Contrattazione e welfare universale - di Paolo Righetti

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La diffusione e il rafforzamento della contrattazione sociale e territoriale è un obiettivo strategico della Cgil, per declinare le finalità del nostro ruolo: rappresentatività, rappresentanza generale, inclusività, confederalità, tutela collettiva e individuale, insediamento nel territorio. E’ un ambito di negoziazione per tutelare e migliorare le condizioni di vita della nostra rappresentanza tradizionale, ma anche per dare risposte a bisogni che facciamo ancora fatica a rappresentare: precarietà, disoccupazione, nuove forme di lavoro, nuove professionalità, universo giovanile, lavoro di cura, disabilità, immigrazione. Un ambito di intervento per provare a orientare le scelte di sviluppo economico-produttivo, la loro sostenibilità e l’utilizzo delle risorse economiche; per promuovere il sistema di welfare come opportunità e non come costo, come strumento virtuoso di coesione sociale e di creazione di nuovo lavoro.

Uno degli strumenti principali per declinare e sostenere nel territorio gli obiettivi strategici, e ancora fortemente attuali, del Piano del lavoro e della stessa Carta dei diritti. Praticarla significa intervenire su un lungo elenco di temi: tessuto economico-produttivo, quantità e qualità dell’occupazione, politiche attive del lavoro, gestione degli strumenti di sostegno al reddito, processi di innovazione, reti e infrastrutture, ambiente e salvaguardia del territorio, politiche abitative, servizi pubblici locali, strutture e servizi socio-sanitari e assistenziali, sistema della conoscenza e istruzione, politiche di accoglienza e integrazione.

Alcuni spunti di riflessione. Sulla tassazione locale è meglio dare priorità alle soglie di esenzione o alla progressività, anche in considerazione dei forti livelli di evasione ed elusione? Qual è il confine oltre il quale il welfare integrativo e aziendale rischia di diventare sostitutivo, di mettere in discussione e indebolire il welfare pubblico, di creare condizioni di forte disomogeneità; e di ridurre pericolosamente il salario diretto e la base imponibile fiscale e contributiva? Penso sia necessario distinguere bene tra welfare universale e welfare integrativo, tra welfare contrattuale e welfare unilaterale, tra welfare e benefit. E che sia necessario raccordare la domanda del welfare integrativo con l’offerta di prestazioni del sistema pubblico.

La Cgil dovrebbe assumere una posizione netta di stop e di inversione di tendenza sull’uso dello strumento fiscale per una forte detassazione e decontribuzione delle quote retributive erogate sotto forma di “welfare aziendale”, utilizzando risorse dell’intera collettività.

Qual è il confine tra universalismo e selettività nell’accesso a servizi e prestazioni? Queste due parole sono compatibili tra loro? Il riferimento al reddito Isee è estendibile ed applicabile a tutto? O ci sono ambiti in cui il rapporto deve rimanere quello con la condizione di reddito personale? E se questo confine potrebbe essere individuato nell’esigibilità dei livelli essenziali di prestazione e di assistenza, come riusciamo ad impedire che si riduca la copertura del welfare universale abbassandone le soglie o, come avviene da tempo, allargando il bacino delle prestazioni ma contestualmente togliendo risorse e spingendo in modo subdolo e strisciante verso il sistema privato?

E’ una sfida difficile in un quadro di riferimento ancora caratterizzato dalla crisi, dalla continuità delle politiche di austerità, dal contenimento della spesa pubblica, con i progressivi tagli al welfare e agli enti locali. Un contesto di forte incremento delle diseguaglianze di reddito, dei livelli di povertà assoluta e relativa, di immobilità sociale, con processi politico-culturali che alimentano guerre tra poveri, individualismo, paura e discriminazioni. Seppure in questo quadro di difficoltà ci sono grandi spazi di rappresentanza, azione e intervento per l’iniziativa sindacale; sta a noi saperli coglierli e utilizzare.

Serve un salto di qualità, anche nei contenuti, nell’incidenza dei risultati; serve un’organizzazione adeguata ed efficiente, un forte coordinamento e sinergia tra tutte le strutture, orientare le risorse, incrementare professionalità specifiche, rafforzare la formazione. Con l’ obiettivo di costruire e gestire a tutti i livelli territoriali un percorso organico di analisi dei bisogni, di individuazione delle richieste essenziali e delle priorità, di definizione di piattaforme e proposte rivendicative, di coinvolgimento di chi rappresentiamo, di relazione con l’associazionismo e le diverse forme di aggregazione sociale, di gestione delle trattative, di verifica del consenso, di valorizzazione e pubblicizzazione della nostra azione e dei risultati raggiunti.

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