Sindacalisti per un’altra Europa - di Massimo Balzarini e Leopoldo Tartaglia

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A Bruxelles un nuovo incontro fra sindacalisti europei e parlamentari del Gue-Ngl.

Due giorni di intenso lavoro hanno caratterizzato, il 20 e 21 ottobre scorsi a Bruxelles, la riunione dei sindacalisti del Trade Union Network of Europe (Tune), il forum europeo di sinistra sindacale che ha visto, fin dalla sua nascita nel 1999, Lavoro Società Cgil tra i suoi principali protagonisti e fondatori.

Ospite del gruppo parlamentare europeo Gue-Ngl, la sinistra radicale ed ecologista, il Tune, nei suoi appuntamenti semestrali, affronta di volta in volta questioni centrali delle scontro politico-sociale in atto in Europa, anche in rapporto all’agenda delle istituzioni europee.

In giorni cruciali per le scelte del Consiglio europeo sui temi di politica estera, ed in particolare sulla firma del Ceta, il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada, il tema delle politiche commerciali ha attraversato tutto il dibattito, sia con sessioni dedicate, che in relazione alle altre politiche messe all’ordine del giorno. Una sessantina di sindacalisti e sindacaliste da un ampio arco di paesi europei, infatti, ha portato testimonianze, esperienze di lotta, proposte e valutazioni sulle politiche delle multinazionali, sulla direttiva relativa ai lavoratori distaccati, sul pilastro sociale europeo, sui trattati Ceta e Ttip, su alcune lotte emblematiche in corso nel continente e, infine, sulle sfide che il sindacalismo europeo ha oggi di fronte.

Impossibile dare conto della ricchezza dei contributi portati al dibattito, come dell’ampio arco di interlocutori che ha visto confrontarsi con i sindacalisti del Tune diversi parlamentari del Gue, esponenti di Ong e società civile e, tra gli altri, lo stesso segretario generale della Ces, Luca Visentini. Se quest’ultimo ha delineato un quadro sufficientemente “alternativo” e “offensivo” della piattaforma della Ces nei confronti della Commissione europea e dei governi nazionali, individuando in una profonda svolta della politica sociale ed economica l’unica vera strada per battere nazionalismi, populismi e xenofobia, che rischiano di portare al fallimento del progetto europeo – come dimostra lo stesso voto britannico per la “brexit – non sono però mancate le valutazioni critiche di sindacalisti greci, portoghesi e italiani, tra gli altri, sulla scarsa incisività dell’azione del sindacato europeo.

Si sono sottolineate, in particolare, le evidenti differenze di mobilitazione fra i paesi “periferici” dell’Europa e quelli dove pure la crisi sembra mordere di meno, e l’insufficiente azione di coordinamento e promozione di lotte unitarie a livello continentale, a partire da quelle necessarie per non lasciare soli i cittadini e i lavoratori greci di fronte al massacro sociale voluto dalla troika.

D’altronde i numerosi interventi dei sindacalisti greci del Gsee, di quelli portoghesi della Cgtp, degli spagnoli di Commisiones Obreras, degli italiani della Cgil, come dei sindacalisti dei paesi dell’est continentale – Romania, Ungheria, Bulgaria – hanno evidenziato la convergenza delle politiche di austerità, privatizzazione, precarizzazione e compressione dei salari e dei diritti, combinato disposto delle politiche nazionali e delle direttive politiche della Commissione e del Consiglio europeo.

La sessione dedicata al Ceta ha visto un interessante confronto-convergenza tra il movimento sindacale europeo e la posizione della società civile canadese, rappresentata da Sujata Dey del Council of Canadians. Comuni ai sindacalisti tedeschi, spagnoli e italiani – che hanno raccontato delle lotte nazionali contro Ttip e Ceta – e il movimento canadese sono sia l’analisi su un accordo di libero scambio che mira soprattutto a modificare le regole ambientali, sociali e del lavoro a solo vantaggio delle multinazionali, sia l’opposizione ai tentativi di addolcire gli impatti negativi del trattato, attraverso una improbabile “dichiarazione interpretativa” congiunta tra Commissione e governo canadese, che non avrebbe effetto legale.

I partecipanti alla riunione hanno espresso la loro totale condivisione e il pieno sostegno alla posizione del parlamento e del governo della Vallonia che, ancora in quelle ore, stavano resistendo alle fortissime pressioni europee e canadesi per recedere dal rifiuto di approvare il trattato. La mancata firma del Ceta che sarebbe derivata dalla tenuta della posizione del Belgio, in conseguenza alla decisione della Vallonia, avrebbe contribuito anche alla definitiva sconfitta del tentativo di imporre il trattato Ttip tra Ue e Usa. Anche se alla fine il Ceta è stato firmato, per i partecipanti al Tune non si fermeranno certo le lotte contro questi trattati.