“La carta dei diritti universali”: una sfida grande e innovativa - di Giacinto Botti

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L’ultimo direttivo CGIL ha votato il dispositivo che impegna nei prossimi tre mesi l’organizzazione ad una straordinaria consultazione degli iscritti, per chiedere di condividere la proposta di legge di iniziativa popolare “Carta dei diritti universali del lavoro”, il nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori. Per sostenerla si chiede un mandato per formulare, in via straordinaria, specifici quesiti referendari, essendo una proposta sui diritti fondamentali del lavoro, che deve fare i conti con le leggi approvate e richiamare i principi della nostra Costituzione.

E’ una dura, innovativa sfida che la CGIL mette in campo per uscire dalla difensiva, consapevole dei pericoli e del contesto politico sociale a noi non favorevole, con un governo ostile al sindacato e alle sue conquiste storiche. Per questo dovremo saper parlare a tutto il mondo del lavoro, alla società, costruire alleanze ma soprattutto fare assemblee, attivando un forte impegno organizzativo da parte delle categorie e della confederazione, per dialogare con il nostro mondo, con gli iscritti.

Abbiamo un primo obiettivo: conquistare il necessario consenso e la consapevolezza dell’importanza di una scelta di lungo periodo che interessa la condizione lavorativa e la democrazia del paese, non facendo venir meno il nostro impegno sugli altri fronti (pensioni, contratti, fisco e lavoro). La corposa Carta proposta - ne approfondiremo i contenuti in seguito - è una sfida enorme, di alto valore culturale, sociale e politico. Rafforza l’identità programmatica di sindacato generale, la nostra autonomia, la nostra azione sindacale e la funzione di rappresentanza degli interessi del lavoro, in continuità con le mobilitazioni di questi anni contro le politiche e le scelte neoliberiste dell’attuale governo e dei precedenti.

Vogliamo ridare centralità e dignità al lavoro; ristabilire e introdurre nuovi diritti e tutele nel mondo del lavoro di oggi; togliere all’impresa gli spazi discrezionali, la centralità e l’azione unilaterale esercitate in questi anni; fare i conti con il libro bianco del 2001, con l’articolo 8, con la cancellazione dell’art.18, con il Jobs Act e le tutele decrescenti. Ristabilire gli equilibri tra i poteri nelle aziende, restituendo forza alla partecipazione e alla funzione centrale della contrattazione a tutti i livelli, come autotutela del lavoro e democrazia per il paese. Così si attua e si difende la Costituzione, e si dà applicazione al testo unico sulla rappresentanza. Valorizzando, al tempo stesso, la democrazia diretta, il pluralismo contrattuale, la rappresentanza plurale e la stessa libertà sindacale. Per noi democrazia rappresentativa e libertà associativa rimangono valori essenziali.

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