Stop Opg - di Stefano Cecconi

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Secondo l’ispirazione di Basaglia, superare definitivamente gli Opg. La cura e la riabilitazione invece della detenzione.

Resta in salita ma non si interrompe la strada per porre fine alla stagione manicomiale, che ha nell’Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) l’ultimo baluardo. Ad un anno e mezzo dalla data - il 31 marzo 2015 - che la legge ha fissato per la chiusura degli Opg, ancora 35 persone sono rinchiuse nei due manicomi giudiziari superstiti: Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo Fiorentino.

In questi mesi sono stati chiusi gli Opg di Aversa, Napoli Secondigliano e Reggio Emilia. Mentre quello di Castiglione delle Stiviere ha solo cambiato targa: è diventato una Rems con quasi 200 internati. Circa 350 persone sono oggi detenute nelle altre 25 Rems: le Residenze regionali per l’esecuzione della misura di sicurezza che hanno sostituito la funzione dell’Opg (cioè il ricovero con misura detentiva).

Per i “folli rei”, cioè gli autori di reato giudicati incapaci di intendere e di volere e contemporaneamente socialmente pericolosi, fino ad oggi al posto dei cancelli del carcere si aprivano quelli degli Opg: mescolando, come accade nei manicomi, cura a custodia, con risultati disastrosi.

Anche se il processo è difficile, ora qualcosa sta cambiando. Basti pensare che nel 2011 le persone internate con misura di sicurezza detentiva nei sei Opg erano oltre 1.400, e che oggi sono meno di 700 (tra i 35 ancora in Opg e gli altri distribuiti nelle 25 Rems). Tanti pazienti in questi mesi sono stati finalmente presi in carico e dimessi (oltre 500 persone) grazie al lavoro dei servizi. Ma il ritardo accumulato nella chiusura degli Opg, e il rischio di veder prevalere la logica neomanicomiale, ci ha portato a rivendicare la nomina del Commissario unico per il superamento degli Opg. Che finalmente è arrivata, a febbraio, con la nomina di Franco Corleone.

Il pericolo principale di questo faticoso e complesso processo di chiusura e di superamento degli Opg è proprio quello di sostituire i vecchi “contenitori” manicomiali (gli Opg) con nuovi luoghi, le Rems: sicuramente più accoglienti e decorosi, ma pur sempre con una funzione custodiale tipica dell’istituzione manicomiale. Con l’aggravante di scaricare sugli operatori sanitari i compiti di custodia.

Le visite che come comitato Stop Opg abbiamo fatto nelle Rems hanno proprio lo scopo di ridurne il numero e l’importanza. Infatti la legge sul superamento degli Opg (numero 81 del 2014) indica come prioritaria ogni misura non detentiva, finalizzata alla cura e alla riabilitazione individuale. Secondo l’ispirazione della riforma Basaglia. La Rems detentiva è dunque extrema ratio. Perciò è preoccupante il comportamento di una parte della magistratura, che non ha ancora fatto propria la filosofia della riforma: continua a disporre - di norma e non come extrema ratio - misure di sicurezza detentive in Rems, specie in via provvisoria.

Anche in conseguenza di questa errata interpretazione della legge, i posti nelle Rems sono stati saturati e si ritarda la stessa chiusura degli Opg. Situazione che sarebbe aggravata se non si modifica un recente emendamento, approvato in commissione giustizia al Senato, che prevede l’invio in Rems dei detenuti con problemi di salute mentale.

Come è accaduto con l’abolizione dei manicomi, la vera sfida è l’alternativa. Non basta chiudere. I servizi sociosanitari e per la salute mentale vanno sostenuti, assegnando le risorse finanziarie e umane necessarie. Perché sappiamo che l’alternativa alla logica manicomiale dipende dalla qualità del lavoro nei servizi. Che invece da tempo sono penalizzati dalle conseguenze dei tagli: carenza di organico, sovraccarichi di orario e di lavoro, crescita del precariato, blocco dei contratti. E così si sono impoveriti i servizi e resa sempre più difficile la condizione degli operatori.

In certi casi questo arretramento favorisce perfino pratiche repressive e logiche manicomiali. La sofferenza degli operatori si riflette sui malati. Questo non può e non deve accadere: il disagio degli operatori deve diventare motivo di lotta e di alleanza fra lavoratori e cittadini utenti dei servizi. Ecco perché Cgil e Funzione pubblica insieme sono promotori e animatori della mobilitazione di Stop Opg.

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