Workplace Health Promotion è il nome del programma, basato su un modello promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha l’obiettivo di promuovere cambiamenti organizzativi nei luoghi di lavoro al fine di renderli ambienti favorevoli alla diffusione di stili di vita salutari.
Due sono i concetti chiave che caratterizzano l’approccio dell’Organizzazione mondiale della sanità: in primo luogo una definizione, presente fin dal 1948, di salute intesa non solo come assenza di malattia o di infermità, ma come uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale. In maniera conseguente, un ruolo centrale affidato alla promozione della salute, definita dalla Carta di Ottawa del 1986 “quel processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e di migliorarla”.
Insomma un processo sociale e politico globale che non comprende solo azioni volte a rafforzare le abilità e le capacità dei singoli individui, ma anche azioni volte a modificare le condizioni sociali ed economiche, in modo da attenuare il loro impatto sulla salute del singolo e della collettività.
L’attuazione del programma Whp si sviluppa nel nostro Paese attraverso le Regioni, e un ruolo di programmazione e attuazione in capo alle Aziende sanitarie locali. Promuovere salute nei luoghi di lavoro vuol dire prestare attenzione a quattro elementi fondamentali: i rischi fisici presenti negli ambienti di lavoro, che possono avere un impatto negativo su salute e sicurezza; i rischi psicosociali, inclusi l’organizzazione del lavoro e la cultura organizzativa; le risorse dedicate al miglioramento delle condizioni di salute dei lavoratori, inclusa la promozione di stili di vita sani; la possibilità di trasferire alle famiglie, e quindi alle comunità, le esperienze positive e gli interventi per il miglioramento delle condizioni di salute dei lavoratori.
In quest’ottica, le aziende che aderiscono, su base volontaria, al programma Whp si impegnano ad adottare, attraverso un processo partecipato che coinvolga anche i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e le rappresentanze sindacali, buone pratiche su cinque aree tematiche: alimentazione (offerta salutare nella mensa aziendale, nei distributori automatici, ecc); attività fisica (uso delle scale, opportunità per svolgere attività fisica, ecc.); fumo di tabacco (ambiente libero dal fumo, supporti alla cessazione, ecc.); contrasto dei comportamenti additivi (alcool, droghe, gioco d’azzardo), conciliazione vita lavoro, welfare, responsabilità sociale.
Si tratta quindi di un programma ampio e articolato, che presenta non poche criticità, ma rappresenta una importante opportunità per il sindacato e per la sua azione di contrattazione, sia nei luoghi di lavoro, sia nei territori, della tutela delle condizioni di salute per i lavoratori e per le persone.
Fino ad ora il programma è apparso essere molte volte una vetrina per le aziende, in un’ottica di responsabilità sociale, e ha visto un coinvolgimento pressoché nullo delle rappresentanze sindacali. Le stesse organizzazioni sindacali di categoria molte volte non sanno neppure di che cosa si tratti. L’attenzione delle aziende è spesso rivolta ai fattori che possano aumentare la consapevolezza dei lavoratori, cosa importantissima, ma ben poca è la volontà di occuparsi di come i luoghi di lavoro e i processi produttivi possano essere loro stessi fattori di malessere e disagio.
La strada è quindi lunga da percorrere ma è necessario farlo, per non lasciare solo alle aziende strumenti messi a disposizione dalle istituzioni, e che possono essere invece importanti per agire quotidianamente la tutela e la rappresentanza. In quest’ottica, è positiva l’esperienza promossa dai delegati della Rs Group, azienda del terziario del territorio milanese, venuti a conoscenza del progetto Whp frequentando il corso da delegati sociali e che hanno aperto un tavolo di discussione con la propria azienda sul progetto Whp, a partire dal tema della prevenzione del tabagismo e dei comportamenti additivi.
La figura del delegato sociale – mettendo al centro del proprio agire l’attenzione alla persona e alle sue fragilità, la relazione come strumento di cura, un’idea di contrattazione sociale che parta dal luogo di lavoro e si estenda al territorio – può rappresentare un importante stimolo all’azione sindacale anche nell’attenzione a questi temi, spesso considerati secondari dalle organizzazioni sindacali e invece bisogni fondamentali delle lavoratrici e dei lavoratori.