Bff: una banca con utili che vuole scaricare le sue difficoltà sui lavoratori - di Sandro Moretti

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L’11 aprile scorso si è conclusa, davanti all’ufficio politiche del lavoro della Regione Lombardia – al termine della procedura di legge 223 sui licenziamenti collettivi – la vertenza sugli esuberi in Bff Bank. Un esito inusuale, in un settore – quello del credito – dove eventi di questo tipo si esauriscono sempre all’interno delle procedure contrattuali.

A fine 2021 il principale cliente della divisione di banca depositaria – seguito a ruota da un cliente minore – dichiara la rescissione del rapporto. Le attività si concludono il 28 ottobre 2022, e il 4 novembre Bff Bank apre una procedura per 49 esuberi, tutti collocati negli uffici che si occupavano dei due clienti persi.

L’azienda conta 530 dipendenti (di cui 80 a Roma, dove non ci sono esuberi). Si registrano fino a 2mila ore di straordinari al mese, e diversi uffici sono notoriamente sotto-organico. Inoltre, Bff Bank non è un’azienda in crisi: ha chiuso l’esercizio 2022 con 232 milioni di euro di utile consolidato. Nel 2022 ha distribuito agli azionisti 194 milioni di dividendi. L’amministratore delegato detiene, direttamente e indirettamente, il maggior pacchetto azionario e, secondo fonti di stampa [1] nel 2021 ha percepito emolumenti per 6,4 milioni di euro, ai quali si aggiungono i dividendi incassati in qualità di azionista.

Gli esuberi di Bff Bank sono dettati da una logica meramente utilitaristica di ricerca dell’immediato riequilibrio del cost/income. Gli esuberi non derivano da una situazione di crisi, ma diventano uno strumento ordinario di governo dell’assetto organizzativo e dell’equilibrio finanziario dell’impresa.

Le questioni di merito su cui si discuterà per mesi al tavolo di confronto sono il perimetro di applicazione degli esuberi e la non fungibilità dei colleghi in esubero. L’azienda intende esercitare i licenziamenti solo sugli uffici che si occupavano dei due clienti usciti, e di conseguenza è disposta a riconoscere solo in quel perimetro l’applicazione degli strumenti di mitigazione previsti dal contratto. Inoltre, l’azienda sostiene la non fungibilità dei colleghi in esubero, e l’impossibilità di ricollocarli all’interno di altre divisioni aziendali.

Secondo i sindacati sarebbe sufficiente un piano di riqualificazione e ricollocamento interno, oppure applicare su tutto l’organico i prepensionamenti a cinque anni previsti dal fondo di solidarietà di settore, per raggiungere i 49 esuberi chiesti dall’azienda e porre termine alla procedura senza perdita di posti di lavoro.

Bff rifiuta di prendere in considerazione entrambe queste opzioni. Nella fase iniziale del confronto è disposta solo all’incentivazione alle dimissioni volontarie e all’utilizzo del fondo emergenziale (24 mesi di sostegno al reddito all’80%) per chi accetta di non contestare il licenziamento. La procedura contrattuale si conclude così senza accordo, e viene aperta la procedura della legge 223.

Nel corso della nuova fase del confronto il perimetro di utilizzo degli strumenti di tutela verrà allargato, l’azienda accetterà il ricorso alla parte straordinaria del fondo di solidarietà (i prepensionamenti) fino a cinque anni; ai 24 mesi di fondo emergenziale si aggiungeranno i 12 del fondo per l’occupazione, e una incentivazione economica di 24 mensilità distribuite in quattro anni.

Nel frattempo, tra uscite volontarie e ricollocamenti interni, il numero degli esuberi si riduce progressivamente. Quando si arriverà all’accordo, il 31 marzo, saranno 20, rispetto agli iniziali 49.

Nell’accordo si aggiungono altre misure: un incentivo per chi ha la possibilità di ricorrere all’opzione donna; un incentivo per le dimissioni volontarie; la riduzione degli esuberi commisurata alla trasformazione dei rapporti di lavoro da full time in part time (se due full time passano a part time al 50%, gli esuberi vengono ridotti di un’unità).

È particolarmente rilevante una clausola di ripescaggio dal fondo emergenziale che prevede che, in caso di nuove assunzioni nell’area in cui sono avvenuti gli esuberi, l’azienda deve prioritariamente considerare il personale entrato nel fondo emergenziale. L’obbligo per le imprese di prendere una quota di nuove assunzioni dal fondo emergenziale dovrebbe essere considerato anche nel nuovo contratto nazionale, poiché è lecito temere che nei prossimi anni il fondo emergenziale sarà un posto molto affollato.

La questione rilevante e più grave sul piano sindacale e politico è di esserci trovati di fronte a una banca in condizioni economiche floride che non ha esitato a risolvere un evento di crisi, la cui responsabilità è interamente in capo all’azienda, scaricando su lavoratrici e lavoratori il proprio rischio d’impresa e rifiutando tutte le soluzioni previste dal contratto nazionale, fino ad arrivare a una procedura di licenziamento collettivo.

 

[1] Belingheri e Messina, chi sono i top manager più pagati del sistema bancario italiano - Nord Est Economia (gelocal.it)

Da Belingheri a Nagel: la classifica degli stipendi dei banchieri in Italia (calcioefinanza.it)

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