Usa. Bloccare e costruire nel 2024: il Lavoro sfida il quadro politico - di Peter Olney e Rand Wilson

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L’estate del 2023 è stata giustamente denominata “#HotLaborSummer” (estate calda del lavoro) per un numero record di scioperi. Uno degli epicentri della lotta di classe è stata Los Angeles, con lavoratori degli hotel, comunali e, ovviamente, migliaia di figure di alto profilo di sceneggiatori e attori di Hollywood in sciopero. I lavoratori stanno alzando la testa!

Allo stesso tempo la minaccia alla democrazia del movimento “Make America Great Again” (Maga) è diventata sempre più chiara, mentre Donald Trump si è trovato di fronte al quarto blocco di incriminazioni lo scorso agosto. Questi procedimenti riguardano accuse di criminalità organizzata in Georgia, sostenendo che Trump e altri 19 imputati “si sono rifiutati di accettare la sconfitta di Trump, e coscientemente e in piena volontà si sono uniti in una cospirazione per cambiare illegalmente il risultato elettorale in favore di Trump”.

Ciò nonostante questo insieme di incriminazioni non ha prodotto nulla nella diminuzione del sostegno a Trump da parte della sua base, che, dobbiamo riconoscere, include anche molti iscritti ai sindacati.

Le elezioni presidenziali del 2024 sono tra poco più di un anno. Con questa urgenza in mente, in che modo il movimento operaio gioca un ruolo attivo per bloccare i fascisti del Maga e costruire il proprio rapporto di forza per il futuro?

Lo scorso giugno il presidente Biden ha dato il via alla campagna per la sua rielezione con una manifestazione sindacale a Philadelphia, Pennsylvania. Parlando in uno sfondo di attivisti sindacali multirazziali che indossavano magliette colorate dei sindacati, Biden ha fatto risuonare temi populisti, contro le imprese e filosindacali. Era chiara l’eco delle manifestazioni politiche di Bernie Sanders. E sì, Biden ha pronunciato più e più volte la parola “sindacato”, ma, più importante, ha cercato di dimostrare come le sue politiche abbiano beneficiato le famiglie dei lavoratori. Le sue decisioni hanno indotto alcuni opinionisti a definirlo il presidente più filosindacale dai tempi di Roosevelt.

Basandoci sul lavoro di Tom Gallagher sulla “strada primaria”, abbiamo in precedenza espresso il positivo impatto che gli sfidanti alle primarie, come Bernie Sanders, possono avere concorrendo con i Democratici neoliberisti e pro-impresa con politiche a favore dei sindacati e della classe lavoratrice. Così facendo, le forze progressiste evitano che la propria visione sia relegata ad una certa oscurità sostenendo un ipotetico candidato di un terzo partito. Di più, si evita il pericolo di travasare voti da Biden, e di consentire un’altra elezione di Donald J. Trump.

Oltre alla crescita degli scioperi, la ripresa post-pandemia di accademici, lavoratori dei media (sia tradizionali che on-line), giocatori, baristi di Starbucks e lavoratori di Amazon che si organizzano per il loro diritto alla contrattazione sindacale, sta ridisegnando il terreno politico per Biden, altri candidati, e quanti aspirano ad incarichi istituzionali.

Ma il più grande impatto sulla politica è la sfida diretta al capitale nella distribuzione delle merci (Ups) e nella manifattura automobilistica (i “Big Three”). Il sindacato Teamsters ha conquistato aumenti salariali record, la fine dell’inquadramento degli autisti su due livelli e camion con l’aria condizionata, in un accordo con Ups della fine di luglio a fronte della minaccia di un blocco nazionale. L’accordo di UAW con Ford, General Motors e Stellantis (Fiat Chrysler) scade il 14 settembre. La nuova rinvigorita leadership di UAW sta riprendendo il meglio della storia dei Teamsters conducendo una campagna contrattuale molto aggressiva, sottolineando gli oltraggiosi aumenti salariali degli alti quadri aziendali, e chiedendo le stesse percentuali per i salari orari dei dipendenti.

La nuova sindacalizzazione, insieme a campagne contrattuali militanti, dà ai dirigenti sindacali un’opportunità senza precedenti di strappare concessioni ai Democratici filo-impresa. Comunque rimane la sfida di camminare sul filo tra la massimizzazione della propria forza, e giocare ancora un ruolo guida nella più ampia coalizione necessaria per sconfiggere la minaccia alla democrazia americana posta da Trump e dalla sua accozzaglia Maga.

