Cessate il fuoco, prima di precipitare nel baratro! - di Giacinto Botti

Sabato 9 marzo siamo stati di nuovo in piazza a Roma per la Pace, la giustizia, i diritti e la libertà dei popoli, contro ogni dittatura, la guerra in Europa e il massacro a Gaza. Contro la crescente repressione di chi si oppone alle politiche e all’economia di guerra, di chi rifiuta l’ipocrita accusa di antisemitismo perché critica le criminali politiche genocide del governo Netanyahu, sostenute da Usa ed Unione europea.

La manifestazione, promossa dalla coalizione Assisipacegiusta, di cui la Cgil è parte importante perché per noi la guerra rimane uno spartiacque, è l’ennesima che chiede il cessate il fuoco, la fine del massacro del popolo palestinese, il riconoscimento dei diritti universali umanitari e dei popoli. Siamo stati in piazza - e ci torneremo - contro l’escalation della guerra nel cuore dell’Europa, in Ucraina, dove due anni dopo l’invasione russa, decine di migliaia di morti e la distruzione di un paese, si continua a perseguire una inesistente “vittoria” sul campo.

La politica bellicista di Italia e Ue non si ferma, con l’invio di armi Ucraina e con la guerra nel Mar Rosso, con il voto parlamentare bipartisan alla missione Aspides – sola contraria Avs. Tace la diplomazia, parlano solo le armi: il contrario di quello che si dovrebbe fare! Una situazione drammatica, sull’orlo del baratro, nascosta all’opinione pubblica da una informazione succube e una politica irresponsabile, piegata agli interessi Usa e all’idea di un Occidente padrone del mondo.

La “famiglia” Pse, riunita a Roma in vista delle europee, sembra non avvertire i pericoli e si allinea al sostegno militare a Kiev. Un silenzio assordante accompagna le farneticanti dichiarazioni di Ursula von der Leyen sul possibile allargamento della guerra in Europa, con l’agghiacciante richiesta di una politica comunitaria più bellicista, ulteriore aumento della spesa militare e della produzione di armi, “sul modello” di quanto avvenuto per i vaccini anti-Covid. Ma mentre i vaccini hanno salvato milioni di vite, ora si pensa di costruire più armi per ucciderne altrettante.

Per questi guerrafondai la guerra globale, con la minaccia dell’uso dell’atomica, è il prezzo da pagare per fermare la Russia che, dopo Kiev, sarebbe pronta a invadere l’Europa. Il presidente francese Macron si lascia scappare parole indicibili sull’invio di truppe Nato in Ucraina per vincere contro il “demone” russo, incurante di una possibile escalation verso un conflitto nucleare.

Questi politici “pazzi” mentono, blaterando di un’impossibile vittoria militare, e fomentano la guerra per miseri interessi interni e al servizio dell’industria bellica, che sta facendo profitti senza precedenti. Tutto per alimentare un’economia di guerra e la nostalgia di un vecchio colonialismo di dominio. La militarizzazione della società passa anche per i manganelli e la repressione del dissenso, con la politica sempre più succube del complesso militare-industriale. Occorre invece investire ogni risorsa sulla pace possibile, basata sul compromesso.

La mobilitazione continua, per un’altra Europa, quella della Pace, della coesione e della giustizia sociale, come volevano i padri fondatori. E, in Italia, quanti hanno lottato e conquistato la nostra Costituzione repubblicana e antifascista che, con l’articolo 11, ripudia la guerra.

 

 
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