Portogallo: le lotte dei lavoratori aprono un nuovo corso - di Fernando Mauricio

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Il 4 ottobre scorso ci sono state elezioni molto importanti in Portogallo. Negli ultimi quattro anni il nostro paese è stato soggetto ad un severissimo programma di austerità, imposto dalla troika ed eseguito da un governo di centro-destra. L’attuale offensiva antisociale e contro il lavoro in Portogallo, Grecia e in altri paesi europei è al servizio degli interessi delle grandi multinazionali e dei poteri forti dell’Unione europea, ed è attuata dalla maggior parte dei governi europei.

L’approfondimento delle politiche neoliberiste nell’Ue, sentito particolarmente nei paesi soggetti all’intervento della troika, ha portato alla regressione economica e sociale, ad una maggiore concentrazione della ricchezza nelle mani dei gruppi economici e finanziari, alla privatizzazione delle più importanti e redditizie imprese pubbliche, alla crescita dello sfruttamento e della povertà, all’aggravamento delle diseguglianze sociali, con paesi come il Portogallo divenuti più poveri e dipendenti, con la perdita di parti importanti della nostra sovranità nazionale.

Il nostro movimento sindacale ha lottato duramente per un risultato elettorale che creasse le condizioni per un percorso diverso. Il risultato positivo delle elezioni ha consentito la formazione di una nuova maggioranza parlamentare - Partito Socialista, Partito Comunista, Blocco di Sinistra e Verdi - che ha portato ad un governo del Partito Socialista, con un programma concordato con gli altri tre partiti.

La sconfitta della coalizione di destra e la formazione del nuovo governo, nonostante i numerosi ostacoli che restano da superare, apre una nuova finestra di opportunità per liberare il paese dalla violenta austerità, e contribuire ad un futuro di maggiore giustizia sociale ed economica per il nostri lavoratori e il nostro popolo.

Ma niente è del tutto assicurato. Dobbiamo continuare ad affrontare gli interessi politici, economici e finanziari costituiti, a livello nazionale come europeo, con la pressione e le imposizioni delle istituzioni europee e internazionali, con i loro programmi di aggiustamento, il fiscal compact, la governance economica, le misure di austerità e altre ricette neoliberiste.

In Portogallo stiamo vivendo un momento di unità, organizzazione e mobilitazione dei lavoratori per assicurare un’alternativa politica. E se il governo vuole mantenere le sue promesse, deve adottare una nuova politica che metta i lavoratori al centro della nostra economia e della nostra società.

Queste sono le priorità immediate: rafforzamento della produzione nazionale; creazione di posti di lavoro rispettosi dei diritti; restituzione dei salari, delle pensioni e delle ferie depredate; immediato aumento del salario minimo nazionale e degli altri salari; 35 ore settimanali nel pubblico impiego e, progressivamente, nel settore privato; ripubblicizzazione di settori chiave, come il trasporto pubblico; promozione di istruzione, sanità e sicurezza sociale pubbliche, universali e di qualità; lotta alla disoccupazione e alla precarietà; politiche fiscali più eque; abrogazione delle cattive leggi sul lavoro, e ripristino di tutti i diritti alla contrattazione collettiva.
Il 24 gennaio prossimo i lavoratori e il popolo portoghese saranno coinvolti in un’altra rilevante battaglia: l’elezione del Presidente della Repubblica. E’ importante sconfiggere il candidato del centro-destra ed eleggere un democratico che difenda e promuova la Costituzione, i diritti democratici, sociali e del lavoro del nostro popolo.

La CGTP-IN, la più importante organizzazione sindacale e sociale del nostro paese, continuerà la sua lotta per ottenere questi obiettivi fondamentali, per una politica sovrana e orientata a sinistra che valorizzi il lavoro e i lavoratori, e affermi e difenda i diritti, le conquiste e i valori della nostra Rivoluzione democratica di Aprile.

L’evoluzione della situazione in Portogallo dimostra che i lavoratori e i popoli europei non sono condannati a vivere sotto austerità, politiche neoliberiste e attacchi ai diritti. Abbiamo bisogno di un vero cambiamento politico in Europa, che risponda agli interessi e alle aspirazioni della maggioranza del popolo a non agli appetiti speculativi della grande finanza e della grande impresa, e alle politiche dei governi al loro servizio.
In ciascun paese, ma anche con la convergenza delle loro lotte in Europa, i lavoratori, i sindacati e i popoli hanno il dovere di far avanzare le loro azioni di lotta per cambiamenti progressisti in ciascuno dei loro paesi e per un’altra Europa: un’Europa dei lavoratori e dei popoli, libera dallo sfruttamento, con crescita economica e giustizia sociale. Un’Europa di eguali, di cooperazione, solidarietà e pace. La lotta continua!