Il neocolonialismo del premier Meloni - di Monica Di Sisto

Il “Piano Mattei” tra pomposa propaganda e misera realtà.

“Signora presidente del Consiglio, sul piano Mattei avremmo auspicato di essere consultati”. Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione Africana, ha aperto con queste parole il proprio intervento al Vertice Italia-Africa che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha promosso sotto i propri diretti auspici con ministri e capi di Stato del continente africano.

Faki, dopo aver ascoltato le proposte della presidente del Consiglio culminate nel cosiddetto “Piano Mattei”, di cui molto si parla ma che non è dato conoscere nemmeno al Parlamento italiano come documento ufficiale comprensivo di progetti e cifre specifiche, ha precisato che “l’Africa è pronta a discutere contorni e modalità dell’attuazione. È necessario passare dalle parole ai fatti, non ci accontentiamo di promesse che poi non sono mantenute”.

“Per me i partiti politici sono come i taxi: li prendo perché mi conducano dove voglio, io pago la corsa e scendo”: è una delle frasi più celebri che si attribuiscono a Enrico Mattei, dirigente pubblico fondatore di imprese (all’epoca di Stato) come Eni, Saipem e Agip Gas. E a chi scrive la presidenza Meloni sembra l’ennesimo taxi di passaggio che alcune imprese e gruppi di interessi italiani e transnazionali – noti e meno noti – prenderanno, addebitando la corsa al contribuente col pretesto di un viaggio in Africa che non è certo sarà nemmeno raggiunta. Quindi il presidente Faki fa bene ad essere un po’ preoccupato. E noi con lui.

I fondi che finanzieranno il cosiddetto Piano Mattei ammontano a cinque miliardi e mezzo di euro, ma non sono “soldi freschi” ma già promessi: una parte consistente, circa tre miliardi di euro, vengono dal Fondo italiano per il clima, la restante parte dal bilancio, esiguo, degli interventi di Cooperazione allo sviluppo. A mezzo stampa stiamo apprendendo, per voce degli assegnatari dei progetti, che serviranno a coltivare semi oleosi per i biocarburanti, a insegnare agli africani a fare i mercatini contadini come li facciamo in Italia, a costruire impianti con cui liberare i cereali dalle tossine, e poi infrastrutture energetiche con cui l’Europa potrà continuare a estrarre energia dalla sponda sud del Mediterraneo. Ci sono alcune nostre imprese che sistemeranno delle scuole, altre che pianteranno dei pannelli.

Siamo comunque sempre nel regno selle dichiarazioni e delle ipotesi, perché alle associazioni italiane che fanno progetti di cooperazione lo Stato chiede, per somme anche piccolissime, progetti dettagliati, preventivi, bilanci e accurate descrizioni degli interventi con tanto di numero di beneficiari, previsioni di ricadute e lettere di istituzioni e organizzazioni dei Paesi interessati che garantiscano la necessità e bontà delle proposte. Ai promotori dei progetti del Piano Mattei, niente: non un bando, non una gara, nessun percorso trasparente e verificabile da parte del cittadino-contribuente. Se non ne sappiamo nulla noi, figuriamoci il presidente Faki.

Uno dei primi incidenti diplomatici dell’attuale presidente del Consiglio è stato quello di scambiare un comico-imitatore proprio per il presidente Faki, e di essere registrata mentre pensava di tessere importanti relazioni diplomatiche. Ora siamo noi cittadini ad ascoltare l’imitazione un po’ pomposa, ma decisamente rabberciata, di un vero piano di cooperazione internazionale. E poco importa che la presidente conservatrice della Commissione europea, Ursula von der Leyen, accompagnata dall’altrettanto conservatrice presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, si siano precipitate a lodare il “Piano che non c’è”. In campagna elettorale, lo sappiamo, ogni imitazione vale.

Ma è il franco richiamo del chadiano Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione Africana – “Quello vero”, come ha detto Giorgia Meloni, non quello imitato dai due comici russi nella finta telefonata a Palazzo Chigi - a richiamare alla realtà.

 

 
©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search