La Doria, tanto lavoro dietro i sughi della nonna - di Frida Nacinovich

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Sono la benedizione dei giovani italiani, ragazzi o ragazze non fa differenza. Lontani da casa, costretti a inseguire lavori precari lungo e largo la penisola, gli under 40 salvano spesso la cena con i sughi pronti. Le pubblicità sono invariabilmente invitanti: il ragù come lo fa la mamma, il vero pesto genovese, la pommarola come una volta. E, in effetti, le ricette sono migliorate parecchio negli ultimi anni. In questo panorama La Doria è un brand che, ricordando la vecchia pubblicità della Galbani, vuol dire fiducia. Nasce in Campania, dove il sugo deve essere buono per forza, altrimenti non viene mangiato. Dal produttore al consumatore: nelle sue pubblicità, l’azienda specifica che quelli La Doria sono solo veri pomodori italiani, maturati al sole del sud. Insomma un concentrato di bontà mediterranea.

La Doria è quotata in borsa, la sua carta di identità a Piazza Affari è già di per sé indicativa: perché dal 1954, quando Diodato Ferraioli e la moglie Anna fondarono l’azienda, si è sviluppato il racconto di una grande storia italiana. Nel 1957 le prime esportazioni negli Stati Uniti, negli anni sessanta la diversificazione delle produzioni, negli anni settanta, con l’export ai quattro angoli del pianeta, la trasformazione in società per azioni.

La Doria conta sette stabilimenti produttivi in Italia, di cui quattro in Campania (Angri, Fisciano, Sarno, Acerra), due in Emilia Romagna (Faenza, Parma) e uno in Basilicata (Lavello); è presente, con una società di trading, in Gran Bretagna, e impiega 752 dipendenti fissi e una media di 376 lavoratori stagionali. Numeri che ne fanno il primo produttore italiano di polpa, pelati, legumi conservati e sughi pronti. E il secondo per i succhi di frutta. Negli ultimi anni (ottobre 2014) il gruppo campano ha rilevato il 100% della PaFial, holding che controlla gli stabilimenti di Delfino e Althea, rispettivamente a Acerra e Parma.
Alessandra Esposito lavora nello stabilimento La Doria di Acerra. “Produciamo soprattutto sughi pronti di qualsiasi tipo – racconta - recentemente la società ha comprato lo stabilimento dove lavoro, La Doria è diventata azienda leader dei sughi pronti”. Prodotti che, anche negli anni della crisi, non hanno avuto flessioni. “Il lavoro non è diminuito - conferma Esposito - qui ad Acerra siamo una settantina, facciamo turni regolari di otto ore, mattina, pomeriggio e anche la notte, per garantire una catena di montaggio h24”.

La turnazione non è sempre la stessa, le operaie e gli operai possono lavorare dall’alba all’ora di pranzo, per l’intero pomeriggio fino a dopo cena, e anche nelle ore notturne. “A me va bene così - segnala Esposito - non mi scombussola, non mi destabilizza”. Lei ha cominciato a lavorare nel 2011 per la Delfino, poi è diventata dipendente de La Doria. “Dopo un breve periodo a Parma sono stata trasferita ad Acerra per lavorare su un nuovo macchinario, appena acquistato, l’etichettatrice. Siamo state assunte in tre, tutte ragazze”. Viva le donne.

Il racconto di Esposito su come trascorre la giornata in fabbrica è un piccolo manuale sulla trasformazione delle materie prime in quei sughi con cui condiamo le nostre pastasciutte. “Si inizia dalla materia prima, gli operai preparano gli ingredienti della ricetta sotto la supervisione del capoturno. Poi ci sono i cuochi e le cuoche, che si occupano della cottura in quelle enormi pentole che talvolta si vedono anche nelle pubblicità televisive. Dopo i controlli di laboratorio, perché i sughi devono essere a regola d’arte, si passa alla pastorizzazione e all’inscatolamento. Una volta che i vasetti sono stati chiusi ermeticamente e asciugati, passano al mio reparto, dove c’è un macchinario che mette le etichette. Il prodotto finito viene immagazzinato, pronto per essere trasportato nei punti vendita”.

Alessandra Esposito è il presidente del comitato degli iscritti per la Flai Cgil. “Abbiamo avuto qualche problema sindacale tre, quattro anni fa, nel momento del passaggio dalle nostre vecchie aziende a La Doria. Pur di vendere gli stabilimenti di Acerra e di Parma, la PaFial ha guardato solo alla riduzione dei costi del lavoro, anche in deroga al contratto nazionale. Come Cgil siamo sempre in prima linea per far rispettare le norme di sicurezza e il contratto nazionale di lavoro, nelle ultime elezioni siamo riusciti a conquistare un delegato. Io faccio parte del direttivo regionale della Flai, e sono anche nella Camera del lavoro di Napoli”. Quando parla del suo stabilimento di Acerra, Esposito non nasconde una preoccupazione: “Le altre fabbriche de La Doria sono tecnologicamente avanzate, molto più di quella in cui lavoro io. Quando chiediamo spiegazioni ci viene risposto di pensare solo al presente, ma questo non è né giusto né sindacalmente accettabile”.

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