Lavoratori e delegati protagonisti della contrattazione inclusiva - di Giovanni Mininni

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La contrattazione è la cifra del sindacato. Una risposta ai bisogni reali della nuova composizione di classe

 

 

La Conferenza di Organizzazione può essere una opportunità di vero cambiamento per la CGIL se la discussione si trasferisce veramente tra i lavoratori e i mili-tanti, raccogliendo la linfa vitale per un rinnovamento di cui si sente un gran bisogno. Affidare l’autoriforma al solo gruppo dirigente è una speranza che può in-frangersi sul “naturale” istinto all’autoconservazione della stessa burocrazia che si vuole sconfiggere.
Nonostante sia apprezzabile lo sforzo che si sta compiendo, abbiamo già avuto esperienze negative in passato. Perciò si deve lavorare per un reale coinvolgimento dei nostri delegati e attivisti, incoraggiando gli aspetti innovativi della bozza di documento ed evitando di scivolare in derive plebiscitarie o logiche da “circo mediatico”. Su questo, Lavoro Società, può svolgere un importante ruolo di motore per il cambiamento.
Un sindacato vince questa sfida se è in grado, innanzitutto, di agire con la contrattazione per intercettare e dare risposte ai bisogni reali del mondo del lavoro. E’ questo l’elemento che ci ha consentito, fino ad ora, di resistere all’onda che ha spazzato via i partiti che, prima “leggeri” e poi “volatili”, hanno perso la capacità di risposta alle istanze reali delle persone, soprattutto a quelle del lavoro. Un sindacato che non fa contrattazione diventa un’altra cosa e, se la contrattazione non è agìta soprattutto dai delegati e fatta vivere tra i iscritti e lavoratori, non è in grado di cogliere i cambiamenti intervenuti nei luoghi di lavoro e di rispondere ai bisogni reali.
Non ci appassiona, quindi, la richiesta di coinvolgimento plebiscitario dei delegati solo nell’elezione dei segretari generali. Invece è necessario e vitale che i delegati e gli attivisti siano protagonisti nella contrattazione, nei luoghi di lavoro e sul territorio. Avranno così maggiore peso nell’organizzazione, che deve aprirsi anche a meccanismi nuovi per l’elezione dei segretari generali. Ma questa deve essere una conseguenza.
La contrattazione conferisce una identità al sindacato, disegna un suo modo di essere. L’identità non può darla il suo segretario generale. Oggi purtroppo sembrerebbe essere così: è proprio questo che dobbiamo contrastare, affinché non si esasperi la forzatura mediatica, associata a modalità di esercizio del potere, che fa coincidere una categoria o una struttura confederale con il proprio segretario generale. Le innovazioni proposte con la contrattazione inclusiva e di sito rispondono all’esigenza di intervenire in quel mondo del lavoro che, ormai da troppo tempo, sfugge al sindacato, nella rappresentanza come nella contrattazione.
“La contrattazione inclusiva non rappresenta una variante secondaria della contrattazione, ma ne costituisce la nuova impronta”: significa assumere questa situazione come una urgenza da affrontare al centro dell’azione contrattuale della CGIL. Essa deve trovare momenti di sperimentazione concreta in alcune tipologie di siti ben individuati. Il coordinamento della confederazione, nella contrattazione di sito, territoriale e sociale, deve saper rispettare le autonomie delle categorie e diventare opportunità per una maggiore partecipazione di delegati e lavoratori o addirittura cittadini.
Dovremo lavorare affinché non si sprechi questa opportunità e il coordinamento confederale non venga invece praticato come una ulteriore centralizzazione. Im-portante è aver messo al centro dell’azione contrattuale la questione degli appalti, attraverso i quali si sono operate le maggiori destrutturazioni dei processi produttivi e le conseguenti espulsioni di lavoratori. Intervenire con la contrattazione di secondo livello e con il coordinamento territoriale della confederazione è sicu-ramente un aspetto positivo e necessario. La bozza di documento manca, però, di indicarne la priorità anche a livello del Contratto nazionale che invece darebbe un quadro normativo di riferimento, come peraltro già in diversi Ccnl. Queste brevi considerazioni, emerse dal lavoro svolto nella sotto-commissione, confermano la necessità di impedire che questa Conferenza possa perdersi in un ennesimo scontro interno alla CGIL ad uso mediatico. l

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