Gruppo Intesa Sanpaolo: accordo per il personale ex banche venete - di Claudia Fumagalli

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Un accordo che dà certezze economiche e normative ai lavoratori delle ex banche venete.

Dopo i giorni drammatici, per le lavoratrici e i lavoratori delle ex banche venete, precedenti l’intervento del governo, con gli accordi sulle uscite volontarie con accesso al Fondo di Solidarietà di settore abbiamo raggiunto la riduzione delle 4mila persone richiesta dalla Bce ed ora la conclusione della trattativa con la firma del protocollo del 15 novembre consente di dare tutele a chi rimane.

Sin dall’inizio abbiamo mantenuto una posizione coerente e lineare in tutte le fasi negoziali, perseguendo i nostri obiettivi: tutelare l’occupazione, contenere la mobilità professionale e territoriale, limitare i sacrifici economici alle fasce retributive più alte, realizzare un processo di completa armonizzazione dei trattamenti all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo.

La tutela dell’occupazione è stata uno dei punti più qualificanti per la Fisac. L’ampliamento della platea delle uscite volontarie per esodo ci ha permesso una soluzione positiva per i lavoratori ex banche venete il cui contratto a tempo determinato era scaduto e la creazione di un “serbatoio” per uscite volontarie future, in previsione di un piano industriale atteso per febbraio che prevederà ulteriori chiusure di filiali. Le domande di esodo sono state oltre 6mila. Abbiamo così ottenuto l’impegno dell’azienda a riassumere a tempo indeterminato nel 2018 tutto i tempi determinati ex banche venete. Abbiamo inoltre creato le condizioni per vedere realizzato l’impegno aziendale a dar corso, nel nuovo piano industriale 2018-2021, a nuove assunzioni nel Mezzogiorno e nelle zone più disagiate del Paese.

Abbiamo poi affrontato le tutele sulla mobilità. Consapevoli che, in una situazione in cui gli Organi di Vigilanza impongono la chiusura di 600 filiali su 900 con il conseguente ridimensionamento delle strutture centrali, la mobilità non può che essere regolata utilizzando gli strumenti delle situazioni di straordinarietà, cercando di far spostare lavorazioni e non lavoratori e usando un mix di tutele chilometriche e disincentivi economici, in caso di trasferimento, con particolare attenzione alle situazioni di maggior disagio. Abbiamo ottenuto una pluralità di strumenti per contenere al massimo una mobilità altrimenti socialmente insostenibile: impegno dell’azienda a dislocare lavorazioni nei territori con maggiore concentrazione di lavoratori, consenso del lavoratore per trasferimenti con distanze superiori a 90 chilometri dalla propria residenza e indennizzo economico se il trasferimento è superiore a 35 chilometri, tutela delle fasce più deboli.

Sui trattamenti economici la dinamica del negoziato è stata complessa e articolata, anche con tensioni con altre organizzazioni sindacali. Il nostro obiettivo era chiaro: intervento circoscritto alla quota di salario extra Ccnl, limitando i sacrifici economici alle fasce retributive più alte, che non scaricasse sulla generalità dei lavoratori le colpe della dirigenza. Il risultato finale è quello di un accordo che salvaguarda la retribuzione del 95% dei lavoratori, riduce parzialmente assegni ad personam dei quadri direttivi più elevati, interviene in modo radicale sui dirigenti.
Importante punto dell’accordo ha riguardato, inoltre, l’applicazione immediata del contratto collettivo di secondo livello del gruppo, con una fase di avvicinamento per la previdenza e l’assistenza integrativa, che però garantisce in tempi certi l’aumento al 3,5% del contributo aziendale minimo al fondo pensioni e l’estensione di un fondo sanitario con oneri a carico dell’azienda significativamente superiori a tutte le ex banche venete.

Grazie a tutta la Fisac, dalla segreteria Nazionale ai compagni delle ex banche venete, che ha svolto con tenacia e competenza un ruolo fondamentale privilegiando il risultato rispetto alla rincorsa di facili consensi, possiamo dire di aver raggiunto un ottimo accordo che dà certezze economiche e normative ai colleghi delle ex banche venete che non potevano essere penalizzati, in quanto sono ben altri i colpevoli del dissesto di queste aziende.

Dobbiamo ora lavorare per ampliare gli spazi di tutela occupazionale per le società oggi sotto la Liquidazione Coatta Amministrativa e vigilare con la massima attenzione sulla realizzazione del processo di integrazione.

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