La CGIL in mare aperto - di Giacinto Botti

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La CGIL ha deciso di dare concretezza alle scelte condivise dalle iscritte e dagli iscritti sulla “Carta dei diritti” e sul ricorso allo strumento del referendum. In oltre 41mila assemblee hanno votato un milione e mezzo di iscritti, che hanno dato voce alle loro paure, alla disillusione e alla sfiducia, ma hanno anche espresso consenso, interesse e aspettativa verso la nostra proposta. Forte di questo risultato, non scontato e da valorizzare, la CGIL ha deciso di procedere con una massiccia raccolta di firme nei luoghi di lavoro e nella società, a sostegno del disegno di legge di iniziativa popolare “Carta dei diritti, il nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori”. In contemporanea verranno raccolte le firme su tre quesiti referendari: voucher, appalti e articolo 18, a sostegno dei contenuti della Carta.

Carta e referendum stanno insieme. E’ la Carta l’obiettivo fondamentale, mentre il referendum è lo strumento per sostenerla, con la cancellazione di leggi che ne contrastano l’affermazione. La CGIL, riaffermando la propria identità confederale, ha saputo costruire una proposta strategica che ha rinsaldato, con le assemblee, il rapporto con gli iscritti. Tutto questo in un contesto difficile e inedito, senza un riferimento politico di sinistra e con un governo che nega la funzione di rappresentanza sociale del sindacato confederale, considerando la CGIL un’anomalia.

Sul piano legislativo, il governo ha prodotto norme che intaccano i diritti collettivi e le libertà sindacali, a favore dell’impresa. Per questo la CGIL ricorre a più strumenti, non negando la sua natura di sindacato della contrattazione e della partecipazione, per uscire dalla difensiva ed entrare in una nuova fase. Si ripropone come soggetto generale autonomo di rappresentanza del lavoro capace di proposte e progetti unificanti, per una società e uno sviluppo che, fuori dal liberismo, abbiano al centro il lavoro e i diritti per tutte e per tutti.

La raccolta di milioni di firme non è un atto burocratico, ma una vera campagna politica a sostegno del nostro progetto strategico. Abbiamo il dovere di aprirci alla società per allargare il consenso, trovando alleanze sociali e politiche trasversali, perché non siamo autosufficienti.

Un’occasione di partecipazione, per aumentare con il tesseramento la nostra forza organizzata e sostenere le mobilitazioni per la conquista dei contratti - a partire da quello dei meccanici e dei pubblici – delle richieste unitarie sulle pensioni del futuro, della difesa del sistema sanitario e della scuola pubblica.

Entriamo in una fase nella quale, oltre alla nostra attività ordinaria, ci verranno richieste un’attività e una militanza straordinarie. Entriamo in mare aperto e per reggere la sfida sarà decisiva l’unità dell’organizzazione e il coinvolgimento delle delegate e dei delegati.

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