Prato, Empoli e Pistoia, i primi tre del Pd e l'ultimo di Fdi, sono stati sordi.

Anche la Cgil ha manifestato le sue critiche: “Si deve puntare alla ripubblicizzazione del servizio idrico – ha spiegato Maurizio Brotini – in coerenza con il referendum e mettendo in sicurezza la risorsa, grazie ai finanziamenti Ue”. Ma il cammino della multiutility è già tracciato. Così anche l'acqua finirà per essere quotata in borsa dal prossimo anno. Ennesimo spregio al vittorioso referendum del 2011.

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