“Rising Together”, il 6° congresso mondiale di Uni Global - di Nicola Atalmi

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Si è tenuto a fine agosto a Philadelphia, Pennsylvania (Usa), il 6° congresso mondiale di Uni Global Union, il sindacato mondiale che rappresenta più di 20 milioni di lavoratori nel settore dei servizi e che, per la Cgil, vede le adesioni di quattro categorie: Filcams, Slc, Fisac e Nidil.

In un sistema neoliberista globalizzato, dove il pervasivo dominio delle multinazionali e le catene di valorizzazione della produzione e dei servizi attraversano le nazioni ed i continenti, diviene indispensabile che anche le organizzazioni che rappresentano e difendono le lavoratrici ed i lavoratori si confrontino e si alleino su scala globale.

La Federazione Uni è composta da oltre 900 sindacati di 140 paesi nel mondo ed ha negoziato in questi anni oltre 50 accordi e protocolli globali che hanno garantito i diritti di decine di milioni di lavoratori in tutto il mondo nei settori bancari finanziari ed assicurativi, nei servizi postali, nei settori delle telecomunicazioni e delle nuove tecnologie, nel commercio e terziario, fino ai media ed al mondo dello spettacolo.

Milleduecento delegate e delegati provenienti da 109 paesi si sono riuniti nell’immenso Pennsylvania Convention Center nel cuore di Philadelphia, la città culla della democrazia americana, dove sono sorte le prime organizzazioni sindacali.

Storicamente uno degli obiettivi fondamentali ed originari è ovviamente quello della solidarietà da parte delle organizzazioni più forti per sostenere e far crescere l’attività sindacale dove il sindacato è debole o contrastato attivamente, e ciò avviene non solo nei paesi meno sviluppati.

Abbiamo avuto infatti nei lavori del Congresso svariate testimonianze di quanto sia difficile l’attività sindacale non solo in paesi poco democratici o poveri ma anche proprio lì, negli Usa, nella prima economia del mondo, dove spesso le organizzazioni sindacali faticano in alcuni settori a svolgere efficacemente il proprio ruolo a tutela dei lavoratori.

I lavori sono stati aperti da un emozionante intervento del senatore Bernie Sanders, che ha efficacemente descritto come negli Usa, negli ultimi decenni, sia cresciuto in modo esponenziale il divario tra grandi ricchezze ed un impoverimento ed una precarizzazione del mondo del lavoro e del ceto medio, sottolineando come sia l’epidemia di covid che l’emergenza climatica stiano ad indicare come serva trovare una alternativa al modello di sviluppo neoliberista sempre più insostenibile. Solidarietà internazionale e cooperazione tra organizzazioni, quindi, come strumento per “Rising Together” come suggeriva lo slogan del Congresso.

Un confronto ricco tra esperienze molto diversificate nella organizzazione sindacale tra paesi in via di sviluppo e potenze economiche, che sempre però hanno un tratto comune nella precarizzazione e svalorizzazione del lavoro; tra paesi dove bisogna ancora conquistare i più elementari diritti umani e civili prima ancora che sindacali ad altri dove l’impatto delle nuove tecnologie punta alla disintermediazione nel rapporto tra capitale e lavoro in modo pervasivo e devastante.

Proprio il tema delle nuove tecnologie, della intelligenza artificiale e dell’algoritmo ha rappresentato un focus interessante, che abbiamo constatato essere sempre più determinante a tutte le latitudini e trasversale a tutti i settori. È necessaria proprio una dimensione globale come quella offerta da Uni Global per affrontare con le necessarie competenze e dimensioni uno sforzo affinché il sindacato arrivi a conoscere a fondo questi strumenti e meccanismi, e riesca a tutelare efficacemente le lavoratrici e i lavoratori in questa nuova rivoluzione tecnologica.

Ci sono esempi positivi di contrattazione dell’algoritmo e di accordi per contrastare l’utilizzo della intelligenza artificiale a danno dei diritti di chi lavora, e la Slc Cgil ha potuto portare su questo tema un contributo prezioso.

Assieme a queste iniziative di approfondimento e di scambio di esperienze e conoscenze, sono molto importanti le campagne globali per costringere le più grandi multinazionali a garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori, non solo nei paesi e nei mercati più sviluppati e redditizi ma anche in tutto il ciclo della subfornitura in tutto il pianeta, perché anche i grandi gruppi nei servizi, come già avvenuto nel settore manifatturiero, delocalizzano grandi centrali di call center o di elaborazione dei dati in paesi dove possono sfruttare costi del lavoro più bassi, e soprattutto l’assenza di regole per rispettare diritti, trasparenza e responsabilità sociale.

Infine, l’attualità è stata un termine ricorrente nella stragrande maggioranza degli interventi su tre temi particolarmente sensibili e significativi per il movimento internazionale dei lavoratori: l’emancipazione femminile nel lavoro e nella società, la questione palestinese con interventi di tutti i sindacati del mondo arabo e anche di quello israeliano, e soprattutto il rifiuto della guerra e della corsa agli armamenti con il riemergere dei nazionalismi e delle destre eversive.

 

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