Gran Bretagna: un voto tra generazioni e classe - di Elena Crasta

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Un sondaggio del Tuc rileva la forte domanda di difesa dei diritti dei lavoratori anche nell’elettorato conservatore.

I diritti dei lavoratori e le ripercussioni della ‘Brexit’ sulle condizioni di vita sono tra le tematiche che hanno determinato il risultato delle elezioni britanniche dello scorso 8 giugno, come dice anche un sondaggio (http://www.gqrr.com/articles/2017/6/29/post-general-election-poll-for-the-tuc-the-full-results) commissionato dalla confederazione Trade Union Congress (Tuc) il week end successivo al voto.

Il sondaggio su un campione di circa tremila elettori, di cui il 10% iscritti al sindacato, rileva che il 49% degli iscritti al Tuc ha votato laburista, contro il 34% conservatore. Risulta anche che, in queste elezioni, la scissione dell’elettorato non è stata tanto una questione di appartenenza di classe (sebbene il 50% tra impiegati e lavoratori manuali abbia votato per il Labour), ma di età: i conservatori hanno vinto perché più persone over 45 hanno votato rispetto alla fascia che va dai 18 ai 44 anni. Inoltre l’incremento di voti per il Labour rispetto al 2015 è venuto piuttosto dai nuovi votanti che da sostenitori delusi di altri partiti, e in particolare da nuovi elettori del ceto medio che hanno visto la loro qualità di vita deteriorarsi dopo anni di crisi e austerità.

Il sondaggio mostra che la questione centrale tra gli elettori laburisti del campione è stata quella dei servizi pubblici (in particolare il sistema sanitario nazionale) e del loro finanziamento, che il Labour prometteva di aumentare. Invece ‘Brexit’ e immigrazione sono stati i temi di maggiore importanza rispettivamente per il 74% e il 64% dei votanti conservatori. Ma le questioni relative alla ‘Brexit’ (53%) e all’immigrazione (29%) rimangono importanti anche per il Labour se vuole conquistare nuovi elettori tra quelli che hanno pensato di votare laburista, ma alla fine non si sono convinti a farlo.

Il partito conservatore beneficia del tradizionale vantaggio a discapito del Labour in questioni relative alla sicurezza nazionale e all’economia, anche tra coloro che hanno considerato di votare laburista ma poi hanno desistito. Se il Labour vuole vincere le prossime elezioni dovrà trovare una risposta convincente a queste tematiche.

Mentre le cifre mostrano che il partito laburista è percepito come più in sintonia con i bisogni della gente comune e dei lavoratori, una maggioranza (67%) tra gli elettori di entrambi i partiti vuole che le protezioni dei lavoratori siano non solo preservate dal rischio ‘Brexit’, ma anche aumentate in futuro. Il 66% dei votanti vorrebbe maggiori garanzie contro lo sfruttamento nei luoghi di lavoro; addirittura il 74% degli elettori conservatori che hanno contemplato uno spostamento a sinistra sostiene un divieto delle forme contrattuali più precarie (contratti a zero ore), e il 75% vuole che i diritti garantiti dalle leggi europee siano mantenuti dopo la ‘Brexit’.

Questi dati confermano che il messaggio del Tuc a proposito dei diritti dei lavoratori ha fatto breccia nell’elettorato, e che la posizione del sindacato in merito ai negoziati rimane attualissima. Il Tuc continuerà a rivendicare che non siano i lavoratori, in Gran Bretagna e nel resto d’Europa, a pagare il prezzo della ‘Brexit’, e a fare pressione affinché i governi trovino un accordo che protegga posti di lavoro, investimenti e diritti indipendentemente dalla nazionalità dei lavoratori. l

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