
L’assemblea nazionale promossa dalla Cgil il 29 marzo scorso.
Come annunciato, la Cgil ha convocato lo scorso 29 marzo l’assemblea pubblica “Pace, lavoro, ambiente, diritti. L’Europa e il mondo di fronte a sfide inedite”, anche con lo scopo di riprendere un cammino di riflessione e mobilitazione dopo la “parentesi” della manifestazione promossa da Serra il 15 marzo scorso, che aveva visto posizioni diverse tra le associazioni tradizionalmente alleate della Cgil nella Via Maestra e nella Rete Pace e Disarmo. Oltre a queste associazioni e ad alcuni partiti – tuttavia non intervenuti – erano presenti i sindaci di Roma, Bologna e Perugia.
Il quadro di riferimento delineato dall’ampia relazione di Maurizio Landini ha richiamato la situazione internazionale e il ruolo dell’Unione europea in questo contesto, sottolineando che, al di là delle differenze sul 15 marzo, l’analisi condivisa sul quadro internazionale permette di mantenere l’ampio quadro di relazioni e iniziativa comune con l’associazionismo, a partire dall’inequivocabile contrasto delle politiche di riarmo.
Un’analisi ampiamente condivisa, pur con sfumature, dai numerosi interventi: il pericolo della scelta militare che, in Italia e nel resto del mondo, ha ripreso a considerare la guerra come strumento regolatore dei rapporti internazionali; la militarizzazione della Germania; la destinazione delle risorse economiche al riarmo invece che alle politiche di pace e di welfare; l’Ue che sta tradendo l’idea originale di Europa nata nel dopoguerra (Ventotene), basata sulla necessità di superare le divisioni storiche e costruire esclusivamente politiche di pace e di coesione continentale.
La democrazia liberale è sempre più orientata a favorire i grandi capitali che potenziano la loro capacità di indirizzo e controllo dei poteri statali e politici. Landini è stato netto su due punti: no al piano di riarmo europeo e dei singoli Stati, e no a politiche che mettano al centro la spesa militare e la difesa del profitto a scapito delle persona. Importanti i richiami alla insostenibilità della situazione a Gaza e in Cisgiordania, e alla necessità di fermare la strage del popolo palestinese. La Cgil – con altre associazioni – ha poi chiamato ad una giornata di mobilitazione nazionale per il 2 aprile.
Maggiori differenze si registrano nella discussione sul che fare, pur in un quadro di obiettivi ampiamente comuni.
L’ introduzione ha proposto iniziative di mobilitazione legate alla situazione palestinese, da un lato, e alla necessità di lavorare in modo capillare e condiviso sui referendum dell’8 e 9 giugno.
Nel corso del dibattito diversi interventi hanno richiamato la necessità di dare vita ad una manifestazione nazionale di contrasto alla politica dell’Ue e al piano di riarmo della Von der Leyen, cogliendo l’occasione del 25 Aprile e collegandolo al 9 maggio, anniversario della fine della seconda guerra mondiale. Alcuni interventi hanno proposto una manifestazione contro il riarmo proprio in quella data, anche in collegamento con altre reti e soggetti europei. Fra tutti gli interventi, il più chiaro su questi punti mi è parso quello del presidente dell’Arci, Walter Massa, che ha ribadito i motivi della non partecipazione il 15 marzo, ma ritiene possibile e necessario superare le differenze espresse in quella occasione anche attraverso una grande manifestazione contraria alle politiche di riarmo.
Della Cgil sono intervenuti il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, con un forte messaggio pacifista e contro le ipotesi di riconversione industriale dal civile al militare; la Flc, che ha rilanciato il ruolo della scuola e della cultura per approfondire sentimenti e ragioni della pace, e il segretario del Piemonte, Giorgio Airaudo.
Impossibile, naturalmente, sintetizzare la ricchezza degli interventi e delle proposte, come della molteplicità di azioni di sensibilizzazione, di solidarietà, di cooperazione che sono già praticate dall’ampio ventaglio di realtà associative che erano presenti all’assemblea, e che da tempo interloquiscono stabilmente con la Cgil.
Quello che si può positivamente rilevare è la volontà generale di continuare un cammino comune e di concentrasi, nel breve-medio periodo, su due obiettivi prioritari: in Italia, portare la maggioranza degli elettori al voto referendario e alla vittoria dei 5 Sì l’8 e 9 giugno prossimi; in Italia e in Europa rafforzare, allargare, coordinare e mobilitare il più ampio numero di organizzazioni e cittadine e cittadini contro i piani di riarmo e per un’Unione europea protagonista, al contrario, di politiche di Pace, dalla Palestina all’Ucraina e ovunque.