In tenda! Mai più senza casa e senza futuro - di Simone Agutoli

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Come Unione degli Universitari (Udu), da diversi anni denunciamo un progressivo deterioramento del diritto all’abitare. Dal 2015 al 2022 l’aumento del canone medio di locazione è stato di circa il 30%. Invece i posti letto destinati al Diritto allo Studio sono passati dai 43mila del 2018 ai 40mila del 2022. Eppure gli universitari fuorisede sono aumentati sensibilmente negli ultimi anni: secondo un recente report di Cassa depositi e prestiti sarebbero oltre 820mila.

A fronte di una domanda abitativa in forte crescita, l’offerta non ha saputo tenere il passo. Alcuni proprietari hanno infatti preferito vendere il proprio appartamento per avere liquidità (nel 2022 le compravendite sono aumentato del 5,4%), oppure destinarle alla locazione breve turistica (nel 2022 la domanda ha registrato un aumento del 12% rispetto ai livelli pre-pandemici).

In questo quadro desolante, la protesta di Ilaria che ha piantato la tenda davanti al Politecnico milanese ha avuto un effetto dirompente. L’Udu ha quindi deciso di prendere spunto dalla sua battaglia e ha lanciato una mobilitazione nazionale dal titolo “Senza casa, senza futuro”, che ha portato le tende in sedici diverse città: Torino, Milano, Pavia, Verona, Padova, Venezia, Trento, Parma, Modena, Bologna, Forlì, Firenze, Roma, Cagliari, Lecce e Perugia.

Il manifesto che abbiamo lanciato con la mobilitazione prevede dieci richieste che abbiamo inviato alle principali forze politiche: realizzazione di studentati sotto il diritto allo studio, incremento del fondo aiuto per fuorisede che attualmente ha una dotazione di solo quattro milioni, blocco dei rincari della locazione, calmierazione dei canoni di locazione, rivedere il regime fiscale, limitare gli affitti brevi turistici, contrasto al nero e monitoraggio dell’andamento del mercato.

La richiesta conclusiva è quella di aprire un tavolo ministeriale con le parti sociali, al fine di trovare delle soluzioni condivise. Le direttrici sono in sostanza tre: sostegno economico alla domanda, incremento dell’offerta pubblica, controllo e indirizzamento dell’offerta privata che, dopo l’abolizione dell’equo canone, è stata sostanzialmente rimessa al libero mercato, favorendo dinamiche speculative.

Abbiamo poi svolto un’indagine su come si stanno spendendo i 960 milioni del Pnrr destinati agli alloggi universitari, dal titolo “Diritto al profitto. Come sperperare i fondi del Pnrr”. Dal monitoraggio effettuato, emerge come siano stati realizzati al massimo 4.350 nuovi posti letto, nonostante la ministra Bernini avesse parlato della creazione di 8.500 posti letto. Alcuni alloggi erano infatti già operativi ed erano già occupati da universitari, semplicemente sono stati censiti e la destinazione d’uso è stata vincolata. Un “trucco” per fare risultare raggiunto il target previsto dal Pnrr.

Un altro dato interessante emerso dalla ricerca è che, finora, 210 milioni (73%) siano stati assegnati ai privati, mentre 77 milioni (27%) sono andati al pubblico. Le tariffe applicate sono poi carissime: per una camera singola a Milano si arriva a dover pagare 900 euro al mese, 640 euro a Torino, 670 euro a Firenze. Altro aspetto evidenziato è come non figuri alcun intervento a Cagliari, Modena, Trento, in Umbria e in Campania: è il segno che la mancanza di una regia nazionale ha impedito di realizzare interventi su tutto il territorio nazionale. È evidente come il Pnrr si stia rivelando un’occasione sprecata, non andando a favorire significativamente il diritto allo studio.

Durante l’inaugurazione dell’anno accademico di Verona, abbiamo avuto modo di consegnare la ricerca alla ministra Bernini, rilanciando due proposte chiave, sottolineate anche durante l’ultima seduta del Consiglio nazionale degli studenti universitari. La prima richiesta è quella di correggere il Pnrr. Bisogna rimettere al centro il soggetto pubblico, specificare che i posti letto realizzati devono essere veramente nuovi, imporre una quota minima di posti letto destinati al Diritto allo Studio, tramite la sottoscrizione di una convenzione con atenei ed enti per il Dsu. La seconda richiesta ruota invece intorno a un piano pluriennale di investimento da 3 miliardi di euro per realizzare 30mila posti letto (assolutamente pubblici) e riqualificarne 20mila.

 

Solo così riusciremo a garantire realmente il Diritto alla Casa e allo Studio e, finché il governo non deciderà questa strada e punterà soltanto a favorire il privato, non fermeremo la mobilitazione nazionale.

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