Il precoce sostegno a Biden dell’ AFL-CIO è stato apertamente criticato e il sindacato United Auto Workers (UAW) si sta astenendo dal formalizzare il suo sostegno fino a che l’amministrazione Biden non si accorderà con il sindacato della manifattura EV (Electrical Vehicle). Da parte di UAW è una mossa accorta, dato che Trump sta lanciando la sua opposizione ai veicoli elettrici per conquistare i voti chiave degli iscritti ai sindacati negli stessi Stati contesi che sono stati decisivi nel 2016 e 2020.

Mentre le specifiche richieste di UAW sono concrete e pragmatiche, in assenza di una significativa sfida nelle primarie, i leader sindacali non vedono vantaggi in eventuali mosse tattiche: è meglio schierarsi dietro Biden ora e sperare nella continuazione delle sue attuali politiche filo-sindacali.

Le politiche sindacali, per loro natura, evolvono in considerazione della situazione economica e dei risultati della sindacalizzazione. Molti sindacati delle costruzioni erano inizialmente deferenti verso Trump dopo la sua elezione del 2016, fino a che, come prevedibile, lui non ha preso a pesci in faccia gli iscritti.

Nel 2020, i sindacati hanno dato a Biden un cauto sostegno, sapendo che circa il 50% dei propri iscritti, soprattutto nell’industria meccanica, sostenevano Trump. Ma l’amministrazione Biden ha sorpreso anche i sindacalisti più scettici, attuando davvero così tante delle promesse per il lavoro della sua campagna elettorale. I leader sindacali stanno rispondendo: per esempio, la Electrical Workers union (IBEW) si sta spendendo in toto a sostegno di Joe Biden in Pennsylvania, e non sta risparmiando alcun cazzotto nei confronti di Trump: “Il presidente Donald Trump ha emesso decreti che hanno limitato i diritti alla contrattazione collettiva e sostenuto programmi che condonavano imprenditori che violavano le leggi sul salario. Le sue norme hanno reso più difficile per i pulitori protestare al lavoro, rendendo invece più facile per i padroni perquisire le loro auto. Trump può aver urlato in manifestazioni in cui erano presenti importanti settori di lavoratori, ma non bisogna guardare lontano per trovare i suoi veri amici: i banchieri antisindacali e gli esecutivi delle grandi imprese che sono cresciuti proprio come lui” (dichiarazione del presidente di IBEW Kenneth W. Cooper e del segretario-tesoriere Paul A. Noble, giugno 2023).

Questa volontà di uscire allo scoperto e denunciare per nome Trump rappresenta un importante cambio di approccio. Altri sindacati delle costruzioni stanno cambiando le loro attitudini, perché Biden è stato solidamente a supporto dei sindacati per la costruzione di nuove infrastrutture e sostenendo programmi di formazione e apprendistato per i lavoratori.

Ad un po’ più di un anno dalle elezioni del novembre 2024, il punto rimane se il mondo del lavoro è impegnato ad organizzare la sua base “profonda”, come i lavoratori dei servizi e degli hotel e pochi altri sindacati hanno fatto, per guidare lo scontro negli Stati contesi come Pennsylvania, Nevada, Georgia ed Arizona nel 2020. Questi saranno ancora una volta gli Stati campo di battaglia, dove l’impegno della base e una forte presenza sul terreno saranno cruciali. Il governatore della Florida DeSantis sta già organizzando un istituto di formazione multimilionario per i propri volontari che busseranno porta a porta. Intende dispiegarli fin dalle primarie più precoci, e anche dopo. Se Ron “DeSanctimonius” e altri sfidanti repubblicani afferrano l’importanza di “bussare alle porte”, questo deve capirlo l’intero movimento sindacale.

E’ sempre più evidente che Biden è l’unico serio contendente alla presidenza meritevole del sostegno del mondo del lavoro. Questo rende imperativo cominciare a comunicare chiaramente agli iscritti ai sindacati, e al pubblico in generale, sui positivi risultati dell’amministrazione Biden. E’ ora di cominciare a preparare il dispiegamento delle “brigate per il voto” dei sindacati per i distretti che saranno cruciali per vincere la presidenza, mantenere il Senato e riconquistare la Camera.

 

(S. Francisco, 5 settembre 2023. Traduzione di Leopoldo Tartaglia)

